le BOTTEGHE storiche

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"Casba" d'occidente, questa potrebbe essere la definizione per il centro storico di Genova data la varietà degli odori e dei colori che nei vicoli si mescolano tra loro nelle botteghe che appaiono come per magia al viaggiatore che decide di addentrarsi in questo intreccio di viuzze buie e strette.
Parliamo di botteghe antiche e cariche di storia, costrette a lottare contro anonimi call center, negozi etnici o supermercati, e contro gli stessi genovesi che spesso ne ignorano l'esistenza, inconsapevoli della bellezza che si cela dietro le serrande di alcuni negozi nel centro storico della loro città.
E' anche questo un tassello per svelare i segreti dei vicoli di Genova, che non sono solo fatti di palazzi e chiese, ma hanno in loro anche un cuore pulsante fatto di commerci di ogni tipo e di merci provenienti da tutti i porti del Mediterraneo che hanno contribuito a costruire la fortuna della Superba nei secoli.
Questa pagina vi condurrà a spasso nelle più belle botteghe storiche che potete trovare nei vicoli di Genova.
Sarà una lunga passeggiata che da Sottoripa, sotto i portici che anticamente guardavano il mare, ci condurrà nel cuore del centro storico.
 
 
INDICE
 
1. Le botteghe storiche ancora presenti
   1.1 Friggitoria Carega (Via di Sottoripa n. 113 rosso)
   1.2 P. Armanino e Figli (Via di Sottoripa n. 105 rosso) 
   1.3 Lucarda (Via di Sottoripa n. 61 rosso)
   1.4 Busellato Incisioni (Via al Ponte Reale n. 3 rosso)
   1.5 Gran Ristoro (Via di Sottoripa n. 27 rosso)
   1.6 Libreria Antiquaria Dallai (Piazza De Marini n. 11-13)
   1.7 Farmacia Operaia Sormani (Piazza della Raibetta n. 6 rosso)
   1.8 Barberia Giacalone (Vico dei Caprettari n. 14 rosso) 
   1.9 Antica Sciamadda (Via di San Giorgio n. 14 rosso) 
   1.10 Sa Pésta (Via Giustiniani n. 16 rosso)
   1.11 Antica Drogheria M. Torielli (Via San Bernardo n. 32 rosso)
   1.12 Ferramenta Caffarena (Via Chiabrera n. 60 rosso)
   1.13 Antica Drogheria di Canneto (Via Canneto il Lungo n. 54)
   1.14 Drogheria Casaleggio (Vico delle Erbe n. 6 rosso) 
   1.15 Romeo Viganotti fabbrica di cioccolato (Vico Castagna n. 14 rosso)
   1.16 Farmacia Alvigini (Via Francesco Petrarca n. 14 rosso)
   1.17 Luigi Stagno Calzature (Largo Sandro Pertini n. 5)
   1.18 Finollo (Via Roma n. 38 rosso)
   1.19 Mangini (Piazza Corvetto n. 3 rosso)
   1.20 Luico Fabbrica Turaccioli (Salita Santa Caterina n. 17 rosso)
   1.21 Pissimbono (Via XXV Aprile n. 64 rosso)
   1.22 Antica Farmacia Erboristeria Sant'Anna (Piazza Sant'Anna n. 8) 
   1.23 Pasticceria Villa di Profumo (Via del Portello n. 2 rosso)
   1.24 Arduino Antiquariato (Via Garibaldi n. 15-17)
   1.25 Libreria Bozzi (Via San Siro n. 28 rosso)
   1.26 Pasticceria la Iacona (Via Paolo Emilio Bensa n. 26 rosso) 
   1.27 Pasticceria Liquoreria Marescotti (Via di Fossatello n. 35-37 rossi)
   1.28 Antica Polleria Aresu (Vico Inferiore del Ferro n. 1 rosso)
   1.29 Bottega dello Stoccafisso (Via dei Macelli di Soziglia n. 8 rosso)
   1.30 Macelleria Nico (Via dei Macelli di Soziglia n. 8 rosso)
   1.31 Cremeria Buonafede (Via Luccoli n. 12 rosso)
   1.32 Antica Tripperia La Casana (Vico della Casana n. 3 rosso)
   1.33 Pasticceria dei Fratelli Klainguti (Piazza Soziglia n. 98 rosso)
   1.34 Confetteria Pietro Romanengo fu Stefano (Piazza Soziglia n. 74 rosso)
   1.35 Pescetto (Via di Scurreria n. 8 rosso)
   1.36 Bottaro Vetreria Artistica (Piazza delle Scuole Pie n. 3A)
   1.37 Giovanni Rivara fu Luigi (Piazza San Lorenzo n. 36 rosso)
   1.38 Drogheria Viganego (Via Colombo n. 22 rosso)
   1.39 Zuccotti fabbrica di cioccolato (Via di Santa Zita n. 36)
   1.40 Pasticceria Svizzera Vital Gaspero (ViaAlbaro n. 5-9)
2. Le botteghe storiche chiuse negli ultimi anni
   2.1 Ditta C. Angeloni Cartoleria (Via Conservatori del Mare 47 rosso)
   2.2 Confetteria A. Ved. Romanengo (Via Orefici n. 31-33-35 rossi)
   2.3 La Botteghetta Magica (Via della Maddalena n. 2) 
   2.4 Argenteria Gismondi (Via Galata n. 76 e 78 rossi) 
   2.5 Cartoleria F. Peloso (Via Cairoli n. 33 rosso) 
3. Le insegne, ancora presenti, delle botteghe che furono
   3.1 Il Banco del Lotto (Via del Campo n. 76 rosso)
   3.2 Mutua Assistenza Lavoranti in Legno (Vico Vegetti n. 8)
   3.3 Pasticceria Marenco (Vico Vegetti n. 12 rosso)
   3.4 Tornitore in legno (Salita di Mascherona n. 5 rosso)
   3.5 Latteria (Piazza Sarzano n. 31 rosso)
   3.6 Issel (Via Roma n. 85 rosso)
   3.7 Pasticceria G. Zeneise Liquoreria
   3.8 Dupré & Costa Elettricità
   3.9 G. Giavotto fu Mattia
4. Le botteghe che furono (e di cui nulla rimane)
   4.1 Vedova Casareto (Via Luccoli n. 1, angolo Piazza Soziglia)
   4.2 Elisa Costa Cugini (Piazza San Luca n. 2-3)
   4.3 Ditta Rag. Pietro Favari (VIa del Campo n. 12)
   4.4 White Star Line (Via alla Nunziata n. 10)
   4.5 Maglieria Canepa (Via Venti Settembre angolo Via Fieschi)
   4.6 Galtrucco (Via Venti Settembre n. 213)
   4.7 Chiosco in Salita del Fondaco (Salita del Fondaco)
   4.8 Sabatini Fiaschetteria Firenze (Via San Vincenzo n. 143-145 rossi)
   4.9 Ristorante Labò (Vico dei Sellai) 
   4.10 Caffè Concerto "Giardino d'Italia" (Acquasola)
   4.11 Caffè della Concordia (Via Garibaldi)
   4.12 Cafè Restaurant Belvedere Carlo Erhart
   4.13 Antica Osteria delle Murette (Vico sotto le Murette n. 11)
   4.14 Ristorante "Uovo di Colombo"
   4.15 Ristorante "La Grotta" (Via Sestri, Sestri Ponente, Genova) 
 
 Fabrizio De Andrè con il figlio Cristiano in una Sciamadda

 
1. Le botteghe storiche ancora esistenti
 
1.1 Friggitoria Carega (Via di Sottoripa n. 113 rosso)
 
Enea Silvio Piccolomini, futuro Papa Pio II, nel 1432 così descriveva i medievali portici di Sottoripa: "Un porticato lungo mille passi dove si può acquistare ogni merce (...)". 
Ebbene, se vi capita di passeggiare in questa zona, non perdetevi la Friggitoria Carega: nata nel 1942, essa si trova al numero 113 rosso di Via di Sottoripa. 
Non ci sono indicazioni per arrivare in friggitoria ma i profumi vi condurranno li' e vi troverete davanti ad un banco pieno di prelibatezze e sullo sfondo le pareti ricoperte di bianche piastrelle.

La cosa che tutti dovrebbero assaggiar e' la farinata:  e qui mi viene in mente una antica leggenda. Si narra infatti che la farinata nacque nel 1284, durante il rientro dei genovesi dalla vittoriosa battaglia della Meloria: durante una tempesta alcuni barili di olio e sacchi di ceci si rovesciarono e mischiarono tra loro e con l'acqua salata del mare dando vita ad una strana poltiglia. Si decise  di far asciugar l'impasto così formatosi e mangiandolo i genovesi scoprirono una prelibatezza che ancora oggi tutti ci invidiano. Arrivato in città si decise di migliorare questo piatto facendo cuocere l'impasto nel forno.  Il risultato piacque e, per scherno agli sconfitti e per il suo caratteristico colore, venne chiamato "l'oro di Pisa".
La farinata pero' non deve bastarvi: ci sono anche frittelle di baccala', panissa, acciughe, polpi, pignolini (una delle prelibatezze che più amo mangiare quando giungo qui), bianchetti quando e' stagione, e poi polpettoni di verdura e tanto altro, il tutto servito avvolto in un pezzo di carta da consumare lì dentro sugli sgabelli o per strada.

 
Polpo ed altre specialità della Friggitoria Carega
(foto di Antonio Figari)

Pignoli fritti, una delle prelibatezze che più amo alla Friggitoria Carega
(foto di Antonio Figari)



1.2 P. Armanino e Figli (Via di Sottoripa n. 105 rosso)
 
Proseguendo sotto i portici di Sottoripa verso Via San Lorenzo Vi imbatterete in una coloratissima vetrina, là dove una volta vi era una rimessa per le barche, piena di frutta di ogni tipo: zuccherata, glassata, secca. E' il negozio Armanino in Via di Sottoripa n. 105 r, aperto dal 1905 da Placido Armanino e ora in mano ai due cugini Massimo e Placido, una vera chicca tra le botteghe del centro storico genovese.
Fin da quando ero bambino mi fermo davanti a questa vetrina e rimango a bocca aperta guardando tutte quelle prelibatezze che aspettano solo di esser mangiate.

L'interno, con le sue vecchie piastrelle esagonali genovesi, è permeato dallo zucchero che sembra fuoriuscire da ogni angolo ma non solo:  son infatti presenti prugne, datteri, tra i quali la pregiata varietà medjoul, noci di cocco ed anche frutti particolari come lo zenzero o la papaya, o le carrube, vera prelibatezza da assaggiare, altro che biblico cibo per i soli maiali come ci insegna la parabola del Figliol Prodigo, il quale li divideva coi porci; ma anche marmellate, mostarde, miele, funghi e legumi.
Il periodo in cui il negozio si riempe di più è sicuramente il Natale, momento in cui tutte le famiglie genovesi non fanno mai mancare sulle loro tavole la frutta secca e le altre prelibatezze che questa storica bottega vende. 
 
(foto di Antonio Figari)
 

(foto di Antonio Figari)
 

(foto di Antonio Figari) 
 

(foto di Antonio Figari)

(foto di Antonio Figari)
  

1.3 Lucarda (Via di Sottoripa n. 61 rosso) 
 
Aperto nel 1920, Lucarda si trova in Via di Sottoripa al civico 61 rosso.
Specializzato in forniture di abiti da lavoro, camicie ed ogni genere di vestiario marinaro per i portuali, negli anni '50 diventò punto di riferimento per i giovani genovesi che qui potevano acquistare i primi jeans e le maglie blu dei marittimi.
Tra i clienti più famosi non possiamo non citare Paolo Villaggio, Fabrizio De Andrè e Gilberto Govi. Quest'ultimo spesso si fermava in questo negozio per osservare tutta l'umanità che passava di qui per trarne ispirazione per i suoi mitici personaggi.
 
(foto di Antonio Figari)

 
 
1.4 Busellato Incisioni (Via al Ponte Reale n. 3 rosso)

Questa antica bottega artigiana, in Via al Ponte Reale n. 3 rosso, inizia la sua attività di produzione di timbri, targhe e incisioni nel lontano 1896.
Fu Bernardo Luigi Busellato, di origini vicentine, in attesa di imbarcarsi per le Americhe ma trattenuto a Genova da difficoltà logistiche, ad aprire nell'atrio di Palazzo Emanuele Filiberto di Negro, in Via al Ponte Reale n. 2, una piccola rivendita che sarà poi trasferita nel 1910 dove ancora oggi  si trova (un taccuino originale di Bernardo Luigi Busellato, datato 1910, intitolato "spese nuova bottega", ci conferma la data di apertura del nuovo negozio).
Negli anni cinquanta del novecento viene aperto il laboratorio in Via Teodosia 11-13 rossi, dove ancora oggi vengono prodotte targhe e timbri.
Questa storica bottega continua oggi la sua attività grazie a Pierluigi Secondo e la moglie Marcella Raucci che proseguono il cammino iniziato da quel Bernardo Luigi che, innamorato della Superba, decise di rimanere  nei caruggi di Genova invece di imbarcarsi per il nuovo mondo. 
All'esterno fa ancora bella mostra di sé l'insegna decò che ci riporta ai primi anni del secolo scorso.
Entrando respirerete quell'atmosfera tipica delle botteghe storiche: vecchie cassettiere in legno conservano gli strumenti del mestiere e la storia della città, fatta di nomi di ditte e di cittadini che qui, da più di cent'anni, vengono ad acquistare timbri, targhe, sigilli ed incisioni per i più svariati utilizzi.

Antica immagine della bottega Busellato
(foto da http://www.busellato1896.it)


1.5 Gran Ristoro (Via di Sottoripa n. 27 rosso)

Se passate in Sottoripa all'ora di pranzo, nel tratto dietro Palazzo San Giorgio, e notate sotto i medievali portici una coda senza fine siete arrivati al Gran Ristoro, una piccola bottega con una sola vetrina, nella quale son esposti con ordine e targhetta di riconoscimento salumi e formaggi di ogni tipo.

Qui si viene per gustare un panino, il problema è quale: unire un tipo di pane ad un salume e un formaggio è spesso per me una vera e propria impresa degna di Ercole! Inutile dirvi che basta pensare a questo luogo per farmi venire fame. Qualunque sia la Vostra scelta non rimarrete mai delusi dagli accostamenti di cibo che spesso sono suggeriti da colui che Vi serve al banco. 

Il Gran Ristoro
(foto di Antonio Figari)
 


1.6 Libreria Antiquaria Dallai (Piazza De Marini n. 11-13)
 
Questa antica bottega storica viene fondata nel 1939 da Domenico Amedeo Dallai in Piazza De Marini, in Palazzo De Marini Croce dove ancora oggi si trova. Ad Amedeo, scomparso nel 1951, succedono le due figlie Norma e Giovanna. Quest'ultima oggi è affiancata dalla figlia Marta che prosegue la tradizione familiare.
Il piccolo negozio con la sua vtrina in legno e vetro sormontata dall'insegna a sua volta collocata sotto un balcone fiorito.
Superati i gradini si giunge all'interno dove si è letteralmente inondati da secoli di storia raccontati dai libri e le stampe appese agli scaffali tra preziose rilegature.  Qui troverete volumi di ogni genere e stampe che riguardano in particolare Genova e la Liguria, la cartografia e il paesaggio, il mare e la marineria, la botanica e la fauna, le arti e i mestieri, l'architettura e la religione.


1.7 Farmacia Operaia Sormani (Piazza Della Raibetta n. 6 rosso)


Aperta nel 1927, come testimonia la licenza rilasciata dal Podestà al farmacista dott. Carlo Fissore "licenza di esercizio pel commercio di articoli farmaceutici", sorge dove un tempo vi era un cafè-charmant.
Già all'esterno la farmacia "racconta" la sua bellezza con una bel portale con ricco fastigio scolpito.
Entrati, vi accoglie il pavimento bianco e nero e l'arredo con un bancone e gli arredi in legno intagliato di gusto tardo rinascimentale (come usava negli anni 20 del Novecento) con mascheroni, lesene, festoni, stemmi e motivi vegetali che rivestono "in boiserie" l'intero ambiente interno, il tutto risalente alla sua apertura così come gli sgabelli dietro il banco. 
Completano il tutto gli arredi: pillolieri, vasi da farmacia in ceramica e mortai in bronzo, con i quali preparare antiche ricette mediche, e una bottiglia per fare il seltz (cosa a noi contemporanei poco nota, di normale "routine" se parlate con i nostri nonni).
L'appellativo "operaia" (che questa farmacia condivide con altre come la vicina Farmacia San Giorgio nell'omonima via) è dovuto al fatto che in questi luoghi erano fatti sconti e agevolazioni ai tanti lavoratori che frequentavano ogni giorno il porto "ai lavoratori tutte le facilitazioni".
Un curiosità: all'interno della farmacia noterete un bell'orologio d'epoca retto da due grifoni alati. L'ora è ferma alle 3:35 del mattino, ora in cui su Genova cadevano le bombe inglesi nel 1941.




1.8 Barberia Giacalone (Vico del Caprettari n. 14 rosso)
 
In Vico dei Caprettari al civico 14 rosso, a pochi passi dai portici di Sottoripa, nasce nel 1908, al piano strada di un antico palazzo del XVII secolo, la Barberia Giacalone per volere di Emanuele Giacalone.
Nel 1922 Italo, figlio del fondatore della bottega, decide di rinnovare gli allestimenti del locale secondo i gusti e le forme di quel periodo che fondono insieme il gusto liberty e l'Art Decò, affidando la parte artistica del lavoro alla Vetreria Bottaro (bottega storica anch'essa, di cui trovate la storia in questa pagina al paragrafo 25). Il risultato di questo ammodernamento è straordinario: piastrelle bianche coprono le pareti dell'intero negozio, intervallate da tre grandi specchi ovali sulla parete sinistra, da un lungo specchio sulla parete opposta, uno ulteriore  sulla parete di fondo e altri specchi sul soffitto che contribuiscono a dare una sensazione di spazio amplificato sia in termini architettonici che in termini di luce a questo piccolo locale di soli 10 metri quadrati. 
Questa moderna "galleria degli specchi" così piena di luci, modello sui generis in scala delle più famose gallerie di tal tipo delle residenze reali, non può che affascinare il visitatore o il casuale avventore che si trova a passare in questo buio vicolo proiettandolo in un'atmosfera da "belle époque" di cui sono testimoni anche le poltrone d'epoca, gli antichi lavabi originali, le appliques ed i lampadari.
Lungo la parte alta delle pareti troviamo pannelli in cristallo di color verde smeraldo e oro dai motivi a losanghe e ogive incrociate che fasciano tutto il locale e contribuiscono a colorare la luce che, rimbalzando da uno specchio all'altro, irradia tutto il locale.
Nel 1992 la barberia è stata acquistata dal "FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano" che, dopo averne finanziato il restauro curato dalla Vetreria Bottaro, che qui già aveva lavorato nel 1922, ne cura aperture e visite.
Una curiosità: nel 1949 la barberia viene immortalata nel film "Le mura di Malapaga" (vi rimando alla pagina de il BUGIARDINO per vedere un breve spezzone del film e al paragrafo dedicato alle Mura di Malapaga alla pagina de le PORTE e le MURA di GENOVA per approfondire la storia di queste mura dal curioso nome).
 
Le splendide vetrate della Barberia Giacalone
(foto di Antonio Figari)
 

Gli interni della Barberia Giacalone
(foto di Antonio Figari)


1.9 Antica Sciamadda (Via San Giorgio n. 14 rosso)

Il termine "sciamadda", in genovese, significa letteralmente "fiammata". Era questo l'elemento caratterizzante di antiche osterie dove, tra le bianche piastrelle e le mensole, appoggiate ai muri, in un grande forno sempre acceso faceva capolino appunto una fiamma.
Sotto il forno trovava spazio un grande vano per la legna, il carburante di questi locali.
Il cibo, che veniva preparato su grandi banconi in marmo e poi cotto nei grandi forni, poteva essere consumato dentro la sciamadda oppure all'esterno.
L'antico appellativo è rimasto ancora oggi in uso e alcuni di questi locali, con le loro caratteristiche piastrelle bianche alle pareti, il bancone in marmo e la grande bocca del forno sempre acceso, resistono al passare del tempo: l'Antica Sciamadda in Via San Giorgio con le sue torte, i fritti come panisse e frisceu e la farinata ne è un esempio.


Le vetrine dell'Antica Sciamadda
(foto di Antonio Figari)

L'interno dell'Antica Sciamadda
(foto di Antonio Figari)


I prodotti dell'Antica Sciamadda
(foto di Antonio Figari)
 
 

 
1.10 Sa Pésta (Via Giustiniani n. 16 rosso)
 
Farinata, ma non solo, torte di verdura, acciughe ripiene,  ripieni di verdura: sono queste le specialità dell'antica "sciamadda" Sa Pésta sita in Via Giustiniani al civico 16 rosso.
"Sa Pésta" significa in genovese "sale pestato", il sale fino che anticamente veniva pestato nei mortai di marmo e poi venduto al dettaglio.
La vendita del sale era anticamente la merce venduta in questa bottega, solo successivamente si iniziò a vendere pane e vino e cominciò così l'attività di ristorazione ed il riferimento all'antica denominazione rimase al proprietario detto "O Sa Pésta".
Il forno a legna conferisce alla farinata il suo tipico colore dorato oltre a dare al locale un'atmosfera da altri tempi, i tavoli di legno e le piastrelle ai muri fanno il resto.
Se capitate da queste parti e non entrate per un pezzo di farinata ve ne pentirete.
"Sa Pésta" è aperto a pranzo dal lunedì al sabato e la sera su prenotazione dal giovedì al sabato. 
 
Sa Pesta
(foto di Antonio Figari)
 

Il forno, la legna e le teglie di farinata
(foto di Antonio Figari)
 

Tavoli di legno, tovaglie di carta e piastrelle alle pareti
(foto di Antonio Figari)
 
 
1.11 Antica Drogheria M. Torielli (Via San Bernardo n. 32 rosso)
 
Aperta nel 1929 dalla signora Matilde, nonna delle attuali proprietarie, Antonella e Rosanna, questa antica bottega conserva al suo interno il fascino dei tempi antichi: gli scaffali sono carichi di ogni tipo di spezie, dalle tisane ai vari tipi di thè, caffè, pepe, ma anche saponi e spugne naturali che "cadono" dal soffitto, marmellate e mentine. 
Entrando dentro Vi perderete nella bellezza e nella varietà che contraddistinguono questa antica bottega e non potrete non uscirne con qualche varietà di thè o qualche pepe esotico.
 
La Drogheria M. Torielli
(foto di Antonio Figari)


I vasetti di pepe esposti nella vetrina della Drogheria M. Torielli
(foto di Antonio Figari)

(foto di Antonio Figari)


(foto di Antonio Figari)

(foto di Antonio Figari)



1.12 Ferramenta Caffarena (Via Chiabrera n. 60 rosso)

Questa antica bottega, come attestato dalla documentazione lì ancora conservata, nasce agli inizi del Novecento. L'antica insegna, che vedete qui di seguito, preannuncia la bellezza degli arredi interni che conservano le cassettiere, la scaffalatura e il bancone risalenti ai primi decenni del Novecento. Dentro i tantissimi cassetti, in un ordine che conoscono solo coloro che qui lavorano, troverete ogni tipo di chiodo, vite o altro, un piccolo paradiso per gli amanti del bricolage e per chi, come me, ama aggiustare le cose di case piuttosto che buttarle (o chi, sempre come il sottoscritto, costruisce plastici per trenini e abbisogna di diversi tipi di viti e altro!).

L'antica insegna del Ferramenta Caffarena
(foto di Antonio Figari)



1.13 Antica Drogheria di Canneto (Via Canneto il Lungo n. 54)

Questa antica bottega viene fondata nel 1899 nel luogo dove ancora oggi si trova. Una rapida occhiata alle vetrine vi farà capire che qui si può trovare di tutto, dai liquori come l'Asinello al caviale, dalle caramelle, "ciapellette" per dirla alla genovese, alla cera per i vostri mobili. Entrando alla destra troverete tanti sacchi  di legumi (forte è la voglia di mettere le mani dentro!), mentre alla pareti gli antichi scaffali sorreggono i contenitori di caramelle e di ogni tipo (tra le quali le "dissetanti Leone", le mie preferite). Tra i contenitori si segnalano in particolare due navi in vetro, grandi contenitori degli anni cinquanta in cui venivano esposti i biscotti sfusi della ditta Preti. Ancora oggi i prodotti sono venduti sfusi e., pesati sulla bilancia, vengono accuratamente confezionati.
Oggi la drogheria è portata avanti da Nicola Figurati che continua la tradizione della bottega offrendo alla clientela tutto ciò che un'antica drogheria può offrire per rispondere ad ogni più particolare esigenza della clientela . A proposito di strane richieste, racconta lo stesso titolare, un giorno una signora tedesca si presentò chiedendo una bottiglia di "olio di gomito", convinta che quello che gli aveva suggerito il marito genovese fosse un prodotto da banco e non un modo di dire.
Una curiosità: un tempo la drogheria vendeva anche benzina per le automobili come scritto in una antica guida di Genova.
 
L'insegna dell'Antica Drogheria di Canneto
(foto di Antonio Figari)

L'interno dell'Antica Drogheria di Canneto il Lungo
(foto di Antonio Figari)

Sacchi di ogni tipo di semi
(foto di Antonio Figari)



1.14 Drogheria Casaleggio (Vico delle Erbe n. 6 rosso)
 
Se, come me, Vi fermate in Vico delle Erbe e rimanete incantati dalla vetrina piena di colori che vedete qui sopra, entrate ed immergeteVi nel profumo dei saponi, come i famosi Valobra, e degli altri aromi che qui purtroppo posso solo raccontarVi, o perdetevi tra i pettini di corno o le spugne naturali appese agli scaffali. E' questa la Drogheria Casaleggio, aperta nel 1956 e ancora oggi gestita dalla famiglia che la fondò.
 
La drogheria Casaleggio
(foto di Antonio Figari)
 
 
1.15 Romeo Viganotti fabbrica di cioccolato (Vico Castagna n. 14 rosso) 
 
Viganotti è una delle poche botteghe d'atmosfera ottocentesca che ancora si trovano nei vicoli di Genova. Non è un luogo di passaggio e se non lo si conosce è quasi impossibile capitarci per caso: per arrivare in questo antico negozio dovete infilarVi in Vico Castagna da Via di Porta Soprana o da Salita del Prione.
Vi ritroverete dopo poco in un piccolo cortiletto, dove già il profumo intenso del cioccolato la fa da padrone, e davanti a Voi si parerà una porta a vetri smerigliati.
Superata la soglia Vi ritroverete immersi in un altra epoca: bancone e arredi di legno, albanelle di vetro e cestini di vimini pieni di ogni bontà al cioccolato che sembra di essere entrati nel paese dei balocchi, e dietro il laboratorio con gli antichi macchinari che risalgono al diciannovesimo secolo. 
Le ricette con le quali vengono preparate queste prelibatezze al cacao sono le stesse del fondatore della ditta Giacomo Viganotti, tramandate al figlio Romeo ed ancora oggi utilizzate da Alessandreo Boccardo, titolare di questa bottega  dal 1999. 
Mi piace di tanto in tanto entrare in questo negozio, comprare un pò di bontà al cioccolato e mangiarla con avidità e ancor più gusto pensando che 150 anni fa qualcun altro come me faceva la stessa cosa: insomma, gli anni passano ma le buone abitudini rimangono.
 
(foto di Antonio Figari)
 
(foto di Antonio Figari)
 
Un antico macchinario per la lavorazione del cacao
(foto di Antonio Figari)


1.16 Farmacia Alvigini (Via Francesco Petrarca 14 rosso)
 
Questa antica farmacia viene fondata nel 1906 dal dottor Torta. La prima sede fu in Via Giulia (l'attuale Via Venti Settembre). Seconda e attuale sede è in via Petrarca al civico 14 rosso. Nella nuova sede vengono recuperati e rimontati gli arredi di inizio secolo già presenti nel vecchio negozio.
Nel 1944 la farmacia viene acquistata dal dottor Giulio Cesare Alvigini e ancora oggi è di proprietà della sua famiglia.
Gli interni conservano gli arredi di inizio secolo in stile liberty in radica di ciliegio con banconi, scaffali e credenze in vetro e legno scolpito e intarsiato con motivi floreali a "colpo di frusta". 
I mobili del soppalco, che creano un tutt'uno con quelli del piano terra, sono da questi sorretti. Una bella ringhiera liberty chiude il camminamento lungo il piano superiore. Non mancano piastrelle bianche decorate in stile liberty con ciclamini e sempre con motivi floreali sono i vasi da farmacia che, insieme a mortai e bilance e altre attrezzature da laboratorio, costituiscono una interessante collezione da vedere. 
Entrare in qusta farmacia, come avrete capito leggendo queste poche righe, vi proietterà in un'atmosfera di inizio novecento. 
 
Gli splendidi arredi della Farmacia Alvigini
(foto di Antonio Figari)
 

1.17 Luigi Stagno Calzature (Largo Sandro Pertini 5)
 
Questo antico calzaturificio fu aperto sotto i porti dell'Accademia, edificio  progettato da Carlo Barabino negli venti dell'Ottocento insieme al vicino Teatro Carlo Felice. 
La bottega, trionfo del liberty, è ancora oggi di proprietà della famiglia Stagno, giunta con Martino alla quarta generazione.
Gli esterni presentano vetrine tonde "a invito" con decorazioni "a nastro" con festoni e ghirlande legati da nastri di gusto neoclassico, decorazioni che ritroviamo anche all'interno. Qui troviamo vetrine con specchi, decori dorati, poltroncine, sgabelli, una poltroncina da "toilette" e appliques in bronzo, il tutto perfettamente conservato.
Una curiosità: all'interno del negozio è ancora oggi conservato l'antico centralino telefonico che un tempo era utilizzato per collegarsi con gli altri due negozi che gli Stagno avevano in Piazza Sarzano, entrambi distrutti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.   
 
Le vetrine di Luigi Stagno
(foto di Antonio Figari)
 
 
1.18 Finollo (Via Roma n. 38 rosso)
 
Questa bottega viene fondata nel 1899 da Emanuele Finollo, lungo l'arteria ottocentesca di Via Roma dove ancora oggi è presente. Di generazione in generazione la stessa famiglia ha continuato a gestirla fino ad oggi con la pronipote di Emanele, Francesca Linke, che continua la tradizione familiare. E' invece la mamma di Francesca, Daniela, a dirigere il laboratorio di Via Luccoli dove si creano come un tempo camicie, capi di abbigliamento su misura e le "mitiche" cravatte, un must per ogni genovese in giacca e cravatta.
Gli esterni del negozio conservano ancora le belle vetrine sui cui stipiti con la curvatura "a invito" si legge il nome del negozio,  il portale liberty in legno intarsiato e la cimasa sopra lo stesso su cui le volute in legno scolpito e intagliato a "colpo di frusta" incorniciano fiori e frutti con al centro la scritta "Finollo", le porte, le maniglie e i bronzi che le ornano, il tutto disegnato da Emanuele Finollo. Sempre lui  progetta gli interni del negozio con arredi, boiserie e stucchi del soffitto realizzati da un artigiano parigino, arredi che alle eleganti boutique di Parigi e Londra, da Emanuele visitate, si rifanno. 
   
Particolare della vetrina di Finollo (foto di Antonio Figari) 

 


1.19 Mangini (Piazza Corvetto 3 rosso)
 
Questa antica bottega storica nasce nel 1876 con la ditta "Fossati & Gismondi" in cima all'ottocentesca Via Roma e all'angolo con l'ellittica Piazza Corvetto, nel nuovo centro della Gneova ottocentesca. La ragione sociale muta poi in "Gismondi & Mangini" per  divenire nel 1945 semplicemente "Mangini". Nel 1957 infine la proprietà passa alla famiglia Rossignotti, industriali pasticceri di Sestri Levante, che ancora oggi ne sono proprietari. 
Il locale mantiene ancora gli arredi antichi catapultando il cliente in un'atmosfera  d'altri tempi che ci fa pensare ai tanti personaggi noti che qui passavano per un caffè o un pasticcino. Tra loro l'attrice teatrale francese Sarah Bernhardt, i genovesi Gilberto Govi, Eugenio Montale e Camillo Sbarbaro, ed il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, all'epoca della frequentazione di Mangini direttore del giornale "Il Lavoro". A quest'ultimo è intitolata una sala interna del locale.
Questa antica bottega storica, in parte rinnovata nel 1945, conserva  quasi intatti ingressi e vetrine e ha interni eleganti decorati con specchiere, lampadari e srucchi dorati che rimandano al rococò. Il pavimento a scacchiera in marmo bianco e nero e il bancone in legno modanato e intarsiato completano il tutto.
Rimane qui intatta la tradizione dolciaria che dall'inzio della sua vita ha caratterizzato questo luogo con pasticcini, praline, torroni, e torte come la torta sacripantina, composta da strati di pandispagna imbevuti di maraschino e liquore e farcita di cacao e crema di burro, e la torta "Zena" di forma quadrata.   


1.20 Luico Fabbrica Turaccioli (Salita Santa Caterina n. 17 rosso)

Aperta nel 1855 dagli antenati del signor Luico che ancora oggi, con sua moglie, gestisce questo piccolo negozio in Salita Santa Caterina, questa bottega conserva l'atmosfera di quando qui  passavano cavalli e carrozze. 
Il suo "core business", i tappi di sughero, son ancora lì, in bella mostra, divisi per misure e dimensioni, in grossi sacchi.
Anticamente erano gli stessi Luico, nel loro laboratorio in Vico delle Fucine (una delle vie di Piccapietra che oggi non esiste più) a far bollire nelle caldaie di rame, dopo quattordici mesi di stagionatura, il sughero che così veniva sterilizzato.
Una curiosità: Giuseppe Garibaldi fece acquisti in questa bottega nel 1880. E' ancora qui conservato il relativo mandato di pagamento.


1.21 Pissimbono (Via XXV Aprile 64 rosso)
 
Il negozio nasce nel 1898 per volontà di Emanuele Pissimbono lungo la nuova arteria cittadina Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile) progettata negli anni venti dell'ottocento dall'architetto e urbanista Carlo Barabino. Dopo una breve parentesi con un second negozio in Via luccoli, viene costituita laditta "Emanuele Pissimbono & Figli" che nel 1968 passa al figlio Italoe poi la nipote Emanuele Umberto. Oggi il tutto è portato avanti da sua moglie ed i figli Carola, Roberta e Massimiliano.
Il negozio, che vende abbigliamento maschile, conserva parte degli arredi e delle suppellettili originali come la tenda parasole con la struttura in ferro batturo di fine ottocento all'esterno e dentro le appliques liberty, i candelabri, i vasi, il vecchio bancone e l'antico orologio. Al primo piano, in mezzo aad armadi decò in legno massello, fa bella mostra di sè su un tavolo da sartoria in marmo verde una cassa "National" di fine ottocento perfettamente funzionante poggiata su una base in legno con quattro cassetti, tanti quanti erano un tempo i commessi del negozio. Non mancano le macchine da cucire d'epoca tra le quali una utilizzata per cucire i polsini delle camicie.
 
 
1.22 Antica Farmacia Erboristeria Sant'Anna (Piazza Sant'Anna n. 8)
 
Questa farmacia, nata all'interno del Convento di Sant'Anna, è la più antica bottega storica genovese.
Alla metà del Seicento si ha infatti notizia di un certo Fra Martino di Sant'Antonio con la qualifica di farmacista. 
Percorso il chiostro del convento e superata una porta in legno, potrete vedere la suggestiva struttura interna con vetrine in noce di fine settecento lungo tutte le pareti, dentro le quali sono conservati antichi strumenti e utensili, soffitti voltati a padiglione e pavimenti in marmo bianco e nero. Al centro del lato opposto all'ingresso fa bella mostra di sè l'antico bancone dietro il quale si sono succeduti "di Padre in Padre" i carmelitani che nei secoli hanno qui prestato la loro opera. Oggi vi accoglie Frate Ezio, depositario del'antica tradizione, che, oltre ad illustrarvi per filo e per segno la storia di questo luogo, vi potrà suggerire i migliori rimedi per curarvi. Agli antichi rimedi (caratterizzati da prodotti dell'alveare e infusi di rose coltivate) si affianca un moderno labortorio dove vengono preparati i prodotti della tradzione monastica che qui potrete acquistare. Se poi capitate qui in primavera, chiedete di fare un passo nel roseto davanti alla Farmacia. Frate Ezio sarà lieto di mostrarvi questo luogo incantato e fuori dal tempo.  

Frate Ezio dietro il bancone


Gli interni della farmacia





1.23 Pasticceria Villa di Profumo (Via del Portello n. 2 rosso)
 
La bottega ha inizio con Domenico Villa che commercia "droghe e coloniali" nelle ex scuderie di Palazzo Franco Lercari di Via Garibaldi 3 (vi rimando alla  pagina dedicata a i PALAZZI privati (seconda parte) per approfondire la storia di questo edificio).
Il negozio, che continua qui la sua attività, si trasforma in rivendita con annesso laboratorio di produzione, sviluppando il mercato della pasticceria.
I Villa gestiscono la bottega fino al 1957, anno in cui subentra il nipote Enrico Gadola, fino al successivo passaggio di proprietà a favore di Mario Profumo, figlio d'arte, formatosi alla "Horvarth", fabbrica ungherese di cioccolato e zuccherini in Salita delle Fieschine. Oggi l'attività è portata avanti da Marco e Maurizio insieme a mamma Elena.
Gli arredi della bottega a Palazzo Lercari, costituiti da scaffalature, credenze in legno con vetrine, banconi in legno e vetro, così come il pavimento in marmo e il soffitto con volte a crociera affrescato a motivi floreali, risalgono alla prima metà dell'Ottocento. Non mancano gli antichi "ferri del mestiere" come  stampi e attrezzi e numerose foto d'epoca.
La bottega ha un secondo negozio in  Vico Superiore del Ferro, dove il nonno Giuseppe Armando aprì la prima pasticceria Profumo. Lì si può gustare un ottimo gelato (il mio preferito è il gusto cioccolato 70% fondente). 
 
Pasticceria Villa di Profumo
(foto di Antonio Figari)



1.24 Arduino Antiquariato (Via Garibaldi n. 15-17)
 
La bottega è fondata da Alberto Arduino, filigranista e orefice, che apre il suo negozio in Corso Torino e lì rimane dal 1870 al 1904. Nel 1907 apre bottega in Via Garibaldi nei locali che, nell'ottocento, davano accesso al Caffè della Concordia, di cui trovate storia e immagini al successivo capitolo 4 dedicato a "Le botteghe che furono (e di cui nulla rimane)". Morto Alberto, la bottega passa alle figlie e nel 1971 viene rilevata da Lidia Pasquario. Dal 2010 proprietaria è Caterina Ottomano.
L'insegna, le vetrine e la porta d'ingresso sono originali del primo novecento quando qui Alberto si trasferì. Il pavimento in marmo bianco e nero è ancora quello dell'antico ingresso al Caffè della Concordia. 
All'interno, nella antiche vetrine, potrete trovare gioielli antichi e vintage, biogiotteria d'epoca, monete, argenti e tanto altro. 


1.25 Libreria Bozzi (Via San Siro n. 28 rosso)

Questa bottega storica nasce per volontà di Marc Antoine Beuf, ebreo francese originario di Briançon, fuggito da Parigi a causa della Rivoluzione Francese e giunto a Genova nel 1807. Dopo aver lavorato in Via della Maddalena nella libreria Gravier, Antoine, insieme al fratello Carlo, decide di aprire una sua libreria nel 1810 al numero 784 di Strada Nuovissima (l'attuale Via Cairoli), al piano terreno della sua abitazione. La libreria occupava parte dell'antico chiostro di San Siro visibile affacciandosi dalle finestre della sala interna. All'interno della libreria vi erano alcune colonne del chiostro stesso (vi rimando la pagina dedicata a le CHIESE di GENOVA e al paragrafo dedicato a San Siro per approfondire la storia di questo chiostro e della particolare struttura che vi è al suo centro).
Antoine diventa fornitore di libri per i principi della real Casa  per la Marina del Regno di Sardegna, specializzandosi in ambito marinaresco e in storia locale. Non è un caso che una delle insegne del negozio recitasse "Libreria della R. Marina e dei R.R. Principi".
Ad Antoine succede il figlio Luigi nel 1856: con lui la libreria si ingrandisce divenendo un angolo di vita culturale della città. Dopo di Luigi tocca al figlio Emilio che nel 1918 cede la proprietà al nipote della moglie, Salomone Lattes, morto suicida nel 1924.
La proprietà passa alla famiglia Bozzi nel 1929 con Mario, costretto con le leggi razziali a mutare la denominazine in "Bozzi" eliminando il cognome "Beuf". I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale atterrano il palazzo ove ha sede il negozio e va perduto per sempre l'archivio librario. Con la fine della guerra e  la ricostruzione dell'edificio, la libreria riprende la sua attività. Da Mario l'attività passa al figlio Tonino.  Nel 2013 il negozio di Via Cairoli chiude i battenti e riapre nel 2018 come libreria punto vendita del Libraccio. Rimane l'insegna Bozzi solo all'angolo che affaccia su Piazza della Meridiana, ove resiste al tempo  lo studio  bibliografico, dove sempre è stato, arredato da mappe antiche, libri e tanti chicche che Tonino Bozzi, con il suo fare gentile e sempre disponibile con persone curiose come il sottoscritto, amava mostrare ai visitatori. Tonino purtroppo è mancato nell'estate del 2025. La sezione moderna della libreria è invece continuata dalle due figlie di Tonino, Paola e Laura, in un nuovo punto vendita in Salita San Siro.
Ecco come la libreria nel 1834 veniva descritta in un annuncio: "Gli amatori delle scienze e della letteratura vi troveranno un assortimento di libri matematici, legali, di letteratura e libri ascetici, tanto francesci che inglesi ed italiani, come pure libri di divozione legati elegantemente, globi terracqui e sfere di diverse grandezza".
Qui passarono illustri visitatori. Ne ricordiamo alcuni: Stendhal, Manzoni, Dickens, Melville, Henry James (di tutti loro trovate il resoconto del loro soggiorno genovese nella pagina dedicata ai poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI) e più recentemente Pirandello e Montale.
Una curiosità: la libreria, fin dalla sua apertura, aveva un "Gabinetto di lettura" molto apprezzato dai genovesi. Fu qui la prima sede della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche, istituzione genovese che oggi ha sede a Palazzo Ducale.
 
 
1.26 Pasticceria La Iacona (Via Paolo Emilio Bensa n. 26 rosso) 
 
Questa antica pasticceria nasce nel 1893 per volontà dei fratelli Cassanello, specializzati nella produzione di frutta candita e pasticceria artigianale, al piano strada di Palazzo Lomellini - Doria Lamba -Ponzone (vi rimando alla pagine dedicata a i PALAZZI privati (seconda parte) per approfondire la sua storia). Successivamente sarà la famiglia Florian a gestirla per poi passarla ai Panarello e dal 1992 ai LA Iacona. Oggi Calogero La Iacona e le sue figlie, Laura e Tania, gestiscono la pasticceria portando avanti l'antica tradizione fatta di squisite brioches, pasticcini, confetti, cioccolato e pandolce genovese. 
All'interno del locale sono conservati i vecchi stampi in ferro con le più varie forme (oggi si utilizzano stampi in carbonato più leggeri e facili da utilizzare) e antiche macchine per la lavorazione del cioccolato, alcune risalenti al XVII secolo, qui gelosamente conservate nei locali nel retro della bottega anche nell'ottica futura di dare vita ad un museo del cioccolato, come sognato dal proprietario Calogero La Iacona.

 
1.27 Pasticceria Liquoreria Marescotti (Via di Fossatello n. 35-37 rossi) 
 
Fondata a Genova nel 1780 con il nome di Cioccolateria Cassottana, diventa "Marescotti" nel 1906. La sede è in Fossatello nella duecentesca Loggia Gattilusio. Con la gestione dei Marescotti, famiglia originaria di Novi Ligure, il locale affianca alla produzione dolciaria  l'offerta di vini aormatici e vermouth di produzione propria. Nel 1979, con la morte di Irma Marescotti, la famiglia decide di chiudere il locale, piuttosto che cederlo senza garanzie per la continuità dell atradizione del locale.
Nel 2006 Alessandro Cavo, discendente di quei Cavo dell'omonima pasticceria di Voltaggio che già collaborava con i Marescotti prima della chiusura, riapre la Marescotti.
Alzando le sarracinesche Cavo trova il tutto come era prima della chiusura: i pregiati arredi in stile Carlo X, gli ottoni e i marmi della pasticceria con quattordici vetrine di cristallo, i prodotti nelle scansie, i vasi e le alzati in alpacca, il resto nella cassa di marca National Cash Register, l'ordine della panna per il lattaio sul banco, il tutto sotto lo sguardo dell'ovale raffigurante la "Madonna del Dito" e l'orologio dirimpetto. Insomma, diciamo cosi,  è bastato risollevare le sarracinesche per ricominciare la storia da dove si era interrotta. 
 
La Pasticceria Liquoreria Marescotti
(foto di Antonio Figari)


1.28 Antica Polleria Aresu (Vico Inferiore del Ferro n. 1 rosso)
 
Questa antica bottega nasce nel 1910 per volontà di Giovanni Canepa e la moglie Angela Bajardo. Il negozio passa poi al loro figlio Elso che la cede Ad Anna Aresu e al marito Sergio Timossi, lontano parente dei Canepa. Timossi lo riconoscevate ovunque perchè  indossava sempre la "divisa" dei beccai o pollaiuoli. Oggi il negozio è portato avanti dal figlio Matteo insieme alla moglie Silvia.
La bottega conserva intatti i caratteri di un negozio di inzio novecento: la porta in ferro battuto, il soffitto con ganci e travetti, il rivestimento delle pareti con piastrelle in maiolica bianca con decori liberty ed il bancone intarsiato in marmo bianco con decorazioni a losanghe che lo fanno sembrare un paliotto di un altare di una chiesa. Le celle frigorifere con porte in legno e acciaio, ancora presenti, un tempo erano raffreddate con blocchi di ghiaccio per conservare al loro interno le carni.
 

L'Antica Polleria Aresu
(foto di Antonio Figari)


1.29 Bottega dello Stoccafisso (Via dei Macelli di Soziglia n. 20 rosso)

Nata nel 1936, questa bottega è il tempio cittadino del merluzzo, proveniente direttamente dalle Isole Lofoten della Norvegia come ricordano i sacchi di iuta qua e là nel negozio: entrando vi ritroverete tra banchi di marmo, dove rubinetti aperti tengono lo stoccafisso sott'acqua, accanto lo "stocca" sotto sale e a mezz'altezza, legato con spago a ganci di ferro altro "stocca" essiccato.
Accanto allo "stocca" in tutte le sue varianti, grosse latte di tonno, mostarda di ogni tipo, olive di ogni dimensione, olio, pinoli, funghi secchi e tutto ciò che possiate accostare all'idea di "conserva", il tutto entro una cornice di piastrelle bianche, banchi in marmo e il profumo degli ingredienti genuini tipici delle botteghe storiche dei vicoli di Genova.


1.30 Macelleria Nico (Via dei Macelli di Soziglia n. 8 rosso)
 
Questa macelleria nasce a poca distanza dall'antico "Macello Nuovo" (vi rimando alla pagina de gli EDIFICI pubblici per approfondire la sua storia) lungo la strada che dai macellai prende il nome e ai bordi della quali i beccai (macellai) collocarono una bella statua di Maria nel 1724 (vi rimando alla pagina de le EDICOLE votive per approfondire la storia di questa e delle altre edicole votive genovesi dei vicoli e non solo).
Questa antica bottega viene aperta alla fine del Settecento e conserva ancora intatto il fascino antico. Il bel portale in marmo con bucran ia rilievo, il pavimento a tarsie geometriche in marmi colorati (bianco, blu e rosso) ed il magnifico bancone di marmo, scolpito intorno al 1892, con bassorilievi raffiguranti, tra buoi, coltelli, cavezze, attizzatoi per il fuoco e altri attrezzi da macelleria, i volti di Garibaldi, Mazzini, La Marmora, Nino Bixio e una quinta figura femminile che, si pensa, sia la personificazione dell'Italia. 
In un angolo fa capolino poi Mercurio alato, il dio del commercio.
Se alzate gli occhi potrete notare inoltre l'originale guidovia coi suoi ganci per appendere il bestiame.
 
Gli splendidi bassorilievi in marmo del bancone
(foto di Antonio Figari)


Particolare in cui si nota il volto di Giuseppe Garibaldi
(foto di Antonio Figari)



La guidovia coi suoi ganci per appendere la carne
(foto di Antonio Figari)



1.31 Cremeria Buonafede (Via Luccoli n. 12 rosso)

La storia di questa antica bottega inizia nei primi anni del Novecento quando Giacomo Parodi, detto "Buonafede"(c'è chi dice per la genuinità dei suoi prodotti e la sua onestà), apre il suo negozio in Via Lomellini. All'inizio è una latteria ma con il tempo diviene cremeria e gelateria. Gli affari vanno bene e così Parodi apre nuovi punti vendita in centro arrivando ad avere otto botteghe e divenendo anche grossista rifornendo ospedali e vari negozi. Sette furono le figlie del Buonafede: ad ognuna egli intestò una latteria. 
Oggi rimane quella di Via Luccoli, sita all'altezza di Vico Casana, aperta nel 1913. A gestirla è Romeo Ghiotto, terza generazione della famiglia "Buonafede". Specialità rimane la panna fresca da assaporare da sola, con un buon caffè o in un krapfen, ma anche tanti gelati artigianali tra i quali segnalo in particolare la panera (semifreddo al caffè della tradizione genovese), una delle più buone che potete assaggiare a Genova. 


1.32 Antica Tripperia La Casana (Vico della Casana n. 3 rosso) 

Centopelli, cuffia, cordone, gruppo, castagnetta, ricetto e gola: ecco i sette tagli della trippa.
Fatevi trasportare dal profumo di questo prelibato piatto genovese che si spande nei vicoli e vi ritroverete in vico Casana al n. 3 rosso nell'antica tripperia.
Un negozio che ha più di duecento anni dove nelle ore tarde del pomeriggio ribollono pentoloni di rame su antichi fuochi, il tutto circondato da piastrelle bianche e un tavolo di marmo dove anticamente, sugli sgabelli di legno i portuali venivano a consumare le "coppette", il brodo di trippa fumante.
La cosa più bella per il passante, o per un bimbo che come me passava di qui (e che cresciuto continua a passarci e continua a stupirsi con gli occhi di un bimbo), è vedere tutti quei tagli di carne appesi dietro la vetrina e quei pentoloni che luccicano e "brontolano" mentre al loro interno la materia si trasforma e prende forma uno dei più prelibati piatti della Superba.


Le trippe appese
(foto di Antonio Figari)


I pentoloni di rame
(foto di Antonio Figari)

Trippe e fagiolane
(foto di Antonio Figari)


1.33 Pasticceria dei Fratelli Klainguti (Piazza Soziglia n. 98 rosso)  
 
Un biglietto firmato da Giuseppe Verdi così recita: "Cari Klainguti, i vostri Falstaff (gustose brioches ancora oggi prelibatezza della bottega) sono migliori del mio!".
Il fogliettino, ancora oggi appeso nel locale, può darci un'idea della più che centenaria storia di Klainguti.
Tutto nacque per caso: nel 1826 i fratelli Klainguti, originari di un paesino vicino a Saint Moritz , Pontresina, giunsero a genova per imbarcarsi per l'America.
L'imbarco venne rinviato e i Klainguti decisero di aprire un piccolo locale in Soziglia dove vendere i dolci della loro terra. 
 In poco tempo i genovesi si innamorarono della pasticceria svizzera e Klainguti diventa così uno dei locali più alla moda e frequentati della città.
Oggi, divenuto uno dei Locali storici d'Italia, mantiene ancora gli arredi della belle époque ed e' sicuramente una tappa da non perdere mentre ci si avventura nei vicoli genovesi.
Nel 2025, dopo alcuni anni di chiusura, il locale ha finalmente riaperto con una nuova gestione. Un lungo restauro ha restituito l'antico splendore a questo antico luogo.
 

1.34 Confetteria Pietro Romanengo fu Stefano (Piazza Soziglia n. 74 rosso)

a. Il negozio di Soziglia (Piazza Soziglia n. 74-76 rosso)
  
Capostipite di questa dinastia fu Antonio Maria Romanengo che nel 1780 apre in via della Maddalena un negozio di droghe coloniali.
Due dei suoi figli aprono una bottega e un laboratorio in Piazza Soziglia (quest'ultima oggi diventata fabbrica e trasferita in viale Mojon) per la produzione di frutta candita e confetti, tipici della tradizione genovese, e nel contempo iniziano a produrre novità della pasticceria francese legate alla confetteria e al cioccolato.
Nasce così la bottega di Soziglia, aperta nel 1814, che conserva ancora oggi gli arredi originari con i marmi policromi del pavimento, le scaffalature e i banconi in palissandro intarsiato ed il soffitto affrescato e decorato a stucchi, il tutto restaurato in questi ultimi anni e riportato all'antico splendore.
Tra le due antiche porte d'ingresso si trova una cornucopia traboccante di fiori e frutta sormontata dall'elmo di Mercurio, dio del commercio, e sopra l'insegna un fastigio monumentale con putti che  sorreggono una guantiera di frutta.
All'interno potrete trovare un sunto della migliore tradizione di dolci genovesi come confetti, frutta candita, specialità come le scorzette all'arancio o le mie preferite, quelle al cedro. Le stagioni  e le festività portano con sé altrettanti dolci e così per esempio  troviamo le uova di cioccolato fondente o al latte o la Colomba a Pasqua e le "fave dei morti" e le castagne a novembre. 
Il marchio di Romanengo è una colomba con un ramoscello d'ulivo, auspicio di pace dopo le guerre napoleoniche.
Tra i tanti che frequentavano Romanengo, come non ricordare Giuseppe Verdi che, il 6 Gennaio 1881 così scriveva al Conte Oppradino Arrivabene: "Caro Arrivabene, nemmeno per sogno ho voluto confutarti. Vivendo tra queste dolcezze non m’era mai accorto che Romanengo sapesse condire tanto squisitamente ogni sorta di frutta. Me lo dissero questa primavera alcuni di Parigi, a cui avevo mandato di quest’opere di Romanengo. Fatta questa scoperta ho voluto fartene parte".
Altro "habitué" del locale fu un giovane Albert Einstein che giunse a Genova all'età di 16 anni per fermarsi qualche mese a casa dello zio Jacob che abitava in Piazza delle Oche ossia nel retro del palazzo che ospita Romanengo che su questa stessa piazza ha un'uscita secondaria (vi rimando alla pagina dei poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI per approfondire la storia del soggiorno a Genova del giovane Albert).


La vetrina del negozio in Soziglia della "Pietro Romanengo fu Stefano"
(foto di Antonio Figari)

Gli interni del negozio in Soziglia
(foto di Antonio Figari)

Il bancone in vetro fa vedere le prelibatezze del negozio in Soziglia
(foto di Antonio Figari)

I dolci del negozio in Soziglia
(foto di Antonio Figari)

Il soffitto dipinto del negozio in Soziglia
(foto di Antonio Figari)


Il bel lampadario del negozio in Soziglia
(foto di Antonio Figari)


Romanengo ha anche un punto vendita in Via Roma, aperto negli '30 del Novecento, anch'esso ricco di dolci sistemati sugli antichi scaffali di legno.


b. La fabbrica

Originariamente collocata a Campetto nel palazzo che fa angolo con Via Orefici, difronte a dove oggi c'è il negozio, oggi essa ha sede in Viale Mojon al civico 1r
.
Il 29 novembre 2014 ho rivisitato la fabbrica, dove ero già andato da bimbo, una meraviglia da vedere per gli occhi e per la gola visto che in ogni stanza non sono mancate le degustazioni dei vari prodotti. 
Entrati ci si immerge subito in un turbinio di profumi: macchine antiche macinano il cacao, sapienti operai specializzati aggiungono lo zucchero al cacao affinchè raggiunga la dolcezza giusta; altrove vi sono enormi vasche di frutta lasciata  nello zucchero fino a venire poi tirata fuori e glassata da mani esperte; da una macchina in un'altra stanza esce cioccolato come fosse una fontana che crea un laghetto nel quale vengono immersi i mandarini che, pucciati nel cioccolato, sono una delle cose che preferisco di questa antica bottega; altrove le gocce al rosolio vengono colate con uno strumento fatto a guisa di mano in tanti piccoli buchi nell'amido e, dopo aver riposato una notte intera, sono pronte per essere inscatolate. Una montagna di meringhe in un angolo aspetta di essere unita a coppie dal cioccolato. In un'altra stanza gira un'enorme pentolone dal quale usciranno i confetti. Questa breve descrizione non rende l'idea.
Eccovi le foto:

Cioccolato nella fabbrica della "Pietro Romanengo fu Stefano"
(foto di Antonio Figari)
 
La frutta immersa nelle vasche con acqua e zucchero
(foto di Antonio Figari)
Le scorzette d'arancio immerse in una vasca con acqua e zucchero
(foto di Antonio Figari)


Gli strumenti utilizzati per togliere i semi alla frutta
(foto di Antonio Figari)


La glassa che  cola dalla frutta che si asciuga viene ritirata da apicoltori e diviene ottimo cibo per le api
(foto di Antonio Figari)


La cascata di cioccolato e i mandarini pronti per essere immersi in essa
(foto di Antonio Figari)

Ciliegie sotto spirito
(foto di Antonio Figari)


antichi stampini per barrette e uova
(foto di Antonio Figari)


Macchinari
(foto di Antonio Figari)


Una montagna di meringhe pronta per essere unita a coppie dal cioccolato
(foto di Antonio Figari)


Stampino per le gocce al rosolio
(foto di Antonio Figari)

Vassoi di canestrelli alla mandorla
(foto di Antonio Figari)

Confetti in pentola
(foto di Antonio Figari)


Antica bassina a mano per lavorare i confetti e in alto, appeso, il contenitore da dove cola lo zucchero
(foto di Antonio Figari)

 
1.35 Pescetto (Via di Scurreria n. 8 rosso)
 
Il negozio nasce in Via Scurreria in un palazzo della nobile famiglia degli Imperiale nel 1922 per volere di Lucho e Mario Pescetto, figli di Giuseppe Niccolò il quale aveva fondato nel 1889 la ditta "G. & M. Pescetto" in Via San Lorenzo. Quest'ultima era elencata nel "Registro delle Ditte" quale "merceria" ma in realtà qui si vendevano sete, tessuti e intimo di lusso.
E' Mario Pescetto a volere che la bottega inzi a commerciale anche abbigliamento, rinnovando arredi e vetrine grazie al progetto di Fausto Saccorotti, artista che a partire daggli anni venti del Novecento si dedica all'arredo e alla progettazione di mobili e ambienti seguendo i canoni estetici dettati dalla "secessione austriaca" e dal "razionalismo tedesco". Una fattura del 29 aprile 1939 della dittta "Alberto Issel" ci racconta che banconi, scaffali, sgabelli, specchi ed infissi sono stati realizzata da questa famosa "firma" genovese. Una curiosità: nella fattura di Issel i mobili vengono definiti, senza falsa modestia, quali "opera di distinto artista". Entrando, avrete modo di ammirare quanto sopra descritto, perfettamente ancora conservato ovvero arredi, di gusto decò, realizzati in legno di teake cassetti rivestiti in pergamena.
L'antica ditta è ancora oggi di proprietà della famiglia ed il negozio in Via Scurreria è gestito da Stefano, Alessandra e Francesca, rispettivamente figlio e nipoti di Mario. 


1.36 Bottaro Vetreria Artistica (Piazza delle Scuole Pie n. 3A)

L'ingresso della Vetreria
(foto di Antonio Figari)


La storia della Vetreria Bottaro ha inizio con Edoardo: egli, figlio di Giuseppe, sarto in Genova, viene mandato dal padre, nel 1885, a Parigi per imparare il mestiere. La “Ville Lumiere” affascina molto il giovane Edoardo che rimane per così dire folgorato dalla bellezza delle grandi vetrate delle Chiese parigine e decide che, una volta tornato in Genova, avrebbe aperto una bottega dove lavorare il vetro.


Edoardo Bottaro
(foto di Antonio Figari)


Nasce così, alla fine dell’Ottocento, in Vico Tintori, la Bottega Artigiana del Vetro Bottaro.
Il figlio Enrico, dopo aver compiuto i suoi studi all’Accademia Ligustica delle Belle Arti, continua l’attività del padre e nel 1937 trasferisce l’attività in Piazza delle Scuole Pie, ove tuttora è presente.
La bottega passa al figlio Ermanno che decide di diversificare le lavorazioni del vetro: accanto alla lavorazione artistica vera e propria, si affianca la lavorazione diretta all’industria, all’edilizia e al porto.
Oggi la bottega è in mano ai figli di Ermanno, Marco e Paola, che continuano a portare avanti questo antico e meraviglioso mestiere: una bottega storica dove, con attrezzi antichi e con sapiente manualità, vengono creati veri e propri capolavori d’arte.
La cosa più affascinante sono per me, curioso viaggiatore nei vicoli della Superba, gli antichi strumenti, le sagome con le forme più diverse e naturalmente i vetri che, dopo un sapiente lavoro, assumono i più diversi colori e tonalità, imprigionando la luce e restituendola all’ambiente circostante come fosse un gioco di prestigio.


La carta intestata della bottega quando essa era ancora in Vico dei Tintori
(foto di Antonio Figari)

L'interno della bottega
(foto di Antonio Figari)

Marco Bottaro mostra il risultato di una particolare lavorazione
(foto di Antonio Figari)



Oltre alla bottega al piano strada, in un bell’ambiente voltato, ho avuto il piacere di poter visitare anche il laboratorio che si trova al primo piano sottostrada, dove sono ancora presenti gli antichi macchinari, in quella che fu anticamente la cisterna di questo palazzo.


Gli antichi macchinari di questa bottega
(foto di Antonio Figari)



1.37 Giovanni Rivara fu Luigi (Piazza San Lorenzo n. 36 rosso)
 
L'attività della famiglia Rivara inizia con Luigi, mercante di tessuti a Sestri Levante. Uno dei figli, Luigi, nel 1825 si traferisce a Genova, in un locale all'angolo tra Piazza San Lorenzo e Via di Scurreria, dove ancora oggi ha sede. 
Un giornale di cassa risalente al 1847 ci documenta la clientela del negozio fatta di borghesi e nobili (la regina Maria Cristina di Savoia, moglie di Carlo Alberto, qui si serviva) ma anche di ordini religiosi (a proposito, Papa Giovanni Paolo II dormì a Genova tra lenziole fornite da Rivara), ristoratori ed albergatori. Oggi, festeggiati i 200 anni di attività genovese,  il negozio continua la sua attività di vendita di stoffe di vario tipo per biancheria personale e per la casa. Da citare i macramè di Chiavari qui venduti. 
Gli arredi conservano l'originaria fisionomia ottocentesca con la bella insegna, le vetrine e la porta d'ingresso in ferro e vetro. All'interno fa bella mostra di sè il bancone in noce massiccia nostrana, ricavato da un uncio pezzo lungo più di cinque metri. Sono ancora conservati gli antichi registri contabili, da vidimarsi ogni anno per il controllo comunale ormai abolito, e i "metri" punzonati dell'Ottocento. 


1.38 Drogheria Viganego (Via Colombo n. 22 rosso)
 
Questa antica bottega, sita nella parte alta di Via Colombo, al civico 22 rosso, fu aperta da Mario Viganego nel 1930. Il negozio, che trova la sua sede nella Genova ottocentesca progettata da Carlo Barbino, passa di generazione in generazione e così, dopo Mario, arriva il figlio Corrado con la moglie Marina e oggi la loro figlia Silvia, terza generazione. Il negozio si presenta ancora con il suo aspetto antico con piastrelle "cementine" per il pavimento e solai lignei con travature coperte da canniccio per il soffitto. I banconi, le cassettiere e gli altri arredi in legno sono quasi tutti originali.
Il piano superiore, un tempo abitazione e laboratorio dei Viganego, conserva ancora una grande cappa e un antico lavello.
Il nome "Coloniali" ci rimanda a prodotti e profumi che provengono da tutto il mondo. Ancora oggi, se vi capita di entrare, sarete inebriati dai profumi di paprica, curcuma, pepe rosa o polvere di borace che si mischiano con quello della cera e degli altri prodotti per la casa. Fin da piccolo mi infilavo volentieri qui con mia nonna che abitava vicino e ogni volta vedere aprire quelle cassettiere con i prodotti sfusi (l'uso della carta per impacchetare prodotti non già pronti ma da preparare ci rimanda ai tempi in cui i prodotti già impacchettati e la plastica non esitevano ancora), i loro colori e i loro prodotti era una gioia per gli occhi e lo è tuttora. 
  
(foto di Antonio Figari)


 
1.39 Zuccotti fabbrica di cioccolato (Via di Santa Zita n. 36 rosso)
 
Fondata nel 1933 da Alessandro Zuccotti, appassionato di confetteria che impara il mestiere presso la Vedova Romanengo, rinomata bottega storica recentemente chiusa dopo 204 anni di storia. Alessandro apre la sua bottega in Via Santa Zita, in locali che precedentemente erano utilizzati quali stalle. Nasce così la "Alessandro Zuccotti fabbrica di cioccolato e bomboneria di lusso". Zuccotti è affiancato da un giovani garzone di bottega, Giuseppe Gianello, che lo aiuta a riaprire il laboratorio che era stato momentaneamente chiuso negli ann idella seconda guerra mondiale. ALessandro adotta Giuseppe che alla sua morte eredita l'attività che oggi è portata avanti dal figlio Giuglio con le sorelle Francesca e Chiara che continuano la tradizione di famiglia tra sacchi di cacao selezionato e buonissimi cioccolatini fatti a mano. 
 
 
1.40 Pasticceria Svizzera Vital Gaspero (Via Albaro n. 5-9)

Questa bottega apre i battenti nel 1910 per volontà dello svizzero Vital Gaspero, originario dell'Engadina, al piano strada di Villa Saluzzo Mongiardino, famosa per aver ospitato Lord Byron nel suo soggiorno genovese.
Queto negozio rappresenta forse l'ultima testimonaiza delle pasticcerie svizzere che tra Otto e Novecento hanno portato a Genova la tradizione dolciaria mitteleuropea che si è mescolata con la confetteria genovese: ed è così che le praline di cioccolato e la Sacher convivono con il pandolce genovese fatto seguendo l'antica ricetta.
L'insegna in vetro colorato con la bandiera svizzera, segnata dal tempo, e la vetrina (di cui una frigo), gli scaffali, il bancone in legno bianco, accanto alle antiche formine in rame per cioccolatini risalgono ad inizio novecento.
La Pasticceria Svizzera, dopo esser passata negli anni sessanta alla famiglia Bertelli ed in seguito negli anni Duemila al gruppo di Gregorio Fogliani, è coinvolta nel fallimento della "Qui!Group!" di Fogliani rischiando di chiudere per sempre nel 2024. Nello stesso anno per fortuna il pasticcere Francesco Crocco in arte Poldo, storico pasticcere di Pontedecimo, ha rilevato questa attività che oggi può continuare a scrivere la sua storia.
Una curiosità: si narra che fossero le suore del convento di Via Byron un tempo a fornire le uova fresche alla Pasticceria Svizzera. Un racconto cha sfocia nella leggenda ma che ci fa comprendere  la vocazione agricola e di zona campagna di questa parte della nostra città che rimase tale ancora nei primi decenni del Novecento (non è un caso che i nostri nonni andassero ad Albaro dicendo "vado in campagna"). 

 
2. Le botteghe storiche chiuse negli ultimi anni 
 
2.1 Ditta C. Angeloni Cartoleria (Via Conservatori del Mare 47 rosso) 
 
Questa bottega fu fondata nel 1890 da Carlo Angeloni nel luogo, Via Conservatori del Mare al civico 47 rosso,  in un antico palazzo di edificazione medievale, dove rimase fino alla sua chiusura. Nel 1941 la ditta viene rilevata dal figlio Giovanni Battista a cui, nel 1963, subentra Ernesto Manfredi, che qui era entrato a lavorare quale garzone nel 1949. Dal 1999 allo stesso subentra la figlia Valeria. Il negozio conservava gli arredi in legno (banconi e scaffali) rinnovati negli anni '20 come ci ricorda una fattura della ditta "Passano Genesio. Mobli di Lusso" del 27 ottobre 1924 che fornì gli stessi ad Angeloni. Al suo interno, oltre alla carta dei registri e dei quaderni, che ancora si confezionavano a mano, vi era al piano superiore il laboratorio, un piccolo museo dove poter ammirare la crenatrice per piegare il cartone, la punteggiatrice, la cesoia, la pressa per i libri, la taglierina ed il telaio per cucire manualmente a filo libri e brossure, tutti macchinari e utensili perfettamente conservati e ancora funzionanti.
 
 
2.2 Confetteria A. Ved. Romanengo (Via Orefici n. 31-33-35 rossi)

Questa bottega nasce nel 1805 al piano strada di Palazzo Gio Battista Lercari in Via Orefici al civico 7 (Vi rimando alla pagina de i PALAZZI privati (prima parte) per appprofondire la sua storia).
Specialità della ditta erano il pandolce genovese, il cioccolato di produzione propria, le violette, i confetti, i biscotti del Lagaggio e il chinotto al maraschino.
La sua storia continua fino al 2009 quando l'ultima proprietaria viene sfrattata dai nuovi padroni di palazzo Lercari. La Sovrintendenza pone fortunatamente due vincoli, rispettivamente sui muri e sugli arredi, impedendo che l'antica bottega potesse venite smontata. Oggi dunque, nonostante  non vi siano più i dolci a dare splendore a questo locale, fa ancora bella mostra di sé esternamente l'antica insegna originale dell'epoca e le vetrine con la parte bassa in marmo verde e all'interno gli arredi di gusto barocchetto genovese con il bancone con base in marmo verde, le credenze con vetrine boiserie in legno e con specchi nel fondo, panche, tavoli e sedie, i pavimenti in marmo bianco e nero ed il soffitto decorato a stucchi bianchi e verdi. Completano gli arredi i lampadari a goccia in cristallo con applicazioni in argento risalenti al XIX secolo così come alla stessa epoca e sempre con inserti in argento sono i tanti contenitori in vetro ancora conservati. Retrostante al negozio vi è ancora il laboratorio con impastatrici e stampi per cioccolata ottocenteschi.
Se la parte materiale di questa bottega rimane in Via Orefici, diversa strada hanno preso la licenza ed il nome. Se infatti si era all'inizio ipotizzato una riapertua in Via Orefici, i grandi costi da sobbarcarsi per pagare l'affitto del locale e del retrostante laboratorio hanno indotto il nuovo proprietario, Marcello Cambi, a trasferire la "Vedova" in Vico Falamonica dove ancora oggi, sotto una nuova gestione, continua a vivere.
Sotto, nell'immagine, il logo della "Vedova" impresso ssu una vecchia scatola in legno un tempo piena di dolci (oggi, invece, con aghi, fili e bottoni).
 

 
  
2.3 La Botteghetta Magica (Via della Maddalena n. 2)

Nata nel 1830, la Botteghetta Magica, specializzata nella vendita di presepi, si inserisce di forza nei miei ricordi più belli di bimbo: fermarsi a guardare la vetrina ancora oggi suscita in me forti emozioni.
L'occhio si perde nei mille paesaggi e piccoli scene che sono animate da fili invisibili: personaggi di ogni tipo sono intenti nelle loro faccende, chi nella propria bottega, chi nei campi, chi a pescare, mentre si vedono porticine che si aprono e pentole che ribollono, il tutto mentre intorno scorre l'acqua che fa muovere i mulini: insomma, un piccolo mondo in miniatura che fa la felicità di coloro che, anche solo per un attimo, si fermano ad ammirarlo.
Entrando, tra gli scaffali, si può trovare ogni tipo di figurina del presepe, di ogni misura e di ogni materiale, oltre a tutto il necessario per costruire il paesaggio come palme, pozzi e casette di ogni tipo.
Oltre a questi oggetti che si richiamano alla tradizione del Santo Natale, la Botteghetta vende anche casalinghi, pentole e articoli da cucina.
Ed è proprio da questi oggetti da lavoro da casa che tutto ebbe inizio: fu Luigi Baghino detto "U Vè" (che significa proprio "stovigliaio", colui che vende stoviglie) insieme alla moglie Maria Monteverde "A Majn" ad aprire questa bottega nel 1830. 
La botteghetta, dopo che l'ultima vedova Baghino nel 1985 ha affidato questo pezzo di storia dei vicoli a Daniela Tinello, ha chiuso i battenti negli ultimi anni.
Ve ne parlo al presente, e l'ho voluta inserire tra le botteghe ancora "vive",  perché nei miei occhi di bambino essa è sempre lì, con i suoi presepi e le tante figurine, ad aspettarmi ogni volta che si avvicina il Natale.
Dopo anni di silenzio, oggi la saracinesca è di nuovo alzata  grazie ad Anna Martin ed il suo laboratorio di ceramica ed a Natale, come accadeva quando c'era la Botteghetta, fanno di nuovo bella mostra di sé i presepi creati dall'artista.








2.4 Argenteria Gismondi (Via Galata n. 76 e 78 rossi)
 
Questa antica bottega storica, che ha chiuso putroppo i battenti negli unltimi anni, si inserisce nel solco della lunga tradizione degli argentieri genovesi, i "fraveghi", la cui corporazione nasce nel 1248 nella zona di Campetto (vi rimando alla pagina de le ARTI MINORI a GENOVA e al capitolo a loro dedicato per approfondire questo argomento).
Proprio nei pressi di Campetto, alle "Vigne", Gio. Batta Gismondi inizia il suo apprendistato nel 1763. Ad inizio ottocento, il figlio Marcello, che segue le orme paterne, sposta l'attività nella zona "delle Fucine". Nel 1880 infine un altro Gismondi, Giuseppe, sposta l'attività in Via Galata, nelle scuderie di palazzo Centurione, dove rimarrà fino alla sua chiusura.
La bottega si presentava con esterni ed interni in legno laccato nero lucido, e banconi e vetrine lineari dove si trattavano e vendevano argenti di fattura classica, il tutto sotto lo sguardo della Vergine Maria, la cui immagine era affissa sulla parete. Non mancavano scampi, attrezzi e disegni appartenuti alle generazioni precedenti dei Gismondi che documentano la loro attività secolare.  
 
  
2.5 Cartoleria F. Peloso (Via Cairoli n. 33 rosso)

Questa bottega nasce nel 1885 per volontà di Filippo Peloso, classe 1863. I figli di Filippo, Pio e Mario, aprono anche un secondo negozio in Via Balbi che sarà poi dagli stessi chiuso.
Filippo fu anche un famoso filatelico: è per questo motivo che il negozio aveva e ha conservato fino alla sua fine anche la licenza filatelica e, sempre per la stessa ragione, qui era conservato una bella collezione di francobolli storici.
I Peloso erano anche fotografi e, da grandi appassionati del Cimitero Monumentale di Staglieno, fecero una guida dedicata a questo luogo. 
Dopo la gestione dei Peloso, il negozio passa nel 1984 al signor Mignone che lo tiene cinque anni prima di affidare la cartoleria al signor Basile che, insieme alla moglie, gestirà la bottega fino al 2011. Dal 2011 fino alla chiusura definitiva nel dicembre 2024 sarà Giuseppe Lanaro al timone della cartoleria. Da appassionato di trenini quale sono, ricordo gli anni di gestione Lanaro perchè lo stesso ogni Natale montava nella vetrina un grande plastico dove correvano i suoi trenini Lima anni '70.
Il negozio, nonostante la chiusura, conserva ancora intatte le vetrine con le storiche vetrofanie, con pubblicità della Faber-Castell, della Mont Blanc e della Kores (carta carbone e nastri dattilografici), e gli interni con bancone i tantissimi cassetti e scaffali di inizio novecento. Anche il retrobottega conserva il mobilio storico.
Al piano superiore vi era il magazzino dove c'era una grande tagliacartone del XIX secolo e una tagliarisme, entrambe donate al Museo della Stampa di Genova. C'era anche una cassaforte con all'interno vestiti utilizzati nelle rappresentazioni teatrali, altra grande passione del Peloso.
Una curiosità: Filippo fu fornitore ufficiale dello Stato del Vaticano alla quale forniva cancelleria e tutto ciò che aveva attinenza co il mondo della scrittura.
 
 
3. Le insegne, ancora presenti, delle botteghe che furono

Ci sono insegne in giro nei vicoli che sono sopravvissute alla chiusura delle "loro" botteghe.
La storia novecentesca dei vicoli della Superba è infatti tristemente costellata di chiusure di antiche botteghe, resistite al passare dei secoli ma non ai cambiamenti degli ultimi decenni. Spesso la colpa non è da dare solo all'economia che sta cambiando o alla crisi sempre più dura ma al Comune di Genova e chi lo amministra che, oltre a non aiutar in nessun modo i negozianti del centro storico, hanno permesso l'apertura, in pieno centro, come ad esempio sotto Piazza Piccapietra, di ipermercati i quali, oltre a snaturare il rapporto umano negoziante-cliente, hanno logorato irrimediabilmente la rete del commercio al dettaglio dei vicoli, a favore di un'economia che arricchisce grosse società non genovesi. 
In questo capitolo raccoglierò tutte le insegne delle antiche botteghe, ma anche di antiche istituzioni scomparse, che ho trovato in giro per il centro storico della Superba, silenti testimoni del tempo che fu.


3.1 Il Banco del Lotto (Via del Campo n. 76 rosso)

Varcata la soglia di Porta dei Vacca, all'inizio di Via del Campo sulla destra, troverete un negozio con le serrande abbassate il quale conserva ancora un'antica lapide marmorea: è il Banco del Lotto un tempo "autorizzato per tutte l'estrazioni del Regno" come recita ancora orgogliosa l'insegna sopravvissuta al tempo e all'oblio.
Se osservate con attenzione, noterete lo stemma sabaudo sbiadito in mezzo alla lastra marmorea e a destra della parola "LOTTO" un numero, 165, che probabilmente identificava la ricevitoria, come accade anche adesso.

Il Banco del Lotto di Via del Campo
(foto di Antonio Figari)


3.2 Mutua Assistenza Lavoranti in Legno (Vico Vegetti n. 8)
Se percorrete Vico Vegetti, al n. 8 troverete una vecchia insegna arrugginita che recita così:

MUTUA ASSISTENZA
LAVORANTI IN LEGNO
FONDATA NEL 1851

Vi era qui la sede di questa antica istituzione. 
Cosa erano queste società?
Le società di mutuo soccorso o mutua assistenza, presenti a Genova già nell'Ottocento, erano molte e tutte si fondavano su due principi fondamentali: la mutualità e l'assenza dello scopo di lucro.
Alcuni studiosi le pongono nel solco degli antichi "collegia opificum" di età romana o delle corporazioni dei mestieri del Medioevo; in realtà, mentre quest'ultimi esempi hanno come protagonisti e soci delle stesse artigiani e maestri di bottega, le società di mutua assistenza nascono in un periodo in cui le botteghe sono state sostituite dalle fabbriche e i lavoratori iniziano a diventare operai trasferendosi spesso dal mondo rurale alle periferie delle grandi città, estraneandosi dal loro contesto di vita e non trovando condizioni di vita agevoli.
Ed è così che iniziano a nascere le società di mutuo soccorso caratterizzate dalla mutualità, espressa dall'assistenza che veniva data ad ogni associato generalmente  nei casi di malattia od infortunio.
Per creare un fondo comune ogni associato doveva versare alla società un contributo in denaro, una quota annuale che variava da società a società e che era utilizzata solo per gli scopi di assistenza per la quale era stata fondata la società.
Il periodo d'oro di queste società è la metà dell'Ottocento, e a Genova ne troviamo per molti tipi di mestieri. 
Il loro ruolo centrale di difesa dei lavoratori delle varie categorie va scemando da una parte a causa della scomparsa di alcuni tipi di lavori e dall'altra a causa della nascita dei grandi sindacati nazionali. 

Mutua Assistenza Lavoranti in Legno
(foto di Antonio Figari)


3.3 Pasticceria Marenco (Vico Vegetti n. 12 rosso)

Al civico 12 rosso sorgeva un tempo la pasticceria Marenco di cui oggi rimane solo la bella insegna in vetro dipinto. Chissà che profumi uscivano di lì all'epoca.


3.4 Tornitore in legno (Salita di Mascherona n. 5 rosso)

Se vi capita di passare in Salita di Mascherona date un'occhiata a quel portone in legno salendo sulla destra: tutto tace oggi ma un tempo qui c'era un tornitore in legno come recita ancora oggi una scritta un pò sbiadita.


3.5 Latteria (Piazza Sarzano n. 31 rosso)

All'angolo tra Piazza Sarzano e Stradone Sant'Agostino, in un edificio di proprietà della Facoltà di Architettura, oggi abbandonato, c'era una volta una piccola latteria.
Un curioso aneddoto lega questa bottega ad una delle figure più importanti della Superba.
Erano gli anni in cui i vicoli erano ancora pieni di vita e di piccole attività commerciali: un operaio di una fabbrica di dolci, che abitava sulla vicina Montagnola della Marina, decise di prendere in gestione questa latteria. Il lattaio si chiamava Alfredo Bagnasco ed era il papà del nostro Cardinale Angelo.
Oggi sopravvive solo una lapide marmorea sulla saracinesca chiusa.

La latteria di Piazza Sarzano
(foto di Antonio Figari)



3.6 Issel (via Roma n. 85r)

Giugno 2014: lo storico negozio Issel di Via Roma si arrende alla crisi e chiude i battenti.
Agosto 2014: iniziano i lavori che per un nuovo negozio e vengono smontate le insegne di ISSEL in oro su fondo nero. Come per magia ricompaiono agli occhi dei passanti le antiche insegne di ISSEL (quella di destra ancora leggibile, quella di sinistra molto poco) di quando il negozio agli inizi del Novecento vendeva mobili e arredi per case e navi (come recita orgogliosamente l'antica insegna).
Purtroppo l'insegna del nuovo negozio ha di nuovo coperto questo antico reperto, ed è per questo che ve lo mostro qui di seguito.
Nelle sale del Museo dell'Accademia Ligustica delle Belle Arti è esposta l'insegna in cristallo con "ISSEL" scritto con foglia in oro zecchino. 


Le antiche insegne di Issel
(foto di Antonio Figari)


L'insegna  di ISSEL sulla vetrina di destra
(foto di Antonio Figari)



3.7 Pasticceria G. Zeneise Liquoreria

Questa antica insegna si trova in Via della Maddalena angolo Via ai Quattro Canti di San Francesco: purtroppo la bottega non esiste più e questo cartello è tutto ciò che rimane a ricordare questa antica bottega.

(foto di Antonio Figari)



3.8 Dupré & Costa Elettricità

In Piazza delle Scuole Pie, quasi all'angolo con Vico delle Scuole Pie, sopravvive una vecchia insegna quasi illeggibile della ditta "Dupré & Costa".

(foto di Antonio Figari)



3.9 G. Giavotto fu Mattia

In Vico del Filo, all'altezza di Piazza delle Scuole Pie, potete trovare ancora le insegne di Giavotto, un bar che aveva qui la sua sede (con ingresso da Via San Lorenzo e in Vico del Filo) e una "filiale" dietro Piazza De Ferrari sotto i portici dell'Accademia: per distinguere il primo dal secondo, si diceva "Giavotto il vecchio" (Via San Lorenzo) o "Giavotto il giovane" (Portici dell'Accademia).
Il Giavotto era un bar enoteca molto famoso dove si veniva per bere un'ottima malvasia con gli amici ma anche per vedere alla Tv Canzonissima o Rischiatutto. 
Quando chiusero i due locali, qui in San Lorenzo nacque la Birreria "La Polena", anch'essa oggi solo un ricordo che però sopravvive, oltre che nella memoria di chi ha vissuto quegli anni, nell'insegna che ancora fa mostra di sè, in verità un pò nascosta, sotto i portici davanti alla Cattedrale di San Lorenzo.
Il Giavotto sotto i portici dell'Accademia, ritrovo di tanti giovani genovesi, era frequentato anche da Gino Paoli, Fabrizio de Andrè, Luigi Tenco e Paolo Villaggio. Nel gruppo di amici c'era anche Giulio Frezza, uno dei quattro amici al bar della canzone di Paoli. Fu proprio Frezza, quando chiuse i battenti il Giavotto, a lanciare l'idea agli altri amici di comprare il "Bar Porto Franco", in Sottoripa dietro Palazzo San Giorgio. Fu così che Gino Paoli, Giulio Frezza e i due fratelli Giorgio e Ottavio Celadon, i "quattro amici al bar", acquistarono la licenza del "Bar Porto Franco" dove decisero di portarsi anche Sergio "Sergin" Vassallo, il banconiere del Giavotto rimasto senza lavoro.
Tra i tanti che frequenteranno il Porto Franco, anche Renzo Piano che decide di donare una copia del suo progetto del Porto Antico al locale che verrà appesa alla parete.



 








4. Le botteghe che furono (e di cui nulla rimane)

Ci sono botteghe di cui nulla rimane se non una vecchia immagine che ci fa ricordare della sua esistenza. 
In questo capitolo raccoglierò raccoglierò cartoline o antiche immagini di botteghe di cui oggi si è persa ogni traccia. 


4.1 Vedova Casareto (Via Luccoli n. 1,  angolo Piazza Soziglia)

In Via Luccoli al civico 1, all'angolo con Piazza Soziglia, come testimonia l'immagine sottostante, esisteva un tempo la profumeria "Vedova Casareto": osservando le vetrine e le insegne possiamo solo immaginare l'amplissima scelta di prodotti di questa bottega di cui oggi purtroppo non rimane traccia.




4.2 Elisa Costa Cugini (Piazza San Luca n. 2-3)

In Piazza San Luca ai civici 2-3 c'era il negozio "Elisa Costa Cugini", negozio di biancheria che si poteva vantare di essere una premiata fabbrica di busti, come ci ricorda la cartolina sottostante.




4.3 Ditta Rag. Pietro Favari (Via del Campo n. 12)

In Via del Campo al civico 12 la ditta del ragionier Favari si occupava della acquaragia purissima "Le Pin", di cui, possiamo pensare, fosse l'importatore e distributore per Genova e non solo.




4.4 White Star Line (Via alla Nunziata n. 10)

In Via alla Nunziata al civico 10 c'era la sede genovese della compagnia internazionale "White Star Line" che, come potete vedere dalla carta intestata qui sotto, aveva sedi e filiali sparse per tutto il mondo.



4.5 Maglieria Canepa (Via Venti Settembre angolo Via Fieschi)





4.6 Galtrucco (Via Venti Settembre n. 213)

Nella parte alta di Via Venti Settembre vi era il grande negozio di tessuti Galtrucco di cui qui di seguito avete una cartolina publicitaria.



4.7 Chiosco in Salita del Fondaco (Salita del Fondaco)

Come testimonia la foto di seguito, negli anni 60 del secolo scorso avreste vi era un piccolo chiosco in cima a Salita del Fondaco. Era gestito dalla signora Esmeralda, come ebbe modo di raccontarmi un signore che abitava in zona, e la sua specialità era il citrato fresco. Non mancavano poi latte di mandorla o di cocco e il tamarindo.





4.8 Sabatini Fiaschetteria Firenze (Via San Vincenzo n. 143 - 145 r)

In Via San Vincenzo ai civici 143 e 145 rossi aveva sede il "deposito in città", come ci racconta la cartolina sottostante, della Fiaschetteria Sabatini, specializzata in vini del Chianti che venivano venduti, come ci racconta la bella insegna in ferro, a lire 2.20 al fiasco. 
Bellissima la cartolina che ci mostra l'arrivo al deposito in città di due carri trainati da cavalli e carichi, immaginiamo, di fiaschi di "vino Chianti finissimo" come recitano le parole sull'insegna accanto alla porta di ingresso di questa antica bottega, oggi scomparsa.





4.9 Ristorante Labò (Vico dei Sellai)








4.10 Caffè Concerto "Giardino d'Italia" (Acquasola)

Mark Twain nel 1867 nel suo "Innocent abroad" così descrive il Parco dell'Acquasola e questo "Caffè Concerto" sito dentro il Parco:

"𝐿𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑒 𝑖 𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖𝑙𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝐺𝑒𝑛𝑜𝑣𝑎 𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑎𝑐𝑒𝑣𝑜𝑙𝑒 𝑎𝑏𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑎𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑐𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑖𝑚𝑎 𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑖𝑛𝑎 𝑎𝑙 𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀, 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑒𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑣𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑟𝑎; 𝑒 𝑞𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖, 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑝𝑎𝑖𝑜 𝑑𝑜𝑟𝑒, 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑔𝑒𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑎𝑟𝑑𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑑𝑖𝑎𝑐𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐶𝑖 𝑟𝑒𝑐𝑎𝑚𝑚𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑟𝑐𝑜 𝑑𝑜𝑚𝑒𝑛𝑖𝑐𝑎 𝑠𝑒𝑟𝑎. 𝑉𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑑𝑢𝑒𝑚𝑖𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒, 𝑖𝑛 𝑔𝑟𝑎𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑜𝑡𝑡𝑖 𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑖𝑛𝑒. 𝐺𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑢𝑙𝑡𝑖𝑚𝑎 𝑚𝑜𝑑𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑎 𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑏𝑖𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑒 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑓𝑟𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑏𝑒𝑟𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑓𝑖𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑑𝑖 𝑛𝑒𝑣𝑒. 𝐿𝑎 𝑓𝑜𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑐𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑙 𝑔𝑖𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑟𝑐𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑠𝑓𝑖𝑙𝑎𝑡𝑎. 𝑆𝑢𝑜𝑛𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑏𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑒 𝑧𝑎𝑚𝑝𝑖𝑙𝑙𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑓𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑒; 𝑙𝑎 𝑙𝑢𝑛𝑎 𝑒 𝑙𝑒 𝑙𝑢𝑐𝑖 𝑎 𝑔𝑎𝑠 𝑖𝑙𝑙𝑢𝑚𝑖𝑛𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑛𝑎, 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑟𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖𝑛𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒 𝑏𝑟𝑖𝑙𝑙𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑒 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎𝑡𝑎. 𝑆𝑐𝑟𝑢𝑡𝑎𝑣𝑜 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑣𝑎 𝑒 𝑚𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖. 𝑀𝑎𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑖𝑚𝑖𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑑𝑖 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒𝑧𝑧𝑎. 𝑁𝑜𝑛 𝑣𝑒𝑑𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑜𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑙𝑒 𝑓𝑒𝑟𝑚𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑎 𝑠𝑝𝑜𝑠𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑞𝑢𝑖, 𝑝𝑜𝑖𝑐ℎ𝑒́, 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑐𝑖𝑑𝑒𝑟𝑠𝑖, 𝑠𝑖𝑛𝑛𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎."





4.11 Caffè della Concordia (Via Garibaldi)
 
Sito nel giardino pensile di Palazzo Tursi, con ingresso su Via Garibaldi dove oggi vi è la bottega storica Arduino (di cui trovate la storia in questa pagina al capitolo 1 dedicato a "Le botteghe storiche ancora esistenti"), era questo un punto di ritrovo della buona società genovese nell'Ottocento. Nel disegno qui di seguito eccovi il Caffè durante una festa degli ufficiali francesi. Nell'immagine di seguito invece ecco come appariva il grande gazebo in ferro battuto dove nel 1893 la principessa "Sissi" si sedette "per prendere un rinfresco" (vi rimando alla pagina de poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI ed al paragrafo a lei dedicato per approfondire il suo soggiorno genovese).
Oggi nulla rimane nel giardino di Palazzo Tursi ma se capitate nella bottega di Arduino sopracitata potrete osservare ancora il pavimento in marmo bianco e nero dell'ingresso di questo antico Caffè.





4.12 Cafè Restaurant Belvedere Carlo Erhart
 
Sul tetto dell'ascensore di Castelletto di levante un tempo vi era un ristorante: il "Cafè Restaurant Belvedere Carlo Erhart" di cui oggi nulla rimane se non il suo ricordo in vecchie foto. Sopravvive invece ancora oggi la bella ringhiera liberty che dall'ingresso superiore della struttura conduce al terrazzo dove un tempo avreste potuto godervi un caffè con una vista invidiabile (vi rimando alla pagina de gli EDIFICI pubblici per approfondire la storia dell'ascensore di Castelletto di Levante e degli altri ascendori e funicolari genovesi).
 
Antica immagine dell'ascensore di Castelletto di levante
 


4.13 Antica Osteria delle Murette (Vico sotto le Murette n. 11)

Al civico 11 di Vico delle Murette, vi era un'antica osteria di cui oggi nulla rimane se non qualche vecchia immagine ed i racconti di coloro che la frequentavano. Veniamo così a sapere che questa era una delle più rinomate osterie dell'epoca e che dagli inizi del XX secolo e fino agli anni 60 fu gestito dalla Scià Adelaide.
L'osteria era inserita in uno dei contesti più antichi del centro storico come ci fa capire il toponimo "Murette", che rimanda alle mura dette "del Barbarossa" (vi rimando alla pagina de le PORTE e de MURA di GENOVA per approfondire la loro storia) e a pochi passi da uno dei miei oratori preferiti, l'Oratorio di Sant'Antonio Abate alla Marina (di cui trovate la storia alla pagina de gli ORATORI e le CASACCE).
Poco distante da questa antica osteria vi era poi il Teatro delle Marionette di Nicola Tanlongo, detto "O Fuego", uno dei più noti burattinai di Genova (vi rimando alla pagina dedicata a i TEATRI storici per approfondire la sua storia e quella dei tanti teatri storici cittadini). 

L'ingresso dell'Antica Osteria delle Murette


4.14 Ristorante "Uovo di Colombo"

In occasione delle Colombiadi del 1892 fu costruita una singolare struttura alta 26 metri, a tre piani, a forma di uovo, che ospitava un ristorante dal nome evocativo "Uovo di Colombo". Vito Elio Petrucci ci racconta che la specialità di questo ristorante era  (sorpresa!)  le uova cucinate in tantissime maniere.






4.15 Ristorante "La Grotta" (Via Sestri, Sestri Ponente, Genova)

Dove oggi sorge un grande magazzino in Via Sestri, un tempo vi era un luogo magico dove potevate andare a pranzo o cena: una grotta con tanto di laghetto con barchetta.
Il ristorante "La Grotta" non era soltanto un ristorante propriamente detto ma anche un bar, una enoteca e in alcuni periodi dell'anno o per particolari eventi anche un birrificio, come ci raccontano le cronache dell'epoca.
Si narra che tra i suoi avventori ci fosse anche Napoleone. Di sicuro potevate incontrare qui negli anni '50 del Novecento il Campionissimo Fausto Coppi che, come sapete, prediligeva Sestri Ponente e qui veniva a pranzo coi suoi amici sestresi.
La Grotta chiuderà negli anni '50 per lasciare spazio a nuovi edifici ed oggi ci rimangono solo le immagini e qualche racconto di chi da bambino vide questo luogo della Genova che fu a ricordare questo ristorante così particolare.







Le botteghe storiche da raccontare non sono finite...

(...continua)


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30 commenti:

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    1. Eh sì, proprio una città fantastica e tutta da scoprire!

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  2. Vogliamo anche dove poter consigliare dove andare a mangiare un ottimo pesto...

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    1. Ti consiglio "Sa Pesta" in Via Giustiniani (descritto in questa pagina al paragrafo 7): è famoso per la sua buonissima farinata ma anche il pesto ha un suo perché.
      Oppure, se ti va, vai nella pagina de "le RICETTE genovesi" e scopri come prepapar un ottimo pesto con le tue mani!

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  3. e caffarena dove l'avete messo?!!?!

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    1. il mitico Ferramenta Caffarena di Via Chiabrera... un giorno ne parlerò!

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  4. Quante volte sono passata davanti a quelle vetrine e i loro colori! Le botteghe del centro storico sono davvero l'anima di Genova...attualmente un pò perduta, purtroppo. In ogni caso, alcune resistono, forse imperterrite e orgogliose o forse semplicemente indifferenti all'incombere del cattivo gusto

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    1. Hai proprio ragione, queste botteghe sono l'anima dei vicoli di Genova.
      Salvaguardarle significa proteggere e conservare la memoria storica della città: entrare dentro di esse ti catapulta in tempi lontani!

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  5. ....merita una menzione anche la Libreria Antiquaria Dallai....in Piazza De Marini

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  6. Da genovese non mi ero mai soffermato su questi aspetti della nostra splendida, ma bistrattata, città.
    Ti ringrazio per il tuo ottimo lavoro e spero che lo continuerai.

    Complimenti!!
    claudio

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    1. Ciao Claudio! grazie per le tue parole di apprezzamento!
      Non preoccuparti, il mio "lavoro" continua! Genova è una città ricca di tesori nascosti e sono ancora tanti quelli che devo raccontare!

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  7. Ciao Antonio per prima cosa ti faccio i miei complimenti.
    Ho trovato il tuo Blog su un gruppo di Facebook e da quel giorno mi leggo tutto quello che hai messo.
    Lavorando in centro storico (Spazzino) ogni vicolo ora lo guardo diversamente grazie a te.
    Continua cosi sei un grande e ti ringrazio questo blog l'ho già detto a un sacco di colleghi.
    Ps Non hai mai pensato di farci un libro.
    Ciao a presto.
    Bruno

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    1. Caro Bruno, Ti ringrazio moltissimo per ciò che mi hai scritto. Come dico spesso lo scopo del mio lavoro e far conoscere la bellezza nascosta di Genova affinché ognuno di noi sia più consapevole dei tesori che lo circondano. Sono felice di farTi osservare i nostri vicoli con un occhio diverso e grazie di diffondere tra i tuoi colleghi la conoscenza del mio blog.

      P.s.: per il momento mi limito a scrivere su questo blog ma chissà, in futuro, se qualcuno me lo proporrà, potrei pensare di scrivere un libro sui segreti e la bellezza che Genova nasconde!

      P.s. 2: un grazie speciale a te e ai tuoi colleghi che ogni giorni contribuite alla pulizia e al decoro del centro storico di Genova!

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  8. Che spettacolo incredibile.

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  9. Forse varrebbe la pena di citare il negozio di argenteria Gismondi (quello in via Galata): casa fondata nel 1763 e (allora) specializzata in oggetti sacri.

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  10. Guardiamo il futuro con visuale a 180 gradi, il passato è passato non maciana più. Non si può pretendere di mantenere aperti vecchi negozi solo per nostalgia o ricordi nostalgici, e far pagare la merce ( stessa merce ) il doppio del Supermercato. I negozi storici andavano bene 60 anni fa, ed i miei tanti ricordi li rivedo come in un film, poi il tempo, l'avvento dei Supermecati a superato ogni cosa, tanti han chiuso per insufficenza di incasso, per naturalezza dei tempi, per mancati quadagni che procuravano grandi perdite. I tempi cambiano dobbiamo essere veloci a cambiare noi stessi adeguandoci altrimenti finiremo travolti.

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  11. ciao Antonio,

    c'è un'altra friggitoria che è sicuramente un locale storico, anche se non iscritto agli elenchi ufficiali della città.
    E' la friggitoria in sottoripa molto vicina a San Lorenzo, e molto vicino a Gran Ristoro.
    Il nome mi è ignoto, perché non ha nemmeno un'insegna!!!!
    E' vicina al panificio "Il Genovino": si vede in questa immagine di Google?

    Ci lavora una simpatica vecchina, e i prodotti sono tanto buoni quanto economici!

    https://www.google.it/maps/@44.4090596,8.9291051,3a,75y,53.98h,66.52t/data=!3m5!1e1!3m3!1sJYU5TUNIGoKe1_WRObvFlw!2e0!3e5?hl=it

    la conosci?

    Non ne ho trovato traccia da nessuna parte su internet.

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  12. Grazie per tutto questo.

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  13. come mai non hai parlato della vedova Romanengo?....della principessa Sissi.....della casa reale inglese? sono piccole cose ma quando mi capita di "acchiappare" qualcuno che guarda le vetrine e racconto....sono tutti molto interessati

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  14. Ciao tra le botteghe più vecchie di Genova non hai menzionato la Vetreria Bottaro, che a Genova e una delle più vecchie, P.zza Scuole Pie.

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  15. Ciao Antonio, ti scrivo qua perchè non ho trovato info di contatto in giro per il sito, probabilmente lo sai, ma le botteghe storiche di Genova sono anche un circuito promosso ufficialmente dalla camera di commercio di Genova che, ultimamente, mi ha chiesto di dedicargli un sito internet. La lista in questo articolo non coincide al 100% con la nostra, magari abbiamo informazioni e materiale che ti interessa, visto il lavoro che è stato fatto nei mesi passati, e magari anche tu hai materiale e informazioni che potremmo scambiarci.

    Insomma, collaboriamo, visto che il nostro obiettivo è comune!

    Ti lascio il link al sito, da cui puoi attingere tutte le informazioni che vuoi, citandone però la fonte ;)

    www.botteghestorichegenova.it/

    Magari ci si può anche incontrare un giorno per un caffè, che ne dici?

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  16. Buona sera. Ho letto l'articolo sulla latteria di piazza sarzano e posso dirle che si chiamava latteria Gina. La conosco perché i miei nonni abitavano proprio sopra (tra l'altro un palazzo medievale ricco di storia: pensi che in cucina c'era ancora il focolare risalente al trecento). Ho conosciuto i proprietari che l' hanno gestita fino negli anni 80. E' stata chiusa quando sono iniziati i lavori per l'università e il comune ha dato lo sfratto a tutti, abitanti compresi. Complimenti per le ricerche.

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  17. Bellissimo servizio......Grazie......................Giusy

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  18. Gran Amarcord, Genova è Bellissima ma tenuta molto male, colpa di coloro che gestiscono la cosa pubblica, ma anche dei suoi abitanti. Non ho mai visto un negoziante pulire il pezzo di strada davanti al suo negozio. I negozi storici, alcuni sono tenuti pessimamente, manca la cultura purtroppo.

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  20. Hello Mr. Figari. Do you have any reference on the Costa Family from Via Chabrera please
    They used to be on the Coffee Business long time ago

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  21. Ammiro la Sua cultura e amore per la storia genovese, ed approfitto per chiederLe, se ricordo bene, che oltre a Pissinbono in via XXV Aprile ci fosse negli anni ´40 /´50 un altro negozio di abbigliamento all´inglese altrettanto valido dove mio padre si serviva. Ricordo bene ? Spero Lei mi sappia dar riscontro;

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  22. Qualcuno sa il nome di un negozio hi fi di via del campo degli anni 70?? Allora era il migliore

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