In questa pagina troverete le storie di:
2. Giulio Cesare Drago
3. Daniel O' Connell
4. Carlo Malinverni
5. Giovanni Caboto
7. Santa Caterina Fieschi Adorno
8. Balilla
9. Giovanni Battista Ottone
10. Giovanni Carbone
11. Pittamuli
12. Gilberto Govi
13. Carlo Goldoni
14. Il benefattore di Vico della Casana
15. Andalò di Negro
16. Alessandro Manzoni
17. Gio Battista Baliano
18. Francesco Petrarca
19. I Beatles
22. Cattaneo Pinelli
23. Pietro Boetto
24. Luigia Pallavicini
25. Paolo Villaggio
...e molti altri
1. Antonio Malfante (1409-1450)
La lapide in ricordo di Antonio Malfante in Piazza Cattaneo (foto di Antonio Figari) |
Nato nel 1409, egli fu il primo commerciante genovese ed europeo ad attraversare il Sahara spingendosi fino al fiume Niger. Intrapreso il viaggio nel 1447 per conto della Banca Centurione, egli si spinse fino all'oasi sahariana di Tuwat. Da quel luogo scrisse una lettera in latino a Jane Marihoni, figlio di Quilico il quale era un commerciante genovese che commerciava nelle terre del re d'Aragona e aveva la propria sede commerciale a Maiorca, luogo dove il Malfante anni dopo concluse la propria vita. Malfante e Marihoni volevano aprire una nuova via commerciale che potesse far loro evitar di passare nelle zone berbere, dove bisognava pagare dazio agli abitanti del luogo: i commerci che volevano intraprendere riguardavano l'oro, l'avorio e, secondo alcune fonti, anche gli schiavi.
Ecco come Malfante ci racconta il fiume Niger: " (…) attraverso queste terre scorre un fiume molto grande, che in determinati periodi dell'anno inonda tutte queste terre. Questo fiume passa vicino alle porte di Thambet ( Timbuktu n.d.r.) (…)Ci sono molte barche su di esso, con le quali si portano sul commercio (…)". Se qualcuno di Voi fosse interessato è acquistabile anche on line in italiano il libro di Malfante che racconta la sua avventura africana: "Lettera di un mercante genovese" di Antonio Malfante.
Di ritorno dal proprio viaggio, come prima anticipavo, Antonio Malfante non si diresse a Genova ma a Maiorca, dove nel 1450 morì.
2. Giulio Cesare Drago (?-1880)
Il ponte di Carignano (foto di Antonio Figari) |
Giulio Cesare Drago fece un lascito al Comune di Genova perché venissero innalzate inferriate per far cessare questa triste consuetudine.
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Il Ponte di Carignano prima che venisse posizionata la ferrea cancellata |
Giulio Cesare Drago è ricordato anche in un altra lapide marmorea, posta sul Ponte Monumentale: anche qui egli donò una considerevole somma di denaro perché fossero erette delle inferriate di ferro per impedire che "si antivenisse a morti volontarie o fortuite" come ci racconta la lapide marmorea posta sul ponte.
La lapide sul Ponte Monumentale (foto di Antonio Figari) |
La lapide e le inferriate sul Ponte Monumentale (foto di Antonio Figari) |
Un'immagine ottocentesca di Corso Andrea Podestà prima che sul Ponte Monumentale fossero posizionate le inferriate |
con quattro ærboëti che no peuan scricchî,
e unna paxe da fratti; - o pòrto, o mâ
(pöso de Zena) lì sotta e depoì.
Mi ghe vegno ògni tanto pe passâ
a gnàgnoa, pe no vedde e no sentî,
ëse solo, rescioâme, e in sciô mæ teâ
tesce o mæ verso co-o mæ pöco fî. (...)
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Capo Bonavista, Nuova Scozia monumento in ricordo di Giovanni Caboto (foto da Wikipedia) |
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Un "Bleriot" del tutto simile a quello di Ciro Cirri |
In seguito, con un "Bleriot", regalatogli dalla compagnia di navigazione genovese "La Veloce", dopo aver preso il brevetto di volo all'aeroporto di Cameri, compì arditi voli su Novara nel 1910 e sulla sua Genova nel 1911.
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Il "Bleriot" di Cirri sopra la cupola antonelliana della Basilica di San Gaudenzio di Novara |
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Cartolina raffigurante il "Bleriot" in volo sul Lido di Albaro in ricordo di Ciro Cirri, raffigurato nel tondo |
7. Santa Caterina Fieschi Adorno (1447-1510)
Questa è la storia di Caterina Fieschi, andata in sposa al nobile Giuliano Adorno: prima, donna mondana e spensierata, poi, esempio di carità e dedizione al prossimo nell'Ospedale di Pammatone.
In Vico Indoratori, poco distante da Via Orefici, troverete la targa marmorea, che riporto qui sotto, la quale ricorda il luogo dove la Santa nacque; da notare anche lo splendido portone marmoreo di questo palazzo Fieschi.
(foto di Antonio Figari) |
Il matrimonio fu però di breve durata: la mondanità a cui Caterina era costretta lasciava dentro lei un senso di vuoto e si vociferava tra la nobiltà genovese che il marito si intrattenesse con altre fanciulle.
Il 24 marzo 1473 è la data di svolta della vita della Santa: fu in questo giorno che Caterina ebbe una visione mistica, che sarà poi raccontata nel suo "Trattato del Purgatorio", ed il suo cammino spirituale subì un'accelerazione drastica. Ella decise di abbandonare agi e ricchezze e di trasferirsi vicino all'Ospedale di Pammatone (di cui trovate la storia nella pagina de "gli EDIFICI pubblici") ed il marito, anch'egli deciso a cambiar vita, andò a vivere con lei ed entrò nel terzo ordine francescano.
Caterina concentra tutte le proprie energie verso i più disperati, coinvolgendo nell'opera anche il marito. Oltre a queste doti di rara carità ed amore per il prossimo, Caterina è ricordata anche per le sue doti manageriali che la faranno divenire, rarità per l'epoca in cui visse, direttrice dell'Ospedale di Pammatone.
Ammalatasi di peste nel 1493 ne guarì per tornare subito dai suoi malati del Pammatone.
Sarà uno dei suoi migliori discepoli, il notaio Ettore Vernazza, ad aprire vicino all'ospedale di Pammatone, l'Ospedale degli Incurabili (di cui trovate la storia nella pagina de "gli EDIFICI pubblici").
Le sue spoglie si trovano tuttora nella Chiesa della Santissima Annunziata di Portoria, che si trova subito dietro l'Ospedale di Pammatone, da tutti conosciuta anche come Chiesa di Santa Caterina da Genova.
La diocesi di Genova ne celebra il culto il 12 settembre.
8. Giovan Battista Perasso, detto Balilla (1729 o 1735-1781)
Giovan Battista Perasso o Giambattista, detto Balilla (1735–1781) |
Pare che il giovane Balilla fosse impiegato in una bottega di tintori, una delle tante presenti nel quartiere di Portoria, dove poco distante da qui, in Salita Santa Caterina, aveva sede la loro casaccia nello splendido Oratorio di San Giacomo delle Fucine (di cui trovate la storia nella pagina de "gli ORATORI e le CASACCE"), ora scomparso a seguito del tracciamento di Via Roma.
Il Balilla, raccontano le cronache, venne ricompensato dalle autorità cittadine con una licenza per aprire un fondaco di vino che lo stesso aprì nei pressi della Porta del Portello.
In fondo però poco importa sapere con esattezza chi fosse il Balilla: come giustamente afferma lo storico Federico Donaver, parlando del monumento a lui dedicato in Piazza Portoria, esso rappresenta "l'ardire generoso d'un popolo che, giunto al colmo dell'oppressione, spezza le sue catene si rivendica la libertà".
Due curiosità, la prima: si sente poco cantare la quarta strofa dell'inno d'Italia che cita l'eroe Genovese "I bimbi d'Italia / si chiaman Balilla"; Mameli, genovese, ricorda così il suo concittadino.
5. DICEMBRE 1746
QUESTO SIMULACRO
DI GIAMBATTISTA PERASSO BALILLA
LA SOCIETA' PROMOTRICE DELLE ARTI BELLE DI TORINO
DONAVA NEL MDCCCLXII
PER DIMOSTRAZIONE DEI FORTI AFFETTI
CHE STRINGONO DUE CITTA'
DONDE VENNERO AGLI ITALIANI DEL SECOLO XVIII
INCITAMENTI MAGNANIMI
A LIBERARE LA PATRIA DALLO STRANIERO
___ . ___
IL MUNICIPIO
INNALZO' IL MONUMENTO NEL MDCCCLXIII
GLI CREBBE DECORO NEL MDCCCLXXXI
Via Balilla (foto di Antonio Figari) |
All'angolo tra Piazza Campetto e Via Orefici se alzate lo sguardo noterete una lapide marmorea in ricordo di un altro eroe della rivolta contro gli austriaci: Giovanni Battista Ottone.
(foto di Antonio Figari) |
Il 10 dicembre 1746 è il giorno in cui questo giovane diventò un eroe.
Viganego, frazione di Bargagli è il suo paese d'origine. Nel 1746 egli aveva 22 anni e si guadagnava da vivere servendo ai tavoli dell'Osteria Crocebianca che si trovava non lontano da Porta San Tommaso (Porta di cui trovate la storia nella pagina de le PORTE di GENOVA).
Le cronache dell'epoca raccontano che durante gli scontri contro gli austriaci presso questa Porta, Carbone, nonostante fosse ferito, riuscì a recuperare le chiavi della città che erano finite in mano all'odiato nemico straniero.
Carlo Varese nella sua "Storia della Repubblica di Genova dalla sua origine sino al 1814" ci racconta che Carbone, arrivato a Palazzo Ducale "s'inoltrò sino ai primi gradini del trono su cui sedeva il Doge: "Queste, disse, sono le chiavi delle porte dalle Signorie loro Serenissime con tanta franchezza rassegnate ai nostri nemici: il popolo le ha recuperate col loro sangue, e spera che per l'avvenire saranno un pò meglio custodite”.
Eccovi la lapide di Via Gramsci che lo ricorda:
Giovanni Carbone (1724-1762) |
POPOLANO
INSIGNE ESEMPIO DI VIRTU' CITTADINA
Egli venne sepolto nella Chiesa delle Vigne, dove ancora troverete la sua lapide entrando sulla destra con incise queste parole:
che
nel supremo pericolo in Patria
infiammando gli animi dei cittadini
con l'esempio della sua virtù
rivendicata la Porta di San Tommaso,
restituite le chiavi al Senato
per la libertà
con coraggio e con forza combattè
la Repubblica decretava questa memoria
morì il 19 maggio 1762
all'età di 38 (anni))
Stampa ottocentesca raffigurante Balilla in mezzo a Pittamuli (sulla sinistra) e Pier Maria Canevari (sulla destra) |
Gilberto Govi (1885-1966)
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Buona visione!
Perchè inserire il drammaturgo, librettista e scrittore veneziano in questa pagina? Ora Vi racconto.
Ecco come Goldoni nelle sue Memoria descrive l'incontro con la futura moglie e come è riuscito a conquistarla:
Nelle parole di Goldoni ritroviamo la sua genialità che si esprime anche nella vita quotidiana oltre che nelle sue magnifiche opere.
I vicoli rammentano ancora il passaggio di Goldoni a Genova: in Vico Sant'Antonio, una traversa di Via Balbi, una lapide ricorda questo fatto.
La lapide che ricorda Carlo Goldoni (foto di Antonio Figari) |
14. Il benefattore di Vico della Casana
Se Vi capita di varcare il portone del civico 9 di Vico della Casana, superata la prima rampa di scale, Vi ritroverete accanto ad un busto ottocentesco raffigurante un uomo che, come ci dice l'epigrafe scolpita nel cippo di marmo sotto il personaggio, "onorò la Liguria et le sue genti e volle rimanere innominato".
Di chi stiamo parlando? Purtroppo ad oggi le mie ricerche non hanno prodotto alcunchè. Ho avuto modo di parlare con i proprietari del palazzo e sono venuto a conoscenza del fatto che questo busto fu acquistato tra le due guerre mondiali per arredare lo scalone. La sua provenienza è dunque sconosciuta così come il suo nome.
Il benefattore di Vico Casana (foto di Antonio Figari) |
Il busto del benefattore di Vico Casana (foto di Antonio Figari) |
15. Andalò di Negro
C'è una lapide in Vico Denegri, una traversa di Piazza Banchi, che svela il perché questa strada porti tale nome: date un occhio all'immagine qui di seguito.
La lapide in ricordo di Gio Battista Baliano (1582-1667)(foto di Antonio Figari) |
I Beatles in posa sul terrazzo del Grand Hotel Colombia |
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I Beatles alla conferenza stampa al Grand Hotel Colombia |
Rimasero dentro all'albergo fino a notte fonda quando decisero di far due passi per Genova: prima andarono a Castelletto per godere la vista più bella della Superba, poi giù nei vicoli. Di lì poi a Nervi e Sori per un bagno notturno.
La mattina dopo al Colombia ci fu la conferenza stampa: i Fab Four si sistemarono su quattro poltrone dorate e lì raccontarono, tra le altre cose, che la scelta di Genova per il loro tour era stata dettata dall'idea che la Superba fosse la più inglese delle città italiane.
Il pomeriggio li aspettavano due concerti al Palasport: uno al pomeriggio e uno alla sera.
Due mila lire, tanto costava il biglietto per assistere ad uno dei due spettacoli.
Ecco la scaletta dei brani eseguiti:
I Beatles in concerto al Palasport di Genova |
The Last Time
Paint It Black
19th Nervous Breakdown
Lady Jane
Get Off Of My Cloud
Yesterday's Papers
Ruby Tuesday
Let's Spend The Night Together
Goin' Home
Satisfaction
23. Pietro Boetto
Nato a Vigone, un piccolo paese vicino a Torino, il 19 maggio 1871, entrato nel noviziato della Compagnia di Gesù il 1° gennaio 1888, fu per le sue doti nominato Cardinale da Papa Pio XI nel 1935.
Fu lo stesso Papa a nominare Boetto Arcivescovo di Genova nel 1938.
La sua figura è ricordata da tutti noi genovesi perchè fu lui, il 25 aprile 1945, a Villa Migone, sua residenza nel quartiere di San Fruttuoso, a trattare con il generale tedesco Gunther Meinhold, e Remo Scappini, quest'ultimo in rappresentanza dei partigiani, la resa delle truppe tedesche evitando così ulteriori spargimenti di sangue e distruzioni in città.
Pochi sanno che il Cardinale Boetto, durante la Seconda Guerra Mondiale, si adoperò in prima persona per salvare le vite di centinaia di ebrei attraverso il ssuo sotegno alla rete clandestina di aiuti "DELASEM": per questo egli è stato annoverato tra i giusti tra le nazioni nello Yad Vashem (Ente nazionale per la memoria della Shoah).
Gli venne conferita la cittadinanza onoraria nel dicembre 1945.
Un crisi cardiaca lo stroncò il 31 gennaio 1946.
A lui succederà, quale pastore della comunitòà cattolica genovese, il Cardinale Giuseppe Siri, che fu di Boetto suo vescovo ausiliare.
La sua tomba si trova nella Cattedrale di San Lorenzo nella navate destra, a pochi passi da quella del suo successore.
La città di Genova gli ha dedicato la via che collega Piazza de Ferrari a Piazza Matteotti.
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Conferimento della cittadinanza onoriaria al Cardinal Boetto nel Salone di Rappresentaza di Palazzo Tursi nel dicembre del 1945 |
Nasceva a Genova il 21 gennaio 1772 Luigia Pallavicini, nata Ferrari.
La nobile fanciulla è famosa per essere stata protagonista di uno sfortunato evento: mentre galoppava sulla spiaggia di Sestri Ponente, cadde e a seguito di ciò iniziò a portare un velo che le copriva il viso segnato da quell'incidente.
Nell'ottobre del 1799, ad una festa a Villa Imperiale in Val Polcevera (trovate la storia di questa villa nella pagina de "iSEGRETIdeiVICOLIdellaGRA
25. Paolo Villaggio
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Paolo villaggio con l'amico Fabrizio De Andrè |
27. Nicolò Garaventa
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Nicolò Garaventa (1848-1917) |
In breve tempo Garaventa trova anche una sede definitiva alla sua scuola: una nave della regia marina in deposito nel porto.
Nel 1892, in occasione delle Colombiane, ai giovani "garaventini" viene donata una barca a vela.
Garaventa muore nel 1917 ma l'attività della sua scuola non si ferma: sono i figli, Domingo e Giovanni, a prendere in mano le redini di questa istituzione che prosegue la sua attività ininterrotamente fino al 1941 quando, a seguito dei bombardamenti, la nave scuola affondò.
I piccoli studenti continuano il loro percorso nei collegi cittadini.
Nel 1951 è il turno di una nuova nave-scuola: l'ex posamine Crotone della Marina Militare.
L'attività di questa istituzione si conclude nel 1977: si calcola nel numero di dodicimila i ragazzi che frequentarono la nave-scuola.
Essa diventa esempio da seguire sia in Italia (Napoli, Cagliari, Venezia) che all'estero (Cile, Brasile, Inìghilterra) con iniziative analoghe.
Tra i tanti frequentanti la nave-scuola ricordiamo anche Renato Rinino, il quale ben si guardò dal seguire gli insegnamenti ricevuti diventando un famoso ladro (il più celebre furto fu ai danni del principe Carlo al quale però restituirà volontariamente il maltolto).
A Garaventa, che è sepolto a Staglieno, è dedicato un busto in Corso Aurelio Saffi.
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La banda della nave-scuola |
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Marinaretti sul ponte della nave-scuola |
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La nave-scuola nel 1934 |
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l'ex Posamine Crotone, ultima sede della Nave-scuola |
28. Charles Dickens
Charles Dickens, nato nel sud dell'Inghiterra, a Portsmouths, il 7 febbraio 1812, poeta, scrittore, autore di di capolavori come "Oliver Twist", "David Copperfield" o "Canto di Natale" (per citare le sue opere a me più care) arriva a Genova insieme alla sua famiglia il 16 luglio 1844 e si sistema a Villa Bagnarello ad Albaro, in Via San Nazaro (ancora oggi una targa marmorea qui sistemata nel 1894 ricorda il suo soggiorno). Questo luogo sarà da lui definito "pink jail" (prigione rosa), certo non una definizione carica di affetto per questa sua dimora che Charles non amava particolarmente ( in compenso la targa marmorea affissa in via San Nazaro fuori dalla villa dice "in questa villla (...) ebbe gradita dimora Carlo Dickens", dove sarà la verità?) . Il 23 settembre di quell'anno si trasferisce a Villa delle Peschiere, luogo dal quale può osservare il centro città quando scrive o raggiungere in pochi minuti il centro storico quando decide di oziare.
"Non c’è in Italia, dicono (e io ci credo), una abitazione più piacevole del Palazzo delle Peschiere, in cui andammo a stare non appena furono scaduti i tre mesi di affitto della prigione rosa di Albaro.
Il
Palazzo è edificato su un’altura dentro le mura di Genova, ma a qualche
distanza dai fabbricati, ed è circondato da magnifici giardini che
appartengono ad esso e che sono abbelliti da vasche di marmo, da statue,
da vasi, da fontane, da terrazze, da viali di aranci e di limoni, e da
boschetti di rose e di camelie.
Tutte le stanze sono belle, sia che
se ne considerino le dimensioni, sia riguardo agli ornamenti e ai
mobili; ma il salone, alto una cinquantina di piedi, con tre grandi
finestre all’estremità, dalle quali si gode il panorama di tutta la
città di Genova, del Porto e del mare vicino, offre una delle vedute più
belle e più piacevoli del mondo.
Sarebbe difficile immaginare una
dimora più gradevole e più comoda delle stanze più ampie del palazzo;
certamente non si può concepire nulla di più splendido della vista che
da esso si gode, sia alla luce del sole, che sotto il chiarore della
luna".
Il dio romano Giano (foto di Antonio Figari) |
- Alessandro De Stefanis (1826- 1849), eroe risorgimentale quasi dimenticato;
1785- Charles Duparty, magistrato francese:
RispondiEliminaGENOVA "RAPISCE PER LA SUA BELLEZZA"
1841- Alexandre Dumas, giornalista e scrittore francese, "corrispondente di guerra" per i Mille:
Partendo da Cogoleto, Genova viene, per così dire, incontro al viaggiatore. Pegli, con le sue tre magnifiche ville, è una specie di sobborgo che attraversando Sestri Ponente si prolunga fino a San Pier d'Arena e costituisce un degno ingresso per una città che s'è data da sola il soprannome di Superba e che da sei o sette leghe già si scorge all'orizzonte, distesa in fondo al suo golfo con la noncurante maestà di una regina.
1853- Jules Michelet, storico francese:
Genova è la patria di gente geniale e aspra, nata per domare il mare e dominare le tempeste. Sul mare, in terra, quanti uomini avventurosi e di un'audacia saggia! Mazzini è genovese, e la costa ligure che diede alla repubblica francese il generale Massena, ha dato all'Italia il marinaio guerriero Garibaldi: razza forte, piccola e dura, dotata di un carattere d'acciaio, di non so quale punta adatta a penetrare il ferro.
1871 -1945- Paul Valery. poeta, scrittore e aforista francese:
Quel giorno non avrei mai creduto di arrivare fino al punto di sentirmi attratto fin dalle pietre delle vie di Genova, e di ripensare a quella città con affetto, come al luogo in cui avevo passato molte ore di quiete e di felicità.
Ciao Antonio, sono un tuo affezionato lettore.
RispondiEliminaOggi mi è capitato di passare per vico della Casana, e, attirato dalla curiosità, mi sono infilato nell'androne del civico numero 9. Ho parlato con una signora che vi abita, mi ha saputo solo dire che il palazzo appartiene alla famiglia Romanengo, quelli del negozio di dolci vicino, in Soziglia. Questi nel 1944 crearono una società con la famiglia Costa, la SCI (società di costruzioni immobiliari) poi fallita nel 1996. E' davvero molto poco lo so ma magari il mezzo busto riguarda un Romanengo, chissà :-)
Se scopro altro ti faccio sapere.
Saluti, Marco.