2. Palazzo Cereseto
3. Palazzo in Via San Bernardo n. 25
4. Palazzo De Marini
5. Palazzo in Piazza San Bernardo n. 25
17. Palazzo Fulco De Castro
25. Palazzo in Via Giustiniani n. 8
32. Palazzo Acquarone Pieri
34. Palazzo Giovanni Bernardo Veneroso
39. Casa Massuccone
40. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
51. Palazzo in Vico Caprettari n. 3
54. Palazzo Senarega-Zoagli
56. Palazzo in Via San Lorenzo n. 15
64. Palazzo Filippo Sauli
68. Palazzo in Vico Scudai n. 1
73. Palazzo Bafico (Piazza delle Cinque Lampadi n. 17)
74. Palazzo in Vico delle Cinque Lampadi n. 1
77. Palazzo Adorno
80. Palazzo in Via San Luca n. 1
83. Palazzo Lercari (Via Orefici n. 2)
84. Palazzo in Campetto n. 3-5
85. Palazzo Gio. Battista Imperiale
87. Palazzo Gio. Giacomo Imperiale in Via Scurreria n. 14-18 r
88. Palazzo Gio. Giacomo Imperiale in Via Scurreria n. 3
89. Palazzo Gio. Giacomo Imperiale in Via Scurreria n. 2
90. Palazzo in Via di Scurreria la Vecchia n. 5
91. Palazzo Nicolò Imperiale
93. Palazzo Piazza Soziglia n. 1
99. Palazzo in Piazza De Franchi n. 8
100. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
103. Palazzo in Vico della Lepre n. 7
105. Palazzo Spinola Balestrino (Via della Maddalena n. 26 e Vico dietro il Coro delle Vigne n. 11)
106. Palazzo in Piazza della Posta Vecchia n. 1
109. Palazzo Antonio De Franchi
110. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
115. Palazzo in Vico Superiore del Ferro n. 1
116. Palazzo De Mari
118. Palazzo in Via Luccoli n. 21
119. Palazzo Tomaso Franzone
120. Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola)
121. Palazzo Ansaldo De Mari e fratelli
122. Palazzo Giovanni Garibaldi
123. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
124. Palazzo in Via Chiossone n. 7
125. Palazzo Doria (Fondazione Carige)
126. Palazzo Doria Marana
127. Palazzo Antonio Grimaldi Cebà
128. Palazzo Gio Batta e Gio Stefano Doria
129. Palazzo Domenico Doria
130. Palazzo Giorgio Doria (Palazzo Doria Quartara)
131. Palazzo Lamba Doria
132. Palazzo Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria)
133. Palazzo Doria Danovaro
134. Palazzo Giulio Pallavicini
135. Palazzo Doria De Ferrari Galliera
136. Palazzo Doria De Fornari
137. Palazzo Orsini
138. Palazzo Gerolamo Pallavicini
139. Palazzo in Vico dei Parmigiani n. 1
140. Palazzo Giacomo Spinola
141. Palazzo Agostino Spinola (Palazzo Spinola di Luccoli - Cervetto)
142. Palazzo Luciano Spinola di Luccoli
143. Palazzo Tomaso Spinola (Palazzo Spinola Pessagno)
144. Palazzo Giorgio Spinola
145. Palazzo Oberto Spinola (Palazzo Spinola Celesia)
147. Palazzo Antonio Doria (Palazzo Doria Spinola)
148. Palazzo Spinola di Luccoli – Balestrino
149. Palazzo Ayrolo Negrone
150. Palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano (Palazzo Interiano Pallavicini)
152. Palazzo Agostino Pallavicino
153. Palazzo Pantaleo Spinola
154. Palazzo Franco Lercari
167. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
168. Edificio in Vico dei Droghieri n. 1, 3, 5
169. Palazzo Gentile (Vico delle Fasciuole n. 14)
170. Palazzo in Via San Siro n. 2
171. Palazzo in Via San Siro n. 1
172. Palazzo in Vico San Siro n. 1
178. Palazzo Gio. Domenico Spinola
179. Palazzo in Salita Carbonara n. 61
181. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
183. Palazzo Lomellini Dodero
185. Palazzo in Via Lomellini n. 9
187. Casa Medievale in Vico Adorno n. 6
192. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi n. 6)
195. Palazzo Filippo Spinola
203. Palazzo Pietro Spinola di San Luca
205. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
209. Palazzo Ambrogio Spinola
210. Palazzo Cristoforo Spinola (Piazzetta Jacopo da Varagine n. 2)
214. Palazzo in Vico Superiore di Pellicceria n. 1-1r-3r
217. Palazzo in Via del Campo n. 2
218. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
219. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
220. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
222. Palazzo Vico del Campo civico n. 2
115. Palazzo in Vico Superiore del Ferro n. 1
(...continua)
116. Palazzo De Mari
Sito in Via Luccoli al civico 26, questo è forse il palazzo dove sono conservati quantitativamente e qualitativamente i più bei laggioni della Superba (Vi rimando alla pagina de iRISSEUediLAGGIONIdellaSUPERBA).
Una volta nell'atrio di questo palazzo c'era una simpatica vecchina che vendeva cesti di vimini, mestiere che aveva ereditato da suo padre. Quando ella decise di chiudere bottega, il portone, a seguito di illecite intrusioni, venne chiuso e i laggioni rimasero fruibili solo per i condomini del palazzo. Mi ha raccontato colui che mi ha fatto entrare che, approfittando della mancanza di controllo, è accaduto che alcune delle splendide piastrelle siano state smurate e sottratte. Non rimase quindi altra scelta che tenere chiuso il portone anche di giorno: ciò purtroppo, se da una parte preserva questo tesoro, dall'altra impedisce ai passanti di godere della bellezza di queste piastrelle.
Particolare dei laggioni al primo piano (foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
117. Palazzo in Via Luccoli n. 30
118. Palazzo in Via Luccoli n. 21
(...continua)
119. Palazzo Tomaso Franzone
Sito in Via Luccoli al civico 22, oggi accorpato al civico 24, e costruito nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali, questo palazzo conserva la bella facciata cinquecentesca e lo scalone marmoreo che sale fino al secondo piano.
Sul retro, su Vico Usodimare, sono presenti un bel portale e tracce di affreschi.
120. Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola)
Sito in Via Luccoli al civico 23, questo edificio, acquistato da Eliano Spinola dagli eredi di Angelo De Mari, fu totalmente riscostruito intorno alla metà del XVI Secolo da Nicolò Spinola.
Nonostante la suddivisione in appartamenti, questo palazzo conserva ancora aspetti monumentali come l'atrio loggiato, il bello scalone che conduce fino al terzo piano e la loggia al primo piano che affaccia sul cortile interno, e splendidi affreschi opera di Domenico Parodi al secondo piano nobile.
Lungo lo scalone, sono conservati in due cornici alcuni laggioni.
121. Palazzo Ansaldo De Mari e fratelli
Sito al civico 2 di Piazza Luccoli (l'antica Piazza De Mari che prendeva il nome dalla famiglia che qui possedeva le sue case), questo edificio, nonostante i successivi accorpamenti e aggiunte, conserva ancora un bello scalone cinquecentesco.
Il doppio ingresso, in Piazza Luccoli e in Via Luccoli al civico 28, è dovuto alla doppia identità dell'edificio che copre una superficie che si estende tra Via Luccoli e i Macelli di Soziglia.
Una curiosa storia è legata alla lapide marmorea in facciata (Vi rimando al paragrafo 13 "La pietra del marchese e del falegname" alla pagina de lePIETREparlanti per approfondire).
122. Palazzo Giovanni Garibaldi
Costruito tra il 1651 ed il 1654, esso ha il suo ingresso originario su Piazza dei Garibaldi: varcato lo stesso, ci si ritrova in un piccolo cortile sul quale affaccia un bello scalone marmoreo. A seguito di un accorpamento con un altro edificio in Vico Carmagnola, il palazzo acquisisce un nuovo ingresso che lo proietta verso la nuova arteria ottocentesca di Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile), ingresso che oggi è divenuto il principale.
Di splendida fattura il portale in pietra nera di promontorio su Vico Carmagnola e all'interno, oltre al monumentale scalone, da notare un bel bassorilievo con l'Adorazione dei Magi.
123. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
Sito in Via David Chiossone al civico 14, questo edificio venne edificato nel XVI secolo su preesistenti case medievali.
Di proprietà Doria, compare nei rolli nel 1599 a nome di Stefano Doria.
Passa in proprietà a Francesco Torriglia che nel 1645 lo ricostruisce spostando l'accesso su Vico della Rovere, e ai Serra nel XIX Secolo.
Conserva il portale marmoreo originario su Vico della Rovere, resti del portico medievale e tracce di affreschi in facciata sia su Vico della Rovere che su Via Chiossone, e un bel portale marmoreo sormontato da un ovale con Madonna e Bambino in Via Chiossone.
124. Palazzo in Via Chiossone n. 7
125. Palazzo Doria (Fondazione Carige)
Sito in Via Chiossone al civico 6, le prime notizie di questo palazzo risalgono al XIII Secolo.
Abitato fino al XIV Secolo dai Doria, dopo alcuni passaggi di proprietà passa infine ai Marana nel XVII Secolo.
A questo periodo risalgono le decorazioni del piano nobile: di Jacopo Antonio Boni è l'affresco nella volta del salole raffigurante "Il Ratto d'Europa" (un altro affresco, sulla volta dell'ingresso, è andato perduto a seguito del bombardamenti inglesi del 1942), di Lorenzo e Gregorio De Ferrari gli stucchi dorati in tutte le sale e l'affresco nell'alcova.
E' poi presente nell'ingresso una cappella gentilizia e un piccolo ninfeo sul terrazzo, il tutto recentemente restaurato e tornato all'antico splendore.
In una sala del piano nobile sono conservati antichi libri e strumenti di medicina.
127. Palazzo Antonio Grimaldi Cebà
Sito al civico 4 di Via David Chiossone, il palazzo, edificato nel XVI Secolo, nasce dall'accorpamento di più edifici medievali.
Il palazzo è presente nei Rolli nel 1576; nel 1588 è presente nell'elenco a nome di Antonio Grimaldi Cebà, Doge della Repubblica nel 1593-1595.
128. Palazzo Gio Batta e Gio Stefano Doria
Sito tra Piazza San Matteo e Vico Falamonica, esso è da ritenersi il più antico dei palazzi Doria prospicenti sulla piazza.
Tra i suoi proprietari c'è da ricordare Branca Doria, già protagonista dell'Inferno di Dante, di cui trovate la storia nella pagina de i FANTASMI di GENOVA.
(...continua)
130. Palazzo Giorgio Doria (Palazzo Doria Quartara)
Sito in Piazza San Matteo al civico 14, questo palazzo venne edificato per volere di Giorgio Doria accorpando alcuni edifici medievali tra i quali il palazzo appartenente a Oberto Doria.
La facciata conserva su Vico San Matteo tracce di decorazione a quadrature e su Vico dell'Umiltà il portico tamponato medievale e parte della muratura della stessa epoca.
Splendido il portale, opera del 1457 di Giovanni Gagini, sormontato da un sovrapporta con San Giorgio e il Drago (Vi rimando alla pagina de lePIETREparlanti al paragrafo de "Le pietre di San Giorgio" per approfondire il tutto).
Particolare la suddivisione degli spazi interni con lo scalone marmoreo che corre dall'atrio al secondo piano con un'unica rampa interrotta da un vano caposcala intermedio.
131. Palazzo Lamba Doria
Edificato nella seconda metà del XIII Secolo, questo palazzo viene donato dalla Repubblica a Lamba Doria quale ricompensa per la vittoria sui Veneziani a Curzola nel 1298 (una piccola epigrafe posta in facciata tra gli archetti e il marcapiano del primo piano ricorda questa battaglia e Lamba Doria quale "capitanum ed armatum").
Il palazzo viene rimaneggiato nei secoli successivi: le quadrifore in facciata "perdono" le colonnine e la parte alta delle quadrifore stesse viene riempita con mascheroni di stucco, mentre la loggia a pian terreno viene chiusa e occupata da botteghe (come potete notare nell'immagine qui di seguito).
I bombardamenti del 1942 e il violento incendio che ne seguì lasciarono in piedi quasi solamente la facciata del palazzo: l'accurato restauro liberò la loggia al piano terreno riportandola all'antico splendore mentre si decise di non intervenire sul resto della facciata (per riportarla alle forme medievali) come invece successe al Palazzo di San Giorgio con gli invasivi interventi di inizio Novecento sotto la guida del D'Andrade.
Una curiosità: se guardate attentamente da vicino le strisce bianche e nere della facciata di questo palazzo, noterete che l'altezza di quelle nere è, seppur di poco, più grande rispetto a quelle bianche. Questo perchè, se fossero tutte della stessa misura, per un effetto ottico, le nere sembrerebbero più piccole e dunque si perderebbe visivamente l'omogeneità che si ha in facciata con l'alternanza dei due colori. Questa antica tecnica è utilizzata in molte facciate bicrome dei palazzi genovesi.
132. Palazzo Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria)
Sito in Piazza De Ferrari al civico 2, esso venne edificato nel 1586 per volere di Giulio Pallavicini su un lotto di terreno di proprietà Usodimare sul quale insisteva un edificio distrutto per costruire una strada (l'attuale salita San Matteo) di collegamento tra le piazze di san Matteo e San Domenico.
Unito nell'Ottocento all'attiguo Palazzo già Carrega, conserva sul lato verso San Matteo un portico medievale a tre fornici con colonne in marmo e capitelli nei quali sono raffigurati l'arme dei Doria con l'aquila imperiale.
135. Palazzo Doria De Ferrari Galliera
Il primo nucleo di questo palazzo insisteva su Salita San Matteo e fu edificato per volere di Gabriele Doria a ridosso dell'abside e del chiostro della Chiesa di San Matteo.
Nel 1617 la dimora viene acquistata da Ambrogio Doria, discendente di quel Lamba Doria che nel 1306 aveva sconfitto i veneziani a Curzola. Fu lui a chiamare Lazzaro Tavarone a decorare la sua dimora con scene di storia romana.
Il figlio di Ambrogio, Paolo, dopo la prematura morte del padre, chiama Giovanni Battista Carlone a decorare le sale del piano soprastante e ancora oggi possiamo ammirare due delle tre sale da lui affrescate: quella con "Il ritrovamento di Mosè" e quella con al centro "Il trasporto della Madonna Hodigitria" e quattro medaglie minori con "Storie dell'imperatore Costantino"; è purtroppo andata perduta la sala del "Giudizio di Salomone".
Il palazzo cade in eredità a Carlo Doria il quale, in occasione delle nozze del figlio Ambrogio con Veronica Doria, nella seconda metà del Settecento, affida il rinnovamento del piano nobile a Lorenzo de Ferrari.
A lui si devono le quadrature delle volte affrescate dal Carlone e la decorazione di tre stanze che all'epoca non erano ancora affrescate: nella prima la volta è decorata con il Carro del Sole, nella seconda, adibita a stanza da letto, il De Ferrari dipinse la Notte con in braccio due bimbi addormentati, personificazioni del sonno e della morte. Merita una menzione particolare la terza stanza, uno splendido "boudoir" decorato con pannelli a stucco e specchi arricchiti da intagli linei dorati, che da solo vale la visita al palazzo.
Antonio Giolfi, discepoli di Lorenzo De Ferrari, affresca un altro salone con scene dedicate alle imprese dei Doria mentre alle pareti vi sono tele di Gerolamo Brusco su analogo argomento.
La proprietà passa nel XIX Secolo al marchese Andrea De Ferrari, figlio di Raffaele, doge della Repubblica dal 1787 al 1789.
A questo periodo risale la nuova facciata, quella che oggi è la principale, progettata da Carlo Barabino, che oggi prospetta su Piazza De Ferrari, e le nuove sale decorate da Michele Canzio.
Spendido il gruppo scultoreo del Nettuno inserito in una nicchia su un piccolo terrazzino che affaccia sul chiostro di San Matteo.
Questo palazzo fu edificato nel Medioevo con ingresso verso l'area curiale dei Doria di Piazza San Matteo: di questa epoca sono ancora presenti arcate su pilastri bicromi bianco e neri e alcuni capitelli gotici nel piano sottostante l'ingresso principale su Piazza De Ferrari.
Il piano nobile conserva un salotto con splendidi affreschi settecenteschi opera di Lorenzo De Ferrari raffiguranti "Apollo e le arti", un salotto con "Storie di Enea" e una piccola galleria con stucchi eseguiti dal bolognese Angelo Piò su disegni del De Ferrari, un salotto, con affreschi tra partiture in stucco di Francesco Canfora con il "Mito di Prometeo" e altri miti classici, con nella parte terminale l'alcova, sempre opera del Canfora, con la "Nascita di Amore", e un salotto dipinto da Sigismondo Betti con raffigurazioni allegoriche legate al passaggio del tempo dal titolo "Il tempo che mostra la caducità dei piaceri"o "L'allegoria del Tempo, della Musica e del Vino".
Sito in Via XXV Aprile al civico 12, questo palazzo ha la particolarità di non avere l'affaccio su questa strada: ciò è dovuto al fatto che, con il taglio di Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile), questo palazzo, che anticamente affacciava su Vico Carmagnola, si trova isolato rispetto al nuovo assetto viario. Venne così deciso di costruire lungo la nuova strada un monumentale portale così da collegare l'edificio a Via Carlo Felice dandogli un nuovo ingresso e un cortile interno.
L'edificio che vediamo oggi è frutto di una ristrutturazione avvenuta nel 1619 ad opera dell'architetto Bartolomeo Bianco che tanto lavorò a Genova nel XVII Secolo.
Entrando colpisce la vastità dell'atrio, con bei portali sormontati da busti, che conduce alla scalone marmoreo che si sdoppia in due rampe.
Famosa era la splendida quadreria di cui parla l'Anonimo del 1818 nel suo libro.
Oggi il palazzo è di proprietà Cattaneo Adorno.
Situato nella zona tra Via Roma e Via XXV aprile, parte dell'antico centro storico sopravvissuto agli sconvolgimenti urbanistici ottocenteschi, questo palazzo, sebbene molto rimaneggiato nei secoli, conserva ancora tracce che denotano la sua nobile origine: costruito in età medievale, ha subito il primo intervento radicale nel XVI secolo e poi nell'Ottocento quando è stato diviso in appartamenti.
Superato il bel portale marmoreo con colonne ioniche scanalate sormontate da un fregio con putti e fiorami, si entra in un piccolo ingresso che conserva ancora le volte a vela che proseguono lungo la cinquecentesca scala di ardesia con le balaustre e le colonne di marmo. Meravigliosa è la colonna centrale all'inizio della scala: simile per forma e dimensione a tante altre presenti nei palazzi genovesi lungo gli scaloni, essa è una delle più belle che ho incontrato nei vicoli paragonabile forse solo a quella di Palazzo Gio. Batta Lercari in Via Orefici al civico 7 (palazzo di cui un giorno Vi parlerò in questa pagina) e da sola vale la visita di questo palazzo.
Il piano nobile ha subito interventi radicali nel XIX secolo e conserva affreschi di modesta fattura risalenti a quest'epoca.
Palazzo Spinola, in Piazza Fontane Marose, detto "dei marmi" per la sua facciata bicroma bianco e nera, viene edificato tra il 1445 e il 1459 là dove sorgeva un'antica torre della stessa famiglia. Il quartiere era molto diverso da come lo vediamo oggi. Il Palazzo sorgeva infatti lungo Via Luccoli (oggi tagliata da Via XXV aprile) e poco distante da Porta Santa Caterina (che sorgeva poco distante lungo l'omonima via e vicino a monastero che dava a questa il nome (e che tuttora dà il nome alla salita), una posizione insomma molto strategica.
In facciata quadrifore e statue si alternano: queste ultime rappresentano personaggi illustri della nobile famiglia degli Spinola.
La rivoluzione urbanistica che portò all'apertura di Via XXV aprile provocò l'abbassamento della strada e l'inserimento in facciata di trofei che ancora oggi sovrastano il piano terreno del palazzo.
Situato in Salita Santa Caterina al civico 1 e con il prospetto principale su Piazza Fontane Marose, questo edificio compare nei Rolli nel 1576 a nome di Agostino Spinola. Il palazzo era adiacente alla loggia degli Spinola, trasformata in abitazione nel XVIII Secolo e demolita nel XX Secolo con la sistemazione di Piazza Fontane Marose. Di essa rimane il ricordo nel nome del vicolo che corre lungo il palazzo e conduce in Via San Sebastiano: Vico della Loggia degli Spinola.
Il palazzo viene profondamente ristrutturato nel XIX secolo quando la facciata assume l'aspetto attuale con il basamento ad intonaco bugnato e gli interni vengono suddivisi in appartamenti.
142. Palazzo Luciano Spinola di Luccoli
Edificato intorno al 1450 per volere di Luciano Spinola sull'antica Piazza degli Spinola di Luccoli (oggi l'edificio è al civico 2 di Salita Santa Caterina), esso venne ricostruito nel XVI secolo da Gerolamo Spinola.
Il piano terreno viene rifatto nell'Ottocento quando muta l'altezza del piano stradale.
All'intervento ottocentesco dell'architetto Nicolò Barabino si deve la decorazione del salone.
Dopo i recenti restauri son tornati visibili in facciata alcuni elementi cinquecenteschi che ci fanno capire lo sfasamento dei piani dovuti agli interventi ottocenteschi.
144. Palazzo Giorgio Spinola
La facciata di Palazzo Giorgio Spinola (foto di Antonio Figari) |
Annoverato tra i Rolli a nome di Oberto Spinola, è ricordato dall'Anonimo viaggiatore nella sua "Descrizione della città di Genova" del 1818 per la "bella facciata" che ancora oggi insiste su Piazza della Rovere.
La suddivisione interna ad appartamenti è frutto dei restauri compiuti nel XIX secolo.
148. Palazzo Spinola di Luccoli - Balestrino
Il palazzo, che oggi si presenta nelle forme neoclassiche ottocentesche progettate da Nicolò Laverneda (architetto coinvolto anche nei restauri ottocenteschi di Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera nell'omonima via al civico 6) e Angelo Cavanna, viene edificato su un'area dove insistevano due edifici: il primo, risalente al 1549, edificato per volere di Gio. Giacomo Spinola, che insisteva su Vico Stella, ed il secondo, costruito per volere di Benedetto Spinola, con la facciata su Via Luccoli ed affrescato da Luca Cambiaso.
Gli affreschi ottocenteschi all'interno sono opera di Francesco Gandolfi e di Tammar Luxoro. A quest'ultimo si devono i paesaggi che raffigurano la Val Polcevera dove il Doge Giovanni Battista Cambiaso aveva i suoi possedimenti e la sua Villa sulla collina di Cremeno e dove lo stesso aveva fatto edificare la strada che dal mare portava alla sua dimora (l'attuale Via Fillak).
Il Palazzo fu sede delle Regie Poste nel XIX Secolo (al paragrafo 56 della pagina de lePIETREparlanti troverete un aneddoto sui "faeri da posta") e oggi è occupato da una filiale di una banca.
L'ala del palazzo che insiste su Vico Stella risale agli inizi del XX Secolo.
Una curiosità: l'incendio che scoppiò nei locali al piano terra del palazzo nel 1994 fece tornare alla luce l'antica volta sulle colonne cinquecentesche, oggi visibile entrando in banca.
153. Palazzo Pantaleo Spinola
Sito in Via Garibaldi al civico 2, questo palazzo fu edificato per volere di Pantaleo Spinola su progetto dell'architetto Bernardo Spazio.
Il piano terreno conserva affreschi con episodi biblici affrescati da Giovanni Battista Carlone.
Splendido l'affresco del salone del piano nobile, opera di Domenico Piola, con la collaborazione del quadraturista emiliano Paolo Brozzi, raffigurante "L'offerta a Giove delle chiavi del Tempio di Giano".
Dal salone si accede ad una terrazza che conserva un piccolo ninfeo in pietre e maioliche, oggi vuoto, dove un tempo era conservato lo splendido gruppo marmoreo raffigurante "Il ratto di Elena", opera di Pierre Puget, oggi conservato nel Museo di Sant'Agostino.
Edificato per volere di Franco Lercari tra il 1571 e il 1578, e passato nel 1845 alla famiglia Parodi, che ancora oggi ne è proprietaria, esso si trova in Via Garibaldi al civico 3.
La volta del salone principale del primo piano nobile, raffigurante l'Allegoria del Commercio, è opera ottocentesca di Giovanni Quinzio.
Degni di menzione, al primo piano nobile, due busti, opera di Taddeo Carlone, raffiguranti Franco Lercari e la moglie Antonia De Marini.
All'altezza del primo piano, sul retro del palazzo, una loggia conduceva al giardino sospeso: oggi nulla rimane dopo l'apertura di Piazza Portello.
Quello che pochi sanno di questo palazzo riguarda le due figure ai lati del portone, di cui avete qui sotto due foto.
Megollo Lercari, antenato di colui che fece erigere questo palazzo, era un abile mercante che riuscì a guadagnarsi la fiducia dell'imperatore bizantino Alessio II, che risiedeva a Trebisonda. In uno dei suoi soggiorni a corte, durante e dopo una partita a scacchi, Megollo venne pesantemente insultato da un tale Andronico. Egli volle subito sfidarlo a duello ma l'imperatore, di cui Andronico era il favorito, impedì la cosa.
Megollo, non certo soddisfatto del comportamento tenuto dal sovrano, tornò a Genova e, dopo aver meditato sul da farsi, con due galee partì alla volta delle coste di Trebisonda. La sua orrenda vendetta consistette nel tagliare nasi e orecchie a tutti coloro che incontrava sul suo cammino. Il macabro bottino venne minuziosamente conservato in un barile e fatto recapire ad Alessio II.
Placata la sua ira dopo aver ricevuto in catene Andronico, il quale ricevette dal Lercari un sonoro calcio in faccia, Megollo venne a patti con l'imperatore il quale concedette al genovese nuovi privilegi tra cui il poter costruire un fondaco in città (scena che vediamo rappresentata nello splendido affresco di Luca Cambiaso che decora il secondo piano nobile del palazzo).
Un'ultima curiosità: sulla facciata laterale occidentale della Cattedrale di San Lorenzo è incastonata una scacchiera (ve ne parlo nella pagina de le CHIESE di GENOVA). Per alcuni essa sarebbe quella usata da Megollo Lercari nella partita contro Andronico.
156. Palazzo Angelo Giovanni Spinola
Lungo lo scalone e al piano nobile superiore troviamo affreschi di Andrea Semino, Bernardo Castello e Lazzaro Tavarone.
157. Palazzo Gio Battista Spinola (Doria)
La facciata è frutto di un rifacimento post bombardamneto del Re Sole del 1684.
Superato il bel cortile e lo scalone si giunge al piano nobile dove gli affreschi della volta del Salone, opera dei Semino, raffigurano le eroiche imprese degli Spinola. Sempre nel salone, molto bello il monumentale camino cinquecentesco.
Splendidi affreschi sono poi in un'altra sala, opera di Luca Cambiaso: "La caduta di Fetonte", "La Caduta di Icaro" ed altri episodi di uomini puniti per la loro superbia e audacia nelo sfidare gli dei. La sala è inoltre decorata da splendidi stucchi rococò.
La proprietà passò ai Doria nel 1723 ed ancora oggi il palazzo è abitato da questa nobile famiglia.
158. Palazzo Nicolosio Lomellini
Sito in Via Garibaldi al civico 7, questo palazzo venne edificato, su progetto di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco, per volere di Nicolosio Lomellini, il quale aveva accumulato un'enorme fortuna con la pesca del corallo nell'isola tunisina di Tabarca.
Passato in proprietà prima ai Centurione, poi ai Pallavicini e ai Raggi, nel 1865 esso viene acquistato dal Barone Andrea Podestà e, per successioni legittime, è oggi di proprietà della famiglia Bruzzo.
La facciata e l'atrio sono magnificamente abbelliti da una decorazione a stucco opera dell'urbinate Marcello Sparzo su disegno del Bergamasco. Il recente restauro ha ridato al tutto il suo originario coloro azzurro.
Sovrastante il ninfeo si apre il giardino: sul muraglione in fondo ad esso vi è un ninfeo centrale con un gruppo in stucco raffigurante "Sileno che versa da un'anfora il vino nella bocca di Bacco"; sul lato sinistro del muraglione si trova una grotta con stalattiti e conchiglie nel cui antro "Adone caccia un cinghiale" (queste ultime sculture in marmo opera di Domenico Parodi).
All'interno del Mirador una scala a chiocciola conduce al livello superiore dove un tempo vi era un piccolo orto.
Nel 2002 venne rimosso lo strato di intonaco e ricomparvero nel loro splendore gli affreschi del Cappuccino.
Sempre al primo piano, nell'ala di levante ci sono altre due interessanti sale: in una sono stati ritrovati affreschi attribuiti a Pieter Mulier raffiguranti cinque paesaggi entro cornici, mentre in un'altra sala vi sono tracce di decorazione "a marmorino" sulle pareti e sulla volta i segni zodiacali accompagnati dalla rappresentazione, nelle sottostanti lunette, dei dodici mesi dell’anno illustrati attraverso l’attività dell’uomo.
Al secondo piano nobile troviamo tre magnifici ambienti settecenteschi: il primo affrescato da Giacomo Antonio Boni con "Giove e la capra Amaltea"; il secondo da Domenico Parodi con "Bacco che regge la corona di Arianna" contornato da putti festanti, ubriachi e addormentati; ed infine il terzo ambiente nel quale le tele con le Storie di Diana, opere del Franceschini, sono inserite in uno spazio studiato dal quadraturista bolognese Tommaso Aldovrandini al quale si deve la decorazione architettonica della sala.
Sito al civico 12 di Via Garibaldi, questo edificio fu edificato nel 1562 su progetto di Giovanni Ponzello per il nobile Baldassarre Lomellini.
Nel 1770 il palazzo, dopo esser passato in proprietà ai Salvago, viene acquistato da Cristoforo Spinola, ambasciatore della Repubblica a Parigi.
Gli Spinola promuovono un adattamento del palazzo allo stile neoclassico.
Oggi il palazzo conserva il cinquecentesco portale opera di Taddeo Carlone, gli affreschi al primo piano nobile raffiguranti le storie di Scipione l'Africano, opera di Ottavio Semino, arricchiti dai settecenteschi stucchi dorati che li incorniciano, opera del francese Charles de Wailly.
Nel 1781 il palazzo passa in proprietà a Domenico Serra.
I Serra, il cui motto troneggia ancora oggi sul portale, nell'Ottocento fanno eseguire da Michele Canzio stucchi e affreschi ancora oggi visibili.
162. Palazzo Ridolfo Maria e Gio Francesco I Brignole Sale (Palazzo Rosso)
163. Palazzo Luca Grimaldi (Palazzo Bianco)
164. Palazzo Gerolamo Grimaldi (Palazzo della Meridiana)
Edificato per volere del banchiere genovese Gerolamo Oliva Grimaldi tra il 1536 ed il 1544 in una zona collinare all'epoca ancora poco edificata adiacente all'antica Chiesa di San Francesco di Castelletto (di cui avete la storia al paragrafo 21 nella pagina de leCHIESEdiGENOVA), questo edificio aveva il suo ingresso principale proprio sulla salita che porta ancora oggi il nome di San Francesco.
Sui prospetti laterali trovavano spazio i giardini del palazzo. Sulla facciata nord sono ancora visibili gli affreschi raffiguranti le "Fatiche di Ercole", attribuiti ad Aurelio Busso.
Con l'apertura di Strada Nuovissima, l'odierna Via Cairoli, tra il 1778 ed il 1786, il palazzo perde i giardini inferiori e viene riedificata la facciata sud con l'aggiunta di un avancorpo coperto e di una meridiana dipinta in facciata (da questo momento il palazzo sarà anche detto "della Meridiana").
Risale al 1697 la tamponatura della loggia su Salita san Francesco e la copertura del cortile interno che venne così trasformato in un atrio chiuso.
Gli interni conservano meravigliosi affreschi opera di Luca Cambiaso ("Ulisse saetta i proci con l'aiuto di Minerva e di Telemaco"), Giovanni Battista Castello e Lazzaro Calvi, commissionati dal figlio di Gerolamo, Giovanni Battista Grimaldi (il quale è ricordato anche per aver fatto edificare Villa Grimaldi detta La Fortezza, di cui trovate la storia al capitolo dedicato a Sampierdarena nella pagina de iSEGRETIdeiVICOLIdellaGRANDEGENOVA).
Dopo la famiglia Grimaldi Oliva, il palazzo passa in proprietà a Paolo Sebastiano Odero nel 1835.
Agli inizi del XX Secolo Evan Mackenzie, rappresentante a Genova dei Lloyd's di Londra, incarica il fiorentino Gino Coppedè di ammodernare il palazzo per renderlo funzionale al nuovo uso di uffici di rappresentanza: in questa occasione il cortile interno viene coperto con un lucernario al cui centro campeggiano i simboli delle città di Roma, Venezia e Torino.
Una curiosità: durante la prima guerra mondiale il palazzo viene adibito ad ospedale per gli ufficiali italiani.
Il palazzo, dopo esser stato oggetto di un attento restauro agli inizi del XXI Secolo, è oggi tornato al suo antico splendore ed è aperto per visite in occasioni speciali.
167. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
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171. Palazzo in Via San Siro n. 1
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172. Palazzo in Vico San Siro n. 1
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173. Palazzo Spinola De Mari
La decorazione ad affresco degli interni, realizzata da Domenico Fiasella e portata a termine dal Carlone, ruota intorno a tre episodi della storia di Esther ed Assuero che decorano le volte dei tre piani: nell'atrio "La caduta di Gerusalemme", al primo piano nobile "Il banchetto di Assuero", al secondo piano nobile "La scelta di Esther da parte di Assuero".
La scelta di questo soggetto, che riprende il romanzo di Ansaldo Cebà "La Reina Esther", non è casuale e vuole rappresentare l'integrità morale della Repubblica di Genova che trionfa sulle congiure ordite a suo danno: come Esther tradita da Amari trionfa ed è eletta regina da Assuero, così la Repubblica esce vittoriosa dalla congiura ordita da Giulio Cesare Vacchero; sia ad Amari che al Vacchero spetterà come punizione la morte.
Al terzo piano troviamo affreschi a soggetto mitologico opera di Jacopo Antonio Boni e Carlo Giuseppe Ratti.
Nel XX secolo viene tamponato il loggiato al piano terreno su progetto di Antonio Quinzio il quale decora a grottesche lo scalone di rappresentanza.
Nel 1927 il palazzo passa in proprietà al Comune di Genova che decide l'abbattimento di un angolo del palazzo per allargare Via Bensa.
Oggi è sede del Comando Militare dell'Esercito Italiano in Liguria.
178. Palazzo Gio. Domenico Spinola
Sito tra Via Sant'Agnese e Via di Vallechiara, questo palazzo, di edificazione cinquecentesca, si presenta oggi unito a Palazzo Giacomo Lomellini (di cui trovate la storia al precedente paragrafo): dal secondo piano nobile di quest'ultimo si accede al corpo scala di Palazzo Spinola.
Appartenuto ai Cattaneo de Marini ed acquistato da Gio. Luca Spinola, passa nel Settecento al Magistrato dei Poveri ed infine viene assorbito nel patrimonio del Comune di Genova. Ed è in quest'ultimo periodo che il palazzo, trasformato in uffici comunali, viene accorpato a Palazzo Lomellini.
Sono ancora presenti affreschi di Giovanni Carlone raffiguranti ul loggiato sul quale si affacciano musici e cantori ed al centro la figuradel Cardinale Giovanni Domenico Spinola.
All'esterno, su Via Sant'Agnese, svetta ancora una torretta di servizio cinquecentesca.
179. Palazzo in Salita Carbonara n. 61
Sito lungo Salita Carbonara, sul alto opposto della via rispetto al Convento di San Bartolomeo dell'Olivella, questo palazzo, di edificazione medievale, conserva al suo interno uno splendido affresco seicentesco raffigurante la Crocifissione.
In facciata sono conservati ancora alcuni affreschi seicenteschi.
180. Palazzo Ponzone
181. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
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182. Palazzo Cosma Centurione
Sito in Via Lomellini al civico 8, questo edificio viene edificato per volere dei Centurione nel XVI Secolo.
Passa in proprietà ai Pallavicini nel XVIII Secolo i quali affidano all'architetto Giovanni Viano il rinnovamento del palazzo che in quest'epoca assume le forme che ancora oggi lo contraddistinguono come il sistema atrio scalone e la facciata scandita da cornici marcapiano, lesene, timpani e motivi floreali.
A questo periodo risalgono gli splendidi affreschi del secondo piano nobile, opera di Domenico Parodi il quale affresca la volta di un salone con "Cristoforo colombo che sbarca in America" e una galleria sul lato che affaccia sulla Chiesa di San Filippo. Altri begli affreschi sono opera di Giacomo Antonio Boni.
Alcune stanze di rappresentanza e una piccola conservano begli affreschi rococò.
184. Casa di Mazzini
Sito in Via Lomellini al civico 11, le prime notizie di questo edificio risalgono al XV Secolo. Gli affreschi della facciata, ancora oggi leggibili, furono eseguiti nel Seicento.
185. Palazzo in Via Lomellini n. 9
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187. Casa Medievale in Vico Adorno n. 6
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188. Palazzo Alessandro Saluzzo
Edificato a partire dal 1612 su preesistenti edifici medievali già appartenuti ad Adamo Centurione, importante armatore e banchiere di primo cinquecento e suocero di Andrea Doria,
il palazzo deve il suo progetto a Battista Cantone coadiuvato dal figlio Pier Filippo.
Il palazzo viene per la prima volta iscritto nei Rolli nel 1664, nel secondo bussolo, sotto il nome di Giulio Centurione.
La proprietà passa ai Saluzzo Brignole nel 1798. Nel 1874 l’edificio viene acquistato da Gaetano Cambiaso. Sarà poi un discendente Cambiaso nel 2004 a vendere il palazzo agli attuali proprietari.
Sul portale marmoreo un cartiglio recita “SIC NOS NON NOBIS” (vi rimando al paragrafo 63 della pagina de “lePIETREparlanti” per approfondire il suo significato).
Il monumentale scalone conduce al secondo piano nobile dove si possono ancora osservare affreschi dei migliori autori del Seicento genovese quali Domenico Piola (“Bacco e Arianna”), Gregorio De Ferrari (“Trionfo della Liguria” e “Allegoria delle Arti Liberali”), Bartolomeo Guidobono (“Il Carro di Giunone tra le Metamorfosi” e la meravigliosa galleria passante con “Giunone che incorona la Castità” e scene del mito che ricoprono tutta la volta a botte).
Sempre al secondo piano da segnalare la cappella con affreschi di Giovanni Carlone, entro cornici in stucco dorato, raffiguranti il Padre Eterno attorniato dai quattro evangelisti e gli angeli con i simboli della Passione. Un tempo erano qui conservate due sculture in legno dorato di Filippo Parodi raffiguranti San Giuseppe e San Giovanni Battista.
Le fonti raccontano anche di affreschi realizzati da Bernardo Strozzi al primo piano nobile, ancora visibili nel XIX secolo ma oggi purtroppo scomparsi.
192. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi n. 6)
Sito in Via al Ponte Calvi al civico 6, questo edificio fu edificato nel XVI Secolo.
Conserva l'originario scalone e la bella loggia che affaccia su Vico di San Marcellino.
Al piano nobile sono conservati pregevoli affreschi.
193. Palazzo Stefano e Felice Pallavicini
Recenti restauri hanno portato alla luce in un ambiente del piano nobile alcuni splendidi affreschi della seconda metà del Cinquecente da attribuire ad Ottavio Semino.
195. Palazzo Filippo Spinola
Sito in Vico Morchi al civico 3 ed edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali, questo edificio conserva lo splendido portale marmoreo del XVI Secolo.
Nel XIX Secolo lo scalone viene spostato a levante.
196. Palazzo Nicola Cicala
Arrivati in cima allo scalone, superando uno stretto corridoio si giunge alla scala che porta agli ultimi piani: salendo potrete notare, scolpita nel marmo dell'antica balaustra, una testa di donna cinquecentesca (una simile è presente a Palazzo Stella nell'omonima piazza).
197. Palazzo in Piazza dell'Agnello n. 9
(...continua)
198. Palazzo in Piazza dell'Agnello n. 7
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199. Palazzo Pinelli
Superata la prima rampa di scale troverete la cosa più particolare di tutto il palazzo: tra i pavimenti bianco e neri alla genovese e le colonne marmoree della loggia rinascimentale ecco a voi splendidi Laggioni, piastrelle policrome di origine moresca (per approfondimenti Vi rimando alla pagina de i RISSEU e i LAGGIONI della SUPERBA), frutto dei rapporti che i Pinelli avevano con la Spagna (a Siviglia gli stessi avevano anche una loro residenza).
La soluzione della loggia interna, con sedili dove potersi sedere ed osservare la strada, è tipica di molti palazzi genovesi (guardare gli altri senza farsi vedere).
Quando ero piccino spesso con mio padre mi recavo in questo palazzo al secondo piano dove aveva il proprio laboratorio un famoso restauratore: proprio questi ambienti conservano ancora begli affreschidel XVI Secolo della scuola dei fratelli Calvi.
Ancora presente, all'interno 1, l'antico pozzo che riforniva di acqua l'intero palazzo.
200. Palazzo in Piazza Pinelli n. 1
Molto belli gli affreschi in facciata che si vedono molto bene affacciandosi dalla loggia di Palazzo Pinelli.
201. Palazzo in Piazza Pinelli n. 3
Questo edificio, anch'esso edificato nel XVI Secolo, conserva un bel portale in pietra nera di promontorio con quattro teste scolpite e all'interno un bel loggiato sospeso intorno ad un cortiletto pensile.
Sito in Piazza di Pellicceria al civico 3, di fronte a Palazzo Spinola di Pellicceria, conserva un portale marmoreo con stipiti adorni di tralci e grappoli d'uva (quasi a ricordarci che siamo nella zona delle Vigne) e un sovraporta con San Giorgio e il drago.
L'interno conserva l'originario impianto dell'atrio e dello scalone che conduce fino al terzo piano. Il resto dello scalone, a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stato ricostruito.
Sito in Piazza di Pellicceria, questo palazzo del XVI Secolo conserva l'originario scalone voltato con colonne in marmo e al terzo piano due saloni affrescati, di cui uno ad opera di Giacomo Antonio Boni con una raffigurazione di Bacco, e una alcova settecentesca con stucchi rococò.
205. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
Sito in Via della Maddalena al civico 34, questo edificio di proprietà della famiglia Spinola conserva al primo piano nobile un salone splendidamente affrescato da Giovanni e Giovanni Battista Carlone con la "Storia del figliol prodigo" ripartita in cinque riquadri: quello centrale raffigura l'abbraccio del padre al figlio tornato a casa; i quattro riquadri laterali "Il commiato del padre", "Il festino", "La ricerca del lavoro" e " "La guardiani porci".
Ai quattro angoli della volta sono raffigurati altrettanti putti accanto ai quali, in finti oculi, sono raffigurate piccole teste di bimbi.
L'affresco è stato riportato alla luce per puro caso dopo esser stato per molto tempo occultato da una controsoffittatura che lo ha conservato lontano dagli sguardi ma anche al riparo dai danni del tempo.
Ho avuto la possibilità di vederlo ed è stata un'esperienza emozionante. Purtroppo non ho avuto il permesso di pubblicare e diffondere le foto che ho fatto e quindi per il momento dovete accontentarvi delle mie parole.
Edificato nel XVI secolo, questo edificio sorge in Piazza Inferiore di Pellicceria: conserva tracce dell'originaria bellezza nell'atrio e nello scalone in pietra nera con colonne in marmo.
Sito in Via San Luca al civico 5, questo palazzo venne edificato nel XVI secolo su preesistenze medievali di proprietà degli Spinola: conserva un bel portale marmoreo e uno splendido scalone loggiato in parte tamponato.
208. Palazzo Spinola di San Luca-Gentile
Sito in Via San Luca al civico 4, questo edificio è frutto di aggregazioni di più edifici tra i quali il Palazzo di Gioffredo Spinola (già inserito nei Rolli e sito in Vico Serriglio al civico 1) e della Chiesa di San Raffaele che qui sorgeva (a ricordo della quale rimane il vicolo che porta ancora il suo nome).
209 Palazzo Ambrogio Spinola
Sito in via San Luca al civico 6...
(...continua)
210. Palazzo Cristoforo Spinola (Piazzetta Jacopo da Varagine n. 2)
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211. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Piazza San Luca)
Particolare dell'affresco di Lazzaro Tavarone raffigurante Olindo e Sofronia (foto di Antonio Figari) |
213. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Vico San Luca)
La volta del salone del secondo piano nobile è affrescata con al centro un "banchetto degli dei", ascrivibile alla seconda metà del XVI Secolo, purtroppo danneggiato a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra Mondiale.
217. Palazzo in Via del Campo n. 2
(...continua)
218. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
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219. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
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220. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
221. Palazzo Antonio Doria Invrea
Sito in Via del Campo al civico 9, questo palazzo viene edificato a partire dal 1547, su preesistenti edifici medievali, per volere di Antonio Doria Invrea, ambasciatore presso il Re di Francia Enrico II e il Papa Gregorio XIII, appartenente ad una famiglia che aveva fatto fortuna con il commercio della seta.
Dopo vari passaggi di proprietà, nell'ottocento diviene casa da reddito e viene suddiviso in appartamenti.
Nonostante queste trasformazioni, questo edificio conserva ancora la splendida facciata dipinta, recentemente restaurata e riportata all'antico splendore, un bel portale marmoreo e all'interno lo scalone marmoreo voltato.
222. Palazzo Vico del Campo civico n. 2
(...continua)
Esso conserva all'interno, sopraelevato, un cortile a esedra con al centro una statua romana di Scipione e alcuni busti nelle nicchie sulle pareti.
Nell'Ottocento, per un periodo, esso diviene hotel con il nome di "Hotel Quattro Nazioni" e ospita nell'estate del 1827 Alessandro Manzoni che con la sua famiglia, in viaggio verso Firenze, soggiornerà per un breve periodo a Genova (trovate questo episodio nel paragrafo dedicato a Manzoni nella pagina dei poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI).
Sito in Via del Campo al civico 12, prende il nome da Cesare Durazzo (eletto Doge della Repubblica nel 1665) che le fonti attestano quale proprietario e fautore dei primi grandi rinnovamenti dell'immobile nel 1664.
Nel XVIII Secolo, su disegno di Giovanni Battista Storace, viene ristrutturata la facciata lato mare in stile rococò.
La costruzione della Carrettiera Carlo Alberto (l'attuale Via Gramsci) determina l'unione con il palazzo a mare inglobando Via di Sottoripa la Scura, che separava i due edifici, e una consequenziale diversa distribuzione dei volumi interni con lo spostamento dello scalone.
Al piano nobile conserva splendidi affreschi di Domenico Parodi che, attraverso un ciclo pittorico con protagonista il Dio Nettuno, celebra il committente Cesare Durazzo come pacificatore del territorio ligure.
Dopo vari passaggi, oggi è di proprietà della famiglia Cattaneo Adorno.
Sito in Via Gramsci al civico 3, questo edificio, edificato nel 1601 dai Lomellini, ingloba in sé la torre a mare di Porta dei Vacca con il vincolo tuttavia di non alterarne la struttura (purtroppo in realtà in corrispondenza dei piani sono state aperte, sulle antiche mura della torre, alcune finestre tuttora presenti).
L'apertura della Carrettiera Carlo Alberto (l'attuale Via Gramsci) determina lo spostamento dell'ingresso da Via del Campo al lato mare, il ribaltamento del vano scale e la costruzione di un atrio circolare.
226. Palazzo Bartolomeo Rebuffo - Serra
Il primo nucleo di questo palazzo viene edificato tra il 1643 e il 1650 per volere di Stefano Balbi, su progetto degli architetti Pier Francesco Cantone e Michele Moncino. La decorazione delle sale viene affidata ai genovesi Giovan Battista Carlone e Valerio Castello ai quali si affiancano i bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.
A questa fase dei lavori risale la realizzazione della magnifica Sala degli Specchi.
Nel 1824 il palazzo passa in proprietà ai Savoia ed inizia una nuova fase di ristrutturazione che coinvolge soprattutto gli spazi interni; tra i tanti artisti che vengono chiamati a lavorare a quest'ultima fase dei lavori del palazzo, ricordiamo tre professori dell'Accademia Linguistica: Michele Canzio, Santo Varni e Michele Isola.
Oggi Palazzo Reale è un Museo statale e conserva al suo interno una ricca quadreria con opere di numerosi artisti quali Van Dyck, Tintoretto, Piola, Grechetto, e mobilio genovese del XVII-XVIII Secolo.
Ottimo lavoro divulgativo.
RispondiEliminaSono torinese e residente a Torino, ma socio de A Compagna e da sempre appassionato anche di Genova.
Questo blog meriterebbe di essere trasformato in sito vero e proprio. Complimenti ed auguri, nella speranza di conoscerci.
Mario Chiapetto
Ciao Mario! Grazie per le tue parole: sono proprio contento che ad un appassionato di Genova come te piaccia il mio sito. Sicuramente ci sarà modo di conoscerci. Auguri anche a te.
EliminaCondivido in pieno l'opinione di Mario !!!
RispondiEliminaGrazie e benvenuto ne "iSEGRETIdeiVICOLIdiGENOVA"!
EliminaUna piccola precisazione: Il film "Le mura di Malapaga" fu girrato nel 1949 e non negli anni '60. A parte questo ti faccio i miei complimenti per il lavoro svolto e ti sono vicino per l'amore a questa nostra città, Alberto Santoni.
RispondiEliminaTi ringrazio per la Tua precisazione: ho provveduto a correggere la mia "svista"!
EliminaGrazie per le Tue parole di apprezzamento e benvenuto ne "iSEGRETIdeiVICOLIdiGENOVA"!
Antoniooooo! Dove sono Mura Angeli?
RispondiEliminaAllora, visita a San Giorgio martedì, vero?
Ciao
Ciao Laila!
EliminaLe Mura degli Angeli facevano parte delle Mura Nuove edificate nel XVII secolo: esse correvano da Granarolo a San Benigno.
Tratti superstiti di queste mura e la Porta degli Angeli sopravvivono nei pressi del Cimitero della Castagna: un giorno ne parlerò in questa pagina.
Ci vediamo domani!
Ciao
Ciao e di nuovo complimenti per il lavoro! Da qualche parte conservo una piantina di Genova con tracciati i percorsi delle varie "generazioni" di mura della città. Se la ritrovo posso inviartela...
RispondiEliminaSaluti
Caro Riccardo,
Eliminagrazie per le Tue parole di apprezzamento.
Ti sarei grato se volessi aiutarmi nei miei studi e nelle mie ricerche con materiale in Tuo possesso inviadomi una mail a info@isegretideivicolidigenova.com
Antonio complimenti per il blog e per il lavoro che stai facendo. Io amo la mia città, da quando ho scoperto il tuo blog mi con messo a girare per il centro storico e non solo e fare foto. Sapevo della bellezza del nostro centro storico ma grazie a te ho appreso cose che non conoscevo e quindi mi hai dato l'imput e la voglia di saperne di più. Informazioni che nemmeno i genovesi conoscono. Ho anche notato che le ricerche su internet non sono facili.
RispondiEliminaPer dirne una sapere dove passavano ad esempio le varie cinte di mura della città che si sono succedute nei secoli.
Rimanendo in tema di mura, non riesco a collocare l'esatto punto dove era la porta Aurea in Portoria(in realtà un'idea ce l'avrei ma non sono sicuro), sapresti indicarmelo?
Saluti e ancora complimenti
Ciao
Non sono inserite le Mura delle Cappuccine a Carignano,
RispondiEliminawier haben auch die alte Stadtmauer dierekt vor unser fenster.
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