Questa pagina é dedicata alle "arti minori": con questo termine si indicano tutte le forme artistiche che differiscono dalla pittura, scultura ed architettura. Non è quindi da intendersi quale termine dispregiativo e, proseguendo la vostra lettura, potrete rendervene conto anche voi.
Il centro storico genovese era una fucina di idee dove abili artigiani, con la loro arte, creavano per le dimore dei nobili genovesi mobilio, argenteria, ceramiche, loggioni (piastrelle decorate di orine moresca), statuine dei presepi e tanto altro. Vi erano poi forme d'arte minore per così dire "da esterno", quali i "risseu", che ancora oggi decorano i giardini genovesi o i sagrati delle chiese.
INDICE
1. Il "risseu"
2. I laggioni
3. Le monete genovesi
4. I Sepolcri
5. Il presepe genovese
6. L'arredo urbano
1. Il "risseu"
***
1. Il "risseu"
Il "risseu" è una composizione fatta di ciottoli di pietra che orna i sagrati di molte chiese liguri, ma anche di piazze, giardini e strade.
Il genovese "risseu" significa proprio ciottolo.
A Genova sono rimasti pochi gli spazi urbani che ancora conservano segni di questa antica arte ligure.
Uno dei più noti e abili maestri del "risseu" nel Novecento fu Armando Porta, mosaicista per passione, morto alcuni anni fa, che portò il suo mestiere nel rifacimento del mosaico delle Turchine a Palazzo Reale o in Campo Pisano, per far due esempi noti.
Da piccino ebbi la fortuna di conoscere il maestro Porta, il quale insegnava calcio ai bambini che come me studiavano dai Gesuiti a Genova.
Sono ancor più felice quindi di poterVi mostrare alcune delle sue opere e di parlare di questa antica arte con la quale, con qualche semplice colore, il blu, il bianco e alcune volte il rosso dei ciottoli, venivano ornati spazi pubblici cittadini ma anche cortili di ville e palazzi nel centro storico di Genova.
Nei prossimi paragrafi troverete i luoghi dove ancor asi conservano a Genova i più pregevoli esempi di questa antica arte.
INDICE
1.1 Il "risseu" di Palazzo Reale (già nel Convento della Monache Turchine)
1.2 Il "risseu" di Campo Pisano
1.3 Il "risseu" di Palazzo del Principe
1.4 Il "risseu" di Palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano (Palazzo Interiano Pallavicini)
1.5 Il risseu" del Santuario della Madonnetta
1.6 Il "risseu" della chiesa di Santa Maria degli Incrociati
1.7 Il "risseu" del Santuario di Nostra Signora del Monte
1.8 Il "risseu" del monastero di Santa Chiara
1.9 Il "risseu" del chiostro del Santuario di Nostra Signora di Belvedere
1.10 Il "risseu" dell'Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Multedo
1.11 Il "risseu" della Certosa di Rivarolo
1.12 Il "risseu" della chiesa vecchia di San Gottardo
1.13 Il "risseu" della chiesa di San Siro di Struppa
1.14 Il "risseu" dell'antica chiesa di Nostra Signora della Neve a Bolzaneto
1.1 Il "risseu" di Palazzo Reale (già nel Convento della Monache Turchine)
Il risseu di Palazzo Reale è il rifacimento, eseguito dal Maestro Armando Porta, del risseu un tempo nel cortile del Convento delle Monache Turchine (per approfondire la storia di questo convento vi rimando alla pagina de le CHIESE di GENOVA). O meglio, per affidarci alle parole incise su una lastra in marmo posizionata accanto alla firma di Porta ai piedi del risseu, si tratta del "mosaico proveniente dal distrutto convento delle Turchine quivi ricostruito 1965 1966 da A. Porta".
Dopo un attento restauro del 2018 eseguito da Gabriele Gelatti, allievo del Maestro Porta, che ha permesso di ricostruire alcuni dettagli andati perduti nel tempo, oggi il risseu si presenta più bello che mai con i suoi ciottoli bianchi e neri e qualche dettaglio a colori. Per osservarlo al meglio il mio consiglio è quello di affacciarsi dal terrazzo del primo piano nobile di Palazzo Reale che affaccia sul mare. Da lì avrete il risseu ai vostri piedi.
Nelle due foto qui di seguito ecco il risseu come si presentava nella sua collocazione originaria e come si presenta oggi visto dal terrazzo del primo piano nobile.
Il risseu come si presente oggi a Palazzo Reale, visto dal terrazzo del piano nobile di Palazzo Reale (foto di Antonio Figari) |
Le figure rappresentate nel risseu includono scene tratte dalla vita quotidiana come un mugnaio, una scena di pesca, un pastore, animali domestici e selvatici, e figure mitologiche come la fenice (simbolo del sole), il centauro (simbolo della luna), e l'ippocampo (simbolo del mare).
Tra i disegni compare una data e precisamente "DIE XXIII IULY MDCCXXXVIII" ossia il 23 luglio 1739, data in cui questo mosaico di ciottoli fu completato ed inaugurato ( negli stessi anni venivano inaugurati il risseu al Santuario della Madonnetta e quello antistante l'Oratorio dei SS. Nazario e Celso come potrete leggere nei paragrafi seguenti).
Di seguito alcuni dettagli di questo risseu:
2.1 Palazzo San Giorgio
I laggioni in questo palazzo ricoprono le pareti dello scalone e i pavimenti e parte dei muri della Sala del Capitano del Popolo.
Mentre i laggioni dello scalone sono novecenteschi, la Sala del Capitano conserva molti antichi laggioni affiancati ai moderni.
2.3 Palazzo di Nicolò Spinola in Via San Luca n. 14
In questo palazzo sono conservati laggioni: purtroppo, nonostante sia entrato nel palazzo non sono ancora riuscito ad verificare dove essi si trovino, la loro qualità e la loro quantità.
2.4 Palazzo Gentile in Vico delle Fasciuole 14
Superato il bel portale in pietra nera, si entra nel piccolo atrio da cui diparte lo scalone: lungo le pareti sono ancora conservati molti laggioni molto ben conservati.
A differenza degli altri palazzi di cui vi parlo in questa pagina, i laggioni qui presenti non sono catalogati in nessun libro poichè pressochè sconosciuta è la loro presenza. Io stesso li ho scoperti per caso riuscendo ad entrare qui dentro nel gennaio del 2020.
2.5 Palazzo dei Fattinanti in Piazzetta Cambiaso n. 1
Questo palazzo, gravemente danneggiato nella Seconda Guerra Mondiale, conserva ancora l'antico portale e all'interno lo scalone e alcuni affreschi. Tra le bellezze rimaste in piedi ci sono anche alcuni laggioni conservati in cima allo scalone: pochi, in verità, ma di una grande varietà come potete osservare dalle foto.
2.6 Palazzo Di Negro in Piazza della Lepre n. 9
2.7 Palazzo in Vico del Campanile delle Vigne n. 7
In questo palazzo sono conservati alle pareti del piccolo atrio alcuni laggioni di diverse tipologie.
2.13 Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani 12)
Questo palazzo conserva alcuni laggioni lungo lo scalone.
2.14 Palazzo in Via San Bernardo n. 10
Le pareti dello scalone e della piccola loggia del palazzo al civico 10 di Via San Bernardo erano un tempo ricoperti di laggioni. Oggi ne rimangono alcuni solo lungo la parete della loggia del primo piano.
2.15 Chiesa di Santa Maria di Castello
(continua...)
![]() |
(foto di Antonio Figari) |
![]() |
(foto di Antonio Figari) |
![]() |
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
1.2 Il "risseu" di Campo Pisano
Campo Pisano, scenografica piazza del quartiere del Molo, sita tra Piazza Sarzano e l'antico seno di Giano, primo porto di Genova dove secondo la tradizione sbarcò il dio romano bifronte, ha un bellissimo risseu eseguito dal Maestro Porta e raffigurante un veliero ed intorno i simboli della quattro repubbliche marinare.
Vi rimando alla pagina de i FANTASMI di GENOVA per approfondire la storia di questa piazza e delle leggende che aleggiano su di essa.
1.3 Il "risseu" di Palazzo del Principe
Le due rampe antistanti il colonnato di Palazzo del Principe che conducono nel giardino all'italiana, al centro del quale troneggia la Fontana del Nettuno, commissionata da Giovanni Andrea I Doria ed eseguita da Taddeo Carlone, conservano una bella pavimentazione a ciottoli bianco e neri opera del Maestro Porta.
1.4 Il "risseu" di Palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano (Palazzo Interiano Pallavicini)
La parte più alta del giardino di palazzo Interiano è costituita da un terrazzamento con al centro una fontana ed intorno quattro aiuole dove crescono rigogliosi alcuni aranci ed altre piante da frutta. La pavimentazione dei vialetti che corrono intorno alle aiuole ed alla fontana è decorata da un risseu che si può facilmente osservare da Villetta di Negro.
1.5 Il "risseu" del Santuario della Madonnetta
Nel cortile antistante l'ingresso del Santuario della Madonnetta, famoso per conservare al suo interno uno dei presepi più belli di Genova, vi è una splendida pavimentazione a ciottoli bianchi e neri.
Questo "risseu" è opera di Bartolomeo Storace e risale al 1732, come si legge nei ciottoli dinanzi al pozzo, posizionato dal alto opposto l'ingresso della chiesa.
Anche i lati de pozzo sono interamente ricoperti da ciottoli bianchi e blu.
Dietro di esso vi è una "Pietà", scultura opera di Domenico Parodi.
Al centro del risseu troneggia lo stemma degli Agostiniani Scalzi ed intorno varie composizioni.
1.6 Il "risseu" della chiesa di Santa Maria degli Incrociati
Durante i lavori per la costruzione della metropolitana di Genova, furono rinvenuti nella zona di Piazza Raggi, dove un tempo sorgeva la chiesa di Santa Maria degli Incrociati, i resti dell'antico risseu che ricopriva il sagrato della stessa.
Oggi questi resti sono visibili all'interno della stazione della metropolitana di Brignole.
1.7 Il "risseu" del Santuario di Nostra Signora del Monte
Il Santuario del Monte ha un sagrato interamente ricoperto da risseu.
1.8 Il "risseu" del monastero di Santa Chiara
Il porticato davanti all'ingresso della chiesa all'interno del monastero di Santa Chiesa conserva un risseu eseguito nel 1654 su cartoni di Domenico Fiasella, autore anche di affreschi all'interno della chiesa stessa.
Il mosaico rappresenta episodi della Bibbia ed i simboli dei quattro evangelisti.
1.9 Il "risseu" del chiostro del Santuario di Nostra Signora di Belvedere
Il piccolo chiostro del Santuario di Nostra Signora di Belvedere, unico testimone superstite della fase di costruzione duecentesca di questo complesso religioso, conserva l'antico ciottolato lungo tutto il camminamento coperto.
1.10 Il "risseu" dell'Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Multedo
Davanti all'ingresso dell'Oratorio vi è un piccolo risseu con motivi simbolici e la data 1744.
1.11 Il "risseu" della Certosa di Rivarolo
Il chiostro della Certosa di Rivarolo conserva il risseu di 760 metri quadri, il più grande e antico della Liguria, costruito tra il 1546 ed il 1671.
La data del 1671 "disegnata" con i ciottoli del risseu (foto di Antonio Figari) |
Una tratto del risseu nel chiostro della Certosa di Rivarolo (foto di Antonio Figari) |
1.12 Il "risseu" della chiesa vecchia di San Gottardo
Il sagrato della chiesa vecchia di San Gottardo (così detta per distinguerla dalla moderna costruita negli anni '60 del novecento che le sorge accanto), in Val Bisagno, conserva un bel risseu risalente al diciannovesimo secolo. Nel 2019 si è provveduto ad un restauro che lo ha riportato all'antico splendore. Gli artigiani che hanno lavorato al restauro di questo antico risseu hanno utilizzato le tipiche pietre bianche (quarzo o calcite) provenienti dal greto del Bisagno e nere/verdi (serpentine) raccolte invece sulla spiaggia di Vesima, lo stesso materiale che venne utilizzato nell'ottocento da coloro che crearono questo risseu dai motivi geometrici che oggi ha riacquistato il suo antico splendore.
Vi rimando alla pagina de i SEGRETI dei VICOLI della GRANDE GENOVA per approfondire la storia di questa chiesa.
1.13 Il "risseu" della chiesa di San Siro di Struppa
Il sagrato dell'antica chiesa di San Siro a Struppa conserva un risseu a quadrati bianchi e neri restaurato e riportato all'antico splendore nel 1988.
1.14 Il "risseu" dell'antica chiesa di Nostra Signora della Neve a Bolzaneto
L'antica chiesa di nostra Signora della Neve a Bolzaneto fu demolita nel 1960, dopo che venne costruita una nuova chiesa dallo stesso titolo nel 1956, inaugurata nel 1960.
Non tutto dell'antica chiesa andò distrutto: l'antico risseu del sagrato fu ricoperto da uno strato di cemento e divenne spiazzo per il posteggio delle auto dei condomini di un vicino condominio.
Nel 2017, prima dei lavori che trasformarono quello spazio occupato dal risseu in una strada, il Comune decise di intervenire e di ripristinare l'antico risseu ottocentesco spostandolo e ricomponendolo nel giardino di Villa Ghersi Carrega, sede del Municipio di Bolzaneto, dove oggi si può ammirare.
***
2. I laggioni
I laggioni sono piastrelle decorate a rilievo che decorano gli spazi interni di alcuni palazzi del centro storico di Genova ma non solo: il campanile di Sant'Agostino, unico nel suo genere, è decorato da queste piastrelle maiolicate.
Il termine laggione deriva dalla parola araba "Al Zuleja", parola che ha dato origine anche allo spagnolo "Azulejo" o al napoletano "Riggiola".
Essi sono silenziosi testimoni di quel "melting pot", di quella mescolanza di culture ed esperienze artistiche millenaria dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo.
E sono proprio i traffici di Genova nel Mediterraneo, in particolare con la Spagna, a far sì che questa nuova forma di arte arrivi nella nostra città.
In giro per i vicoli ci sono ancora alcuni palazzi e chiese che conservano queste splendide decorazioni di origine moresca.
Di seguito ecco dove potete trovarli in giro nei vicoli.
INDICE
2.1 Palazzo San Giorgio
2.2 Palazzo Pinelli in Piazza Pinelli n. 2
2.3 Palazzo di Nicolò Spinola in Via San Luca n. 14
2.4 Palazzo Gentile in Vico delle Fasciuole 14
2.2 Palazzo Pinelli in Piazza Pinelli n. 2
2.3 Palazzo di Nicolò Spinola in Via San Luca n. 14
2.4 Palazzo Gentile in Vico delle Fasciuole 14
2.5 Palazzo dei Fattinanti in Piazzetta Cambiaso n. 1
2.6 Palazzo Di Negro in Piazza della Lepre n. 9
2.7 Palazzo in Vico del Campanile delle Vigne n. 7
2.8 Palazzo di Domenico Grillo in Piazza delle Vigne n.4
2.9 Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli in Via Luccoli n. 23
2.6 Palazzo Di Negro in Piazza della Lepre n. 9
2.7 Palazzo in Vico del Campanile delle Vigne n. 7
2.8 Palazzo di Domenico Grillo in Piazza delle Vigne n.4
2.9 Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli in Via Luccoli n. 23
2.10 Palazzo in Via Luccoli n. 26
2.11 Palazzo di Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria) in Piazza San Matteo n. 17
2.12 Palazzo Orazio e Gio. Francesco De Franceschi in Via San Lorenzo n.19
2.13 Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani 12)
2.14 Palazzo in Via San Bernardo n. 10
2.15 Chiesa di Santa Maria di Castello
2.16 Campanile di Sant'Agostino
2.17 Museo di Sant'Agostino
2.13 Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani 12)
2.14 Palazzo in Via San Bernardo n. 10
2.15 Chiesa di Santa Maria di Castello
2.16 Campanile di Sant'Agostino
2.17 Museo di Sant'Agostino
2.18 Chiesa di Santa Maria della Cella e San Martino
2.19 Villa Borzino
2.1 Palazzo San Giorgio
I laggioni in questo palazzo ricoprono le pareti dello scalone e i pavimenti e parte dei muri della Sala del Capitano del Popolo.
I laggioni della Sala del Capitano del Popolo di Palazzo San Giorgio (foto di Antonio Figari) |
Mentre i laggioni dello scalone sono novecenteschi, la Sala del Capitano conserva molti antichi laggioni affiancati ai moderni.
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
2.3 Palazzo di Nicolò Spinola in Via San Luca n. 14
In questo palazzo sono conservati laggioni: purtroppo, nonostante sia entrato nel palazzo non sono ancora riuscito ad verificare dove essi si trovino, la loro qualità e la loro quantità.
2.4 Palazzo Gentile in Vico delle Fasciuole 14
Superato il bel portale in pietra nera, si entra nel piccolo atrio da cui diparte lo scalone: lungo le pareti sono ancora conservati molti laggioni molto ben conservati.
A differenza degli altri palazzi di cui vi parlo in questa pagina, i laggioni qui presenti non sono catalogati in nessun libro poichè pressochè sconosciuta è la loro presenza. Io stesso li ho scoperti per caso riuscendo ad entrare qui dentro nel gennaio del 2020.
2.5 Palazzo dei Fattinanti in Piazzetta Cambiaso n. 1
Questo palazzo, gravemente danneggiato nella Seconda Guerra Mondiale, conserva ancora l'antico portale e all'interno lo scalone e alcuni affreschi. Tra le bellezze rimaste in piedi ci sono anche alcuni laggioni conservati in cima allo scalone: pochi, in verità, ma di una grande varietà come potete osservare dalle foto.
I laggioni conservati in Palazzo dei Fattinanti (foto di Antonio Figari) |
Particolare dei laggioni di Palazzo dei Fattinanti (foto di Antonio Figari) |
Un altro particolare dei laggioni di Palazzo dei Fattinanti (foto di AntonioFigari) |
2.6 Palazzo Di Negro in Piazza della Lepre n. 9
Palazzo di Negro conserva una splendida decorazione a laggioni lungo tutto lo scalone e sulle pareti della loggia del primo piano.
2.7 Palazzo in Vico del Campanile delle Vigne n. 7
In questo palazzo sono conservati alle pareti del piccolo atrio alcuni laggioni di diverse tipologie.
Da testimonianze orali di coloro che qui abitano ho appresso che un tempo qui i laggioni ricoprivano le pareti del piccolo atrio e dello scalone. La loro distruzione avvenne durante recenti lavori di restauro del palazzo quando non ne fu riconosciuta l'antichità e la preziosità e gli stessi furono scambiati per semplici piastrelle colorate.
Particolare dei laggioni del Palazzo in Vico del Campanile delle Vigne n.7 (foto di Antonio Figari) |
altri laggioni del Palazzo in Vico del Campanile delle Vigne n.7 (foto di Antonio Figari) |
2.8 Palazzo di Domenico Grillo in Piazza delle Vigne n. 4
Questo splendido palazzo, edificato nel 1545 per volere di Domenico Grillo in occasione del matrimonio di quest'ultimo con Nicoletta Imperiale, come ci ricorda un'epigrafe posta nell'atrio, conserva ancora alcuni laggioni tra le piastrelle in cotto di un piccolo vano sottoscala.
2.9 Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola) in Via Luccoli n. 23
Questo palazzo, sito in via Luccoli al civico 23, conserva alcuni laggioni incorniciati in due piccoli quadri appesi lungo lo scalone.
2.10 Palazzo De Mari in Via Luccoli n. 26
Questo è forse il palazzo dove sono conservati quantitativamente e qualitativamente i più bei laggioni della Superba.
Una volta nell'atrio di questo palazzo c'era una simpatica vecchina che vendeva cesti di vimini, mestiere che aveva ereditato da suo padre. Quando ella decise di chiudere bottega, il portone, a seguito di illecite intrusioni, venne chiuso e i laggioni rimasero fruibili solo per i condomini del palazzo. Mi ha raccontato colui che mi ha fatto entrare che, approfittando della mancanza di controllo, è accaduto che alcune delle splendide piastrelle siano state smurate e sottratte. Non rimase quindi altra scelta che tenere chiuso il portone anche di giorno: ciò purtroppo, se da una parte preserva questo tesoro, dall'altra impedisce ai passanti di godere della bellezza di queste decorazioni di origine moresca.
2.11 Palazzo di Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria) in Piazza San Matteo n. 17
Il palazzo che fu del grande ammiraglio genovese conserva alcuni splendidi laggioni.
2.12 Palazzo Orazio e Gio. Francesco De Franceschi in Via San Lorenzo n. 19
Questo splendido palazzo, edificato nel 1545 per volere di Domenico Grillo in occasione del matrimonio di quest'ultimo con Nicoletta Imperiale, come ci ricorda un'epigrafe posta nell'atrio, conserva ancora alcuni laggioni tra le piastrelle in cotto di un piccolo vano sottoscala.
2.9 Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola) in Via Luccoli n. 23
Questo palazzo, sito in via Luccoli al civico 23, conserva alcuni laggioni incorniciati in due piccoli quadri appesi lungo lo scalone.
I laggioni di Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (foto di Antonio Figari) |
2.10 Palazzo De Mari in Via Luccoli n. 26
Questo è forse il palazzo dove sono conservati quantitativamente e qualitativamente i più bei laggioni della Superba.
Una volta nell'atrio di questo palazzo c'era una simpatica vecchina che vendeva cesti di vimini, mestiere che aveva ereditato da suo padre. Quando ella decise di chiudere bottega, il portone, a seguito di illecite intrusioni, venne chiuso e i laggioni rimasero fruibili solo per i condomini del palazzo. Mi ha raccontato colui che mi ha fatto entrare che, approfittando della mancanza di controllo, è accaduto che alcune delle splendide piastrelle siano state smurate e sottratte. Non rimase quindi altra scelta che tenere chiuso il portone anche di giorno: ciò purtroppo, se da una parte preserva questo tesoro, dall'altra impedisce ai passanti di godere della bellezza di queste decorazioni di origine moresca.
(foto di Antonio Figari) |
Particolare dei laggioni al primo piano (foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
2.11 Palazzo di Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria) in Piazza San Matteo n. 17
Il palazzo che fu del grande ammiraglio genovese conserva alcuni splendidi laggioni.
2.12 Palazzo Orazio e Gio. Francesco De Franceschi in Via San Lorenzo n. 19
Detto palazzo conserva queste particolari decorazioni lungo tutto lo scalone: è uno dei palazzi dei vicoli, insieme a Palazzo De Mari e a Palazzo Di Negro, dove si sono conservate quantitativamente più laggioni di tutta Genova.
Le pietre nere dello scalone e i colori sgargianti dei laggioni (foto di Antonio Figari) |
I laggioni lungo lo scalone
(foto di Antonio Figari) |
Particolare dei laggioni dello scalone (foto di Antonio Figari) |
2.13 Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani 12)
Questo palazzo conserva alcuni laggioni lungo lo scalone.
Particolare dei laggioni d Palazzo Giustiniani (foto di Antonio Figari) |
Altro particolare dei laggioni d Palazzo Giustiniani (foto di Antonio Figari) |
2.14 Palazzo in Via San Bernardo n. 10
Le pareti dello scalone e della piccola loggia del palazzo al civico 10 di Via San Bernardo erano un tempo ricoperti di laggioni. Oggi ne rimangono alcuni solo lungo la parete della loggia del primo piano.
I laggioni al primo piano del Palazzo in Via San Bernardo n. 10 (foto di Antonio Figari) |
2.15 Chiesa di Santa Maria di Castello
In
questa chiesa sono conservati, ai lati della Cappella Botto, lungo la
navata laterale destra, laggioni a rilievo (cuenca) di origine spagnola, prodotti a Siviglia nella prima metà del XVI Secolo, sovrastati da
piastrelle lisce italiane.
Le piastrelle italiane, risalenti alla prima metà del XVI Secolo, che a differenza di quelle di origine spagnola sono lisce e non a rilievo, sono in parte a soggetto astratto ed in parte a soggetto sacro con le raffigurazioni di San Giovanni Battista sul lato sinistro e San Giorgio sul lato destro. Questi due soggetti sono stati ripresi dai maestri ceramisti da due dipinti dell'epoca non più esistenti.
Le piastrelle italiane, risalenti alla prima metà del XVI Secolo, che a differenza di quelle di origine spagnola sono lisce e non a rilievo, sono in parte a soggetto astratto ed in parte a soggetto sacro con le raffigurazioni di San Giovanni Battista sul lato sinistro e San Giorgio sul lato destro. Questi due soggetti sono stati ripresi dai maestri ceramisti da due dipinti dell'epoca non più esistenti.
Laggioni spagnoli in basso e piastrelle dipinte italiane nella parte alta
(foto di Antonio Figari) |
Laggioni spagnoli in basso e piastrelle dipinte italiane nella parte alta
(foto di Antonio Figari) |
Altri
laggioni sono conservati nella Cappella dedicata a San Biagio, che si
trova alla destra della Cappella Botto, questa volta per terra e
purtroppo mal conservati, anche se alcuni fortunatamente hanno resistito
ai secoli e possono essere ancora ammirati in tutta la loro bellezza.
Si tratta di un motivo decorativo molto particolare nel quale sembrano come disegnati tanti piccoli ossi (non a caso questo motivo è denominato "heusos o tibia"), che troviamo solo in questa cappella dove si conservano settanta esemplari. Il luogo di produzione di questi laggioni, risalenti alla fine del XV secolo, è l'area di Valencia.
Particolari dei laggioni nella Cappella dedicata a San Biagio (foto di Antonio Figari) |
2.16 Campanile di Sant'Agostino
Il campanile di Sant'Agostino, unico nel suo genere, è decorato da piastrelle policrome lungo tutta la sua cupola: l'effetto ottico è straordinario soprattutto quando il sole colpisce dette maioliche creando una particolare luce tutto intorno.
Alcune piastrelle sono poi conservate anche lungo le facciate.
Alcune piastrelle sono poi conservate anche lungo le facciate.
Il campanile maiolicato di Sant'Agostino
(foto di Antonio Figari) |
Alcuni laggioni in facciata al campanile di Sant'Agostino
(foto di Antonio Figari) |
2.17 Museo di Sant'Agostino
Il Museo di Sant'Agostino ha una sezione dedicata ai laggioni: Vi consiglio una visita per godere della meraviglia di queste antiche piastrelle.
Il Museo di Sant'Agostino ha una sezione dedicata ai laggioni: Vi consiglio una visita per godere della meraviglia di queste antiche piastrelle.
2.18 Chiesa di Santa Maria della Cella e San Martino
Dalla seconda cappella a sinistra a sinistra, attraverso due porte si accede alla cappella del Battistero, in origine cappella della famiglia Salvago. In questa grande stanza le pareti sono rivestite di laggioni.
2.19 Villa Borzino
Villa Borzino a Busalla, realizzata nel XX Secolo su progetto dell'architetto Giuseppe Crosa di Vergagni, conserva alcuni antichi laggioni nei rivestimenti interni di due camini monumentali del piano terreno. E' probabile che gli stessi provengano dai palazzi genovesi. Non era inusuale infatti il reimpiego di queste antiche piastrelle maiolicate in edifici otto-novecenteschi, dopo essere state staccate dalla loro sede originaria.
***
3. Le monete genovesi
Il denaro, visto spesso solo come strumento, anche nella sua accezione negativa di "sterco del diavolo" come lo definiva San Basilio, è, nella sua fisicità, frutto di un lavoro di secoli e, osservando le monete che sono circolate nella nostra città, possiamo rendercene conto.
La potenza finanziaria genovese si esprimeva anche attraverso le sue monete che circolavano in tutto il mondo allora conosciuto. Non a caso il poeta e scrittore spagnolo Francisco de Quevedo così raccontava l'oro ed il denaro: "Nelle Indie con onore nasce / e in giro dove il mondo l'accompagna / finisce per morir qui in Spagna /mentre a Genova qualcuno lo seppellisce".
Nei Musei di Strada Nuova e precisamente a Palazzo Tursi vi sono alcune sale dedicate alle monete genovesi dove poter osservare la sua evoluzione che ha seguito la storia politica della Superba.
Vi rimando ad un video sul mio canale YouTube per approfondire l'affascinante storia delle monete genovesi:
***
4. I Sepolcri
Nelle chiese genovesi è tradizione, fin dal Medioevo, addobbare l'altare dove è esposta l'Eucarestia dopo la Liturgia pomeridiana del Giovedì Santo - la "Missa in Coena Domini"- con fiori, stoffe e fili d'erba. I chicchi di questi ultimi, benedetti il 3 febbraio nel giorno di San Biagio, vengono seminati una ventina di giorni prima del Giovedì Santo e fatti germogliare all'ombra così da rimanere pallidi, più tendenti al giallo che al verde.
Questi altari, tradizionalmente detti "Sepolcri", si chiamano per l'esattezza "altari della Reposizione": sono così chiamati perché qui vengono riposte e conservate in un tabernacolo le ostie precedentemente consacrate che saranno distribuite ai fedeli il venerdì santo, nel pomeriggio, durante la celebrazione della Passione del Signore. Non sono dunque altari con il sepolcro, ossia la tomba di Gesù, ma altari dove è conservata l'eucarestia.
La liturgia vuole che questi altari non coincidano con l'altare ove usualmente viene risposto il SS. Sacramento, ossia gli altari maggiori della chiese.
Nella seconda metà del XVII Secolo si diffonde l'usanza di inserire nei sepolcri anche i "cartelami", figure dipinte su telai sagomati, generalmente di legno. Oggi purtroppo questa tradizione è quasi del tutto scomparsa anche se cartelami sono ancora presenti in chiese come la Basilica delle Vigne a Genova e in alcune chiese del ponente ligure.
In alcune chiese fino al XIX secolo si poteva assistere anche a vere e proprie rappresentazioni teatrali con figuranti in carne ed ossa presso gli altari dove venivano allestiti i Sepolcri.
Questi ultimi rimangono montati fino al pomeriggio del Venerdì Santo quando al termine della liturgia penitenziale le specie eucaristiche vengono distribuite ai fedeli.
Tradizione vuole che ogni fedele visiti un numero dispari di sepolcri: per alcuni il numero dovrebbe essere di cinque, come le piaghe di Cristo, o sette, come i dolori della Madonna.
Se in ogni chiesa è usanza addobbare il sepolcro con fiori, stoffe, fili d'erba e, in alcuni casi, cartelami, variando da anno in anno le composizioni, vi sono due casi in cui la decorazione è sempre uguale a se stessa: in Cattedrale di San Lorenzo, dove ogni anno il Sepolcro viene montato sull'altare di San Giovanni Battista e addobbato con un paliotto d'altare in argento, la cassa del Corpus Domini risalente al 1612 e preziosi broccati alle pareti, e nella chiesa del Gesù dove ogni anno viene posizionato davanti al Sepolcro un grandioso mazzo floreale. Questa tradizione nella chiesa del gesuiti è nata con la famiglia Pallavicini che si occupava ogni anno di donare alla chiesa questo mazzo. In ultimo, nel 1928, fu la marchesa Matilde Giustiniani, vedova Negrotto Cambiaso, che, affinché quest'usanza non andasse perduta, affidava al Comune di Genova l'esecuzione del mazzo di fiori "per adornare l'annuale Santo Sepolcro nei giorni Santi". Il Comune di Genova ogni anno provvede alla realizzazione del grandioso mazzo, una delle opere più particolari e ammirate dei Sepolcri genovesi che rimane esposta fino al giorno seguente al Lunedì dell'Angelo.
Discorso a sé meritano i cosiddetti teli blu della Passione, originariamente conservati all'Abbazia di San Nicolò del Boschetto (di cui trovate storia ed immagini nella pagina de i SEGRETI dei VICOLI della GRANDE GENOVA) ed oggi esposti al Museo Diocesano di Genova: ogni anno, in occasione del rito pasquale delle Quarant'ore, veniva montato nella chiesa dell'abbazia un apparato effimero che occupava l'altare laterale destro. Il fedele, entrando in questo spazio, poteva immergersi, attraverso le immagini, nei vari episodi della Passione di Gesù. Ad essi dedicherò un apposito paragrafo in questa pagina.
***
5. Il presepe genovese
In questo capitolo vi parlerò di una delle forme d'arte genovese che più amo: il presepe.
In attesa di approfondire questo argomento, di seguito ecco l'immagine di una delle figurine del presepe conservato nell'Oratorio accanto alla chiesa di San Bartolomeo di Staglieno. Si tratta di un mendicante, il "mendico", come si vede dai suoi vestiti pieni di toppe e dalla sua espressione sofferente.
Una curiosità: era usanza posizionare la figurina del "mendico" in prima fila, rivolto al pubblico e sotto di lui posizionare un cestino per le offerte. Era questa un'astuta mossa per invogliare il fedele a lasciare qualche moneta per i bisogni della chiesa.
Di seguito, i principali presepi storici che ancora oggi si possono ammirare a Genova nel periodo natalizio.
INDICE
5.1 Il presepe del Santuario delle Grazie
5.2 Il presepe di San Barnaba
5.3 Il presepe della Madonnetta
5.4 Il presepe della SS. Concezione
5.5 Il presepe dell'Istituto San Giuseppe
5.6 Il presepe di San Bartolomeo di Staglieno
5.7 Il presepe del Santuario di Nostra Signora del Monte
5.8 Il presepe di Palazzo Rosso
5.9 Il Presepe del Museo dei Cappuccini
5.10 Il presepe di Villa Luxoro
5.1 Il presepe del Santuario delle Grazie
Nel Santuario delle Grazie a Voltri sono conservate alcune decine di statuine appartenute alla Duchessa di Galliera che le lasciò al Santuario di San Nicolò di Voltri. Solo successivamente esse vennero trasferite nel Santuario dove ancora oggi si possono ammirare nel periodo natalizio.
Tra le figurine vi sono alcune di scuola maraglianesca tra le quali la Madonna, San Giuseppe, il mendìco e alcuni pastori.
5.2 Il presepe di San Barnaba
Nella chiesa di San Barnaba sulle alture di Castelletto è conservato un grande presepe composto da molte figurine, alcune delle quali di scuola maraglianesca.
Il presepe è allestito nel periodo natalizio.
5.3 Il presepe della Madonnetta
Al Santuario della Madonnetta, sulle alture di Genova (facilmente raggiungibile con la funicolare Zecca-Righi) è visitabile l'unico presepe storico genovese che rimane montando tutto l'anno.
Tante le scene rappresentate nei vari riquadri e tante le figurine attribuite alla scuola del Maragliano.
5.4 Il presepe della SS. Concezione
Accanto alla chiesa della SS. Concezione, in Piazza dei Cappuccini, nel periodo natalizio viene montato un grande presepe e tra le figurine almeno una trentina appartengono alla scuola del Maragliano.
5.5 Il presepe dell'Istituto San Giuseppe
Nell'Istituto della Giuseppine in Salita Inferiore San Rocchino, sono conservate una trentina di figurine, alcune delle quali sempre appartenute all'Istituto ed altre frutto di un lascito di un professore del Seminario.
La critica attribuisce molte statuine alla scuola del Maragliano ed il mendico al Canepa.
5.6 Il presepe di San Bartolomeo di Staglieno
Nell'oratorio accanto alla chiesa di San Bartolomeo viene allestito nel periodo natalizio un presepe che fin da piccolo non perdo occasione di visitare. Per la grandezza e varietà delle figurine è uno dei presepi artisticamente più importanti di Genova e forse il mio preferito.
Tra le tantissime figurine presenti, ben due mendici attribuiti al Maragliano.
5.7 Il presepe del Santuario di Nostra Signora del Monte
Nell'oratorio accanto al Santuario di Nostra Signora del Monte, in cima all'omonima salita, nel periodo natalizio è allestito un grande presepe artistico le cui figurine sono qui giunte a seguito di un lascito del 1926 del comm. Enrico Peirano.
5.8 Il presepe di Palazzo Rosso
A Palazzo Rosso in Via Garibaldi sono conservate moltissime figurine, frutto di numerosi lasciti, tra le quali alcune del Maragliano e alcune rare in tutto legno opera di G.B. Pittaluga.
Nel periodo natalizio viene allestito il presepe al piano terreno del palazzo visibile da strada.
5.9 Il Presepe del Museo dei Cappuccini
Il Museo dei Cappuccini, sito accanto alla chiesa di Santa Caterina di Portoria, conserva molte statuine del Presepe, tra le quali alcune della scuola del Maragliano.
Ogni anno nel periodo natalizio vengono allestite mostre a tema e molte statuine sono esposte al pubblico negli spazi del Museo.
5.10 Il presepe di Villa Luxoro
A Villa Luxoro in Via Capolungo a Nervi sono conservate tutte le figurine raccolte da Tammar Luxoro alla fine del XIX e successivamente legate, insieme alla villa, al Comune di Genova.
Purtroppo da molti anni gli interni della villa sono chiusi al pubblico e questa casa museo, che meriterebbe di vivere, è lasciata ad un colpevole abbandono.
***
6. L'arredo urbano
Uno degli aspetti che più definiscono il carattere di una città è l'arredo urbano, ossia quell'insieme di elementi e soluzioni di arredo degli spazi pubblici cittadini che da un lato deve essere funzionale e dall'altro rispettare l'ambiente che lo circonda e nel quale è inserito, o almeno così dovrebbe.
In questo capitolo vi mostrerò i tanti esempi di arredo urbano che hanno contribuito a rendere ancora più bella Genova. Spesso infatti i nostri occhi, osservando una piazza o una via, non si soffermano su alcuni particolari che contribuiscono invece in maniera decisiva a farci apprezzare l'ambiente urbano in cui ci troviamo.
Non è qui mia intenzione fare un excursus storico sull'evoluzione dell'arredo urbano ma piuttosto mostrarvi la bellezza di antichi manufatti che ancora oggi resistono al tempo e, spesso, purtroppo all'incuria.
INDICE
6.1 I lampioni
6.2 Le ringhiere
6.3 Le cancellate
6.1 I lampioni
Uno degli elementi che più caratterizzano l'arredo urbano di ogni centro abitato è il lampione il quale, nella sua accezione antica per le strade genovesi, coniuga eleganza a funzionalità.
Molti dei lampioni in ghisa che adornano le piazze centrali genovesi come Piazza Corvetto o Piazza De Ferrari nascono nelle fonderie Balleydier Frères (per questo motivo alla base di alcuni di essi sono incise le lettere BF), fonderie che avevano sede a Sampierdarena e che esportavano i loro prodotti oltre i confini della nostra città tanto erano apprezzati. Lo "stabilimento metallurgico di Balleydier Fratelli in San Pier d'Arena sul principio della St.da Vecchia vicino alla Lanterna" (così recitava la carta intestata della ditta che aveva sostituito il francese "frères" con "fratelli" e che, come avrete capito, si trovava nei pressi della Lanterna) viene fondato nel luglio del 1832 e rimane in attività fino alla prima guerra mondiale quando viene inglobato nell'Ansaldo. Ancora oggi è ricordato nella toponomastica di Sampierdarena che ai Balleydier ha dedicato una via nei pressi di Via di Francia.
Uno degli esempi più monumentali e meglio conservati è rappresentato dai lampioni di fronte alla stazione di Brignole: sullo zoccolo di granito si erge, sorretto da quattro leoni, il fusto della colonna in ghisa che termina, sopra il capitello, con quattro bracci ortogonali ed uno superiore.
Altri esemplari degni di nota arredano ancora oggi piazza Corvetto e la salita che dalla piazza stessa porta al monumento di Mazzini da un lato (Via Martin Piaggio, Via Grenchen e Piazzale Mazzini) e all'Acquasola dall'altro (Via XII ottobre e Viale IV Novembre).
Sia a Brignole che a Corvetto ed in Piazza De Ferrari, con il passaggio dall'illuminazione a gas all'elettricità, furono sostituite le originali lampade rotonde con più moderni lanterne che snaturarono la grazia di questi manufatti.
Se i lampioni di cui sopra sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, la stessa cosa non possiamo dire per quelli nell'immagine qui di seguito che arredavano Piazza Fontane Marose caratterizzati dall'elegante base lavorata. O meglio, in realtà non tuo è andato perduto: se infatti non vi è più la base a parallelepipedo, il fusto con la corona di alloro sulla quale appoggiano i quattro delfini è stata riutilizzata in un altro punto della città o almeno questa è una mia supposizione confrontando la cartolina qui sotto e il fusto ancora esistente in un'altra parte della città. Presto caricherò qui le foto e mi direte se anche voi condividete quanto da me sostenuto.
Curiosa la storia dei quattro monumentali lampioni di Ponte Pila: questi lampioni, come le righiere del ponte, furono progettati e realizzati per il ponte che collegava la zona di Santa Zita al centro città scavalcando il Torrente Bisagno.
Quando negli anni venti del novecento venne ultimata la copertura dal Bisagno e venne quindi meno la ragione stessa dell'esistenza di questo ponte, i grandi lampioni, così come le ringhiere, vennero portati più a monte, sempre lungo il corso del Bisagno, e collocati su quello che oggi è chiamato Ponte Giulio Monteverde proprio di fronte all'ingresso del Cimitero Monumentale di Staglieno.
![]() |
L'antico Ponte Pila con i monumentali lampioni oggi sul Ponte Monteverde |
Meritano infine una menzione anche i lampioni liberty di Via Roma: anch'essi, nati con l'illuminazione a gas, vennero convertiti all'elettricità mantenendo la loro originaria bellezza e le tipiche decorazioni floreali che caratterizzavano il periodo nel quale furono progettati e realizzati.
![]() |
Lampione in stile liberty in Via Roma (foto di Antonio Figari) |
A proposito dell'illuminazione a gas, a Genova venne inaugurato il servizio il 5 settembre 1846 con l'illuminazione del percorso tra Piazza Acquaverde e Piazza San Domenico (l'odierna Piazza De Ferrari). In quello stesso anno veniva inaugurata l'illuminazione pubblica a Torino mentre in poche altre città italiane il gas era arrivato già da qualche anno (Napoli nel 1840, Milano nel 1843, Venezia, Firenze e Verona nel 1845).
Nel 1888 i 484 lampioni cittadini alimentati a gas vennero riconvertiti all'elettrico. Finiva un'epoca e veniva sancita la morte di un mestiere molto particolare, quello del lampionaio, ossia colui che, armato di un lungo bastone sulla cui estremità era posta una fiamma, provvedeva ogni sera all'accensione dei lumi dei vari lampioni.
Vi rimando alla pagina dedicata a gli EDIFICI pubblici per approfondire la storia dell'Officina del Gas e delle Officine Elettriche Genovesi.
6.2 Le ringhiere
La conformazione di Genova con strade a diverse quote impone l'uso di un altro elemento di arredo urbano che riesce ad unire utilità e bellezza: la ringhiera.
Il materiale più usato è la ghisa che da una parte assicura elevata resistenza e durata nel tempo e dall'altra si presta ad essere lavorata per dare a questi manufatti un tocco di eleganza.
Gli esempi più belli in centro a Genova sono in Circonvallazione a Monte dove i corsi sono delimitati da ringhiere in ghisa con colonnine a torciglione o in Corso Andrea Podestà dove invece troviamo ringhiere a pannelli e pilastri sagomati a disegno.
Molto belle sono anche le ringhiere oggi su Ponte Giulio Monteverdi, proprio davanti all'ingresso del Cimitero Monumentale di Staglieno, un tempo, come vi raccontavo nel precedente paragrafo dedicato ai lampioni, sul Ponte Pila (al paragrafo stesso vi rimando per vedere una loro immagine).
Particolari e degne di nota sono poi le ringhiere, tipiche dei parchi pubblici del genovesato, che imitano una staccionata di rami d'albero: eseguite sul posto da esperti artigiani, avevano un'anima in ferro ricoperta di cemento. Dello stesso materiale con la stessa tecnica erano spesso eseguito anche piccole abitazioni atte ad ospitare animali o attrezzi (ne troviamo esempi in Villetta di Negro).
6.3 Le cancellate
Quando lo scopo non è delimitare le strade a diverse quote quanto piuttosto proteggere la proprietà, le ringhiere si alzano e diventano, per così dire, cancellate.
Genova, al pari delle metropoli europee come Parigi, Londra o Vienna, era famosa per le sue cancellate artistiche che, delimitando spazi privati, diventavano parte attiva dell'arredo pubblico contribuendo a quel gusto per il bello che caratterizzava il nostro centro cittadino.
Oggi poco rimane di questo antico sfarzo e la ragione è in massima parte da ricercarsi negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Con l'entrata in guerra l'Italia aveva bisogno di materiale per costruire armamenti ed è così che viene lanciata la campagna "Ferro alla patria in guerra" che porterà allo smantellamento, nella sola Genova, di chilomentri di antiche cancellate che, finita la guerra, saranno sostitute troppo spesso da più ordinari materiali come l'ardesia o il cemento.
Sarà questo momento storico a sancire la fine di una delle caratteristiche per le quali Genova era famosa nel mondo.
Mentre era obbligatorio donare alla patria entro il termine del 31 dicembre 1940 le cancellate, era invece facoltativo privarsi dei cancelli: è questo il motivo per il quale oggi abbiamo ancora antichi cancelli affiancati da cancellate più moderne non certo all'altezza di ciò che andarono a sostituire.
Via Serra e la limitrofa Via Galata fanno eccezione a quanto sopra detto poiché ancora oggi conservano le antiche cancellate volute dalla famiglia Serra: è questo forse l'esempio più importante per qualità e quantità di ciò che avreste potuto vedere camminando nel centro di Genova fino agli anni 40 del Novecento.
(continua...)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Complimenti per il sito. Veramenrte interessante e correttamente documentato.
RispondiEliminaTi segnalo che anche davanti alla Chiesa dell'ex Monastero di Santa Chiara, a San Martino, c'è un bellissimo risseu seicentesco, con figure umane(raramente presenti nei risseu), di recente restaurato in qualche punto. Ma non è facile arrivarci.
Ciao! Grazie per le tue parole di apprezzamento e per la tua segnalazione. Conosco il risseu seicentesco delle Clarisse di San Martino con le sue scene bibliche: è uno dei più belli, insieme a quello delle Turchine ora a Palazzo Reale, presenti a Genova. Per il momento tuttavia la mia ricerca si ferma ai risseu presenti nei vicoli della Superba, ma se sforerò dal "mio" territorio sicuramente parlerò di questa splendido mosaico da te citato.
EliminaComplimenti per il sito e grazie per le segnalazioni interessanti. Se possibile darei volentieri una mano, neilimiti delle conoscenze e possibilità. Mario Chiapetto, Torino
RispondiEliminaCiao Mario. Grazie per i complimenti. Il modo migliore di darmi una mano è segnalarmi luoghi dei vicoli di Genova poco noti da visitare ed inserir qui sul mio sito. Altro modo di darmi una mano è diffondere on line la conoscenza del mio sito. Grazie
EliminaComplimenti, bellissimo sito. Io avrei bisogno di lei. Mi hanno dato una rubrica su Casantica parlare delle scuole di ceramica in Italia. Siccome l'argomento sarebbe infinito e io ho due pagine dove devo cercare di attirare l'attenzione ma non stancare abbiamo pensato di limitare tutto alle mattonelle . Per quella di Savona e Genova ci limitiamo ai Laggioni . La pinacoteca di Savona mi fornisce alcune foto in alta risoluzione per quelle riguardanti la loro città, ma di Genova non ho nulla. Lei potrebbe inviarmi alcuni particolari o quelle che sono qui sopra visibili di palazzo Pinelli o palazzo di Negro, o s. Lorenzo.
RispondiEliminaBasterebbero 2 o 3 foto perché non ho molto spazio . Grazie
Anna De Vincenzo cell. 3475025651- www.artemaioliche.it
Cara Anna, La ringrazio per le Sue belle parole sul mio sito. Sarò lieto di poterLa aiutare nella Sua ricerca. Mi scriva una mail al mio indirizzo info@isegretideivicolidigenova.com.
EliminaA presto
Antonio
Complimenti per l'accuratezza del sito e delle informazioni,ai ragazzi della mia generazione queste cose non interessano piu' ormai
RispondiEliminaGrazie per le tue parole! Anche a molti ragazzi della mia generazione queste cose interessano poco, è un vero dispiacere!
EliminaPer curiosità... quale è la tua generazione?
Grazie per questo viaggio artistico virtuale. Mi accorgo solo oggi di quanto è bello e caratteristico il campanile di S. Agostino!! Paola
RispondiEliminaCara Paola, grazie a Te per le Tue parole! Eh sì... il campanile di Sant'Agostino è meraviglioso e lo è ancora di più quando il sole lo illumina dando alle sue piastrelle colori e tonalità sempre diverse!
EliminaCaro Figari
RispondiEliminanel corso di un recente viaggio a Pechino ho visitato il giardino di Marco Polo, così definito perché oggetto di visite da parte del Veneziano. Bene, una tipica finitura della pavimentazione a pavoni in pietre bianche su pietre nere che adorna i vialetti si chiama '' li-so'' e cioè 'pietre piccole'- Affido a chi ne sa più di me di dirmi se 'risseu' deriva da 'li so'' o viceversa. Se mi dici come inviarti le foto lo farò volentieri.
Giordano Bruno
Bellissime immagini. Ancor piu che in Spagna gli azulejos si trovano in Portogallo. Non sapevo che Genova ne conservasse ancora degli esemplari. Grazie ancora. Maria
RispondiEliminaPiacevole come sempre lo sono le piccole sorprese. Grazie
RispondiEliminaEleganza nella semplicità. Grazie
RispondiElimina