La passeggiata tra gli antichi oratori sarà purtroppo molto virtuale e poco reale poiché molti di essi sono stati cancellati dalle guerre e dalla scelleratezza di taluni genovesi, anche se per fortuna molte opere di essi non sono andate perdute ma solo trasferite in altri luoghi, basta sapere dove andarle a cercare!
20. Anime Purganti
21. N.S. del Rosario a S.M. di Castello
22. San Francesco
24. SS. Antonio e Paolo
28. delle Anime e della Cintura (già "di San Vincenzo")
29. Santa Consolata
Il termine "Casaccia", secondo un'antica versione, deriva dall'espressione "far casaccia", ovvero unire le confraternite: gli appartenenti, in sostanza, accomunavano sotto un unico santo protettore la Casata o il Sestiere di appartenenza. Un'altra versione, invece, fa derivare il nome dal fatto che i confratelli si radunavano in baracche di legno, dette "casasse" (grosse case).
5. San Giacomo delle Fucine
Sito in Vico delle Fucine, una stretta strada che collegava Via San Sebastiano a Salita Santa Caterina, esso fu probabilmente fondato nel XVI secolo, come ci racconta L'Alizeri, da alcuni membri già appartenenti all'oratorio dei SS. Giacomo e Leonardo di Prè (di cui trovate la storia al paragrafo 30 di questa pagina).
A seguito dell'apertura di Via Roma esso fu demolito e ciò che rimaneva fu portatto nell'Oratorio di Santa Croce in Piazza Sarzano, oggetto purtroppo di bombardamenti nell'ultima guerra mondiale ed oggi ridotto a locale ad uso palestra, e successivamente trasferito in massima parte nell'Oratorio di Sant'Antonio Abate della Marina e in quello di San Giacomo della Marina di cui vi parlo nei prossimi paragrafi.
Oratorio di Sant'Antonio Abate alla Marina (foto di Antonio Figari) |
La lapide marmorea e la statua di Sant'Antonio sopra l'ingresso principale dell'Oratorio (foto di Antonio Figari) |
Il "Cristo Moro", crocifisso professionale opera di Domenico Bissoni (1639), molto noto all’epoca dello splendore delle Casacce a Genova per i legni pregiati utilizzati per la scultura del Cristo ed il rivestimento di tartaruga con decorazioni in oro e argento usati per la croce, e la splendida cassa processionale raffigurante "San Giacomo Maggiore che abbatte i Mori", opera di Pasquale Navone, la cosa che più mi piace dell’intero oratorio e quella che secondo me da sola vale una visita all’Oratorio (peccato non sia più portata in giro per il quartiere come avveniva una volta, anche se il soggetto, come mi suggeriva un vecchietto che ho incontrato sulla porta dell’oratorio, sarebbe poco gradito ai tanti musulmani che abitano ora in zona) provengono entrambi dall’Oratorio di San Giacomo delle Fucine, sopradescritto, demolito nel 1872 per il tracciamento di Via Roma.
La cassa processionale di "San Giacomo che sconfigge i Mori" opera di Pasquale Navone (foto di Antonio Figari) |
Osservare i personaggi scolpiti dal Navone nella cassa processionale del Santiago Matamoros, è un po' come trovarsi difronte a coloro che abitavano nei vicoli nel XVIII Secolo: erano infatti i popolani i modelli per queste sculture.
Ed in tanti loro volti, rivedo coloro che abitano oggi nei miei amati vicoli.
Particolare della cassa processionale (foto di Antonio Figari) |
Particolare della cassa processionale (foto di Antonio Figari) |
Particolare della cassa processionale (foto di Antonio Figari) |
Particolare della cassa processionale (foto di Antonio Figari) |
La cassa del Navone, il Cristo del Bissoni sulla destra e sullo sfondo l'altare dell'oratorio (foto di Antonio Figari) |
Il portone d'ingresso e sopra l'organo (foto di Antonio Figari) |
Particolare della volta dell'Oratorio (foto di Antonio Figari) |
La targa marmorea sopra l'ingresso dell'Oratorio di San Giacomo della Marina (foto di Antonio Figari) |
Eccovi chi sono gli artisti e le loro opere:
- Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto ("San Giacomo che abbatte i mori"), la tela che più amo tra quelle esposte;
- G.B. Carlone ("San Giacomo apre le porte di Coimbra a Re Ferdinando" e "San Giacomo, andando al martirio, risana un paralitico");
- Valerio Castello ("San Giacomo battezzato da San Pietro" e "vocazione di San Giacomo");
- Giovanni Domenico Cappellino ("San Giacomo predica al popolo" e "l'Immacolata");
- Domenico Piola ("Martirio e gloria di San Giacomo");
- Giovanni Lorenzo Bertolotto ("San Teodomino, Vescovo d'Adria, fa tagliare un bosco per cercare le spoglie di San Giacomo");
Orazio de Ferrari ("La Vergine del Pilar appare a San Giacomo" e "San Giacomo consacra San Pietro Martire, vescovo di Praga")
- Aurelio Lomi ("Giacomo e Giovanni presentati a Gesù").
Lo spendido interno dell'oratorio
(foto di Antonio Figari) |
La cassa processionale del Pellè (foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
La Seconda Guerra Mondiale danneggiò questo edificio ma risparmiò miracolosamente la quadreria che possiamo ancora oggi ammirare grazie anche ad un accurato restauro degli anni 90 del Novecento che ha riportato tutto l'oratorio al suo antico splendore.
8. San Tommaso
L'oratorio, nato accanto alla Chiesa di San Tommaso (che si trovava nella zona di Principe vicino alla Villa Doria di Fassolo e di cui trovate la storia nella pagine dedicata a "le CHIESE di GENOVA"), fu trasferito nel 1536, a seguito della costruzione delle Mura Nuove, in Piazza della Nunziata e trovò posto accanto alla Basilica della SS. Annunziata del Vastato. Quando quest'ultima venne ampliata, l'oratorio dovette essere demolito e venne ricostruito nel 1618, grazie al contributo della nobile famiglia dei Lomellini, nella vicina via, oggi chiamata "delle Fontane", dove ancora è visibile. Era soprannominato "il Duomo degli Oratori" per la sua grandezza ed imponenza.
Accinelli ci racconta che la confraternita si occupava del pietoso ufficio di ministrare agli infermi, ufficio che i confratelli esercitavano fin dagli inizi, quando l'Oratorio si trovava ancora accanto alla Chiesa di San Tommaso e non distante dall'ospedale di San Lazzaro. Oltre al servizio di assistenza agli infermi presso questo ospedale, i confratelli si occupavano anche di dare agli stessi degna sepoltura.
Entriamo nell'oratorio: superato un piccolo portone, sul quale anticamente vi era una affresco con San Tommaso, si accede in uno stretto cortiletto che conduce all'ingresso dell'oratorio, sormontato dalla statua di Sant'Antonio Abate, verosimilmente qui posizionata quando l'oratorio divenne sede della confraternita della Cinque Piaghe che precedentemente aveva sede nell'Abbazia di Sant'Antonio di Pré e di cui trovate la storia nel successivo paragrafo.
Il portone verde costituisce il piccolo ingresso al cortiletto dell'Oratorio di San Tommaso (foto di Antonio Figari) |
10. Morte ed Orazione
In Via delle Fontane, proprio di fronte all'oratorio di San Tommaso, si nasconde un altro gioiello: l'Oratorio della Morte ed Orazione.
In breve tempo con il numero degli iscritti si ampliarono i pietosi uffizi della Confraternita. Non solamente toglievano alle lugubri stanze la spoglia del povero, ma con mano benefica ne soccorrean la famiglia, alleviandone le miserie se non poteano il dolore. Chiesero poi nel 1591 di essere aggregati a quella di Roma del titolo istesso, e l’ottennero, partecipando così ai singolari privilegi onde quella è arricchita. Dirò in breve; sia per gli adulti che a loro concessero i Papi, sia per le caritatevoli opere che li distinguono, poco o nulla differiscono dai Confratelli della Morte presso S. Donato, e mi giova richiamare il lettore all’articolo che riguarda questi ultimi per isbrigarmi con maggior prontezza del presente Oratorio. Uno è lo scopo delle due Compagnie, uno lo zelo, eguale la dignità, pari la stima e le lodi che ambe tributano i riconoscenti cittadini. “L’emulazione, scrive il suddetto Accinelli, che passa tra queste due Confraternite, le obbliga a stare oculate per maggiormente compiere a quegli obblighi che prescrive la loro instituzione”; ma noi crediamo che’l loro zelo basti al nobil fine che questo scrittore attribuisce a reciproca gara.
L’Oratorio fu costruito verso il 1640 sovra un’area comprata a tal uopo dal Priore di S. Sabina, e nel 1646 vi cominciarono gli uffizi. Nobilissimi restauri ed abbellimenti vi si fecero sul tramonto del secolo scorso (1700), e a quest’epoca appartengono le belle plastiche lavoratevi da Andrea Casaregi. Son quattro statue di Virtù e figure di Putti composte, quelle in altrettante nicchie, queste tra vaghi ornamenti che dalla cornice si levano al volto, e tutto il ricoprono. Non so a quale artista si debbano tali decorazioni; ma lo stile m’induce a riputarle di quel Fozzi che con tana eleganza fregiava intorno al medesimo la gran sala del Pubblico Palazzo.
Le arti del disegno, e specialmente la scultura e l’architettura per istudio di Genovesi e stranieri cominciavano a sottrarsi alla licenza de’ manieristi, e a produrre copiosi esempi di leggiadra semplicità. Il Casaregi, scultore di più ingegno che fama, non dee segregarsi dalla schiera de’ rinnovatori; chè sebbene non paia libero al tutto da’ vecchi metodi, pur si vendica quel nome con certa grazia di concetti, con un garbo di panneggiamenti ed una disinvoltura di stecco, che fan gradite e pregevoli le poche statue da lui lavorate per Genova.
Con queste osservazioni ho accennati i meriti delle presenti, alle quali è da augurare più lunga età di quella che forse non isperò l’autore, indossando loro i panni con tela imbiancata, eguale alla plastica nell’effetto, ma di più corta durata che non ha questa materia già caduca per se stessa.
Delle tavole notate dal Ratti a’ due altari non resta che quella della Concezione di Maria a sinistra, bel lavoro di Domenico Piola, trascuro l’altra sostituita all’antica, perché di pennello mal certo, e macchinata in ogni parte di pessimi ritocchi; notando invece una copia della famosa Madonna della Seggiola eseguita, se non erro, da C. G. Ratti nato a Savona il 27 novembre 1737 e morto a Genova il 27 settembre 1795, e locata quivi sopra i gradini, a cui sta rimpetto un angiolo custode della Bacigalupi.
I quadri laterali all’ingresso della Sancta Sanctorum in diverso stile fanno onore a due maestri. Di Giovanni Carlone è quella dell’Universale giudizio, composta di molte figure, tutte studiate e mosse ed espresse con arte, e dipinte con maestria. L’altra, cioè il Tobia che dà sepoltura ai cadaveri, lavoro di Gregorio Deferrari prende forza espressione ed effetto da un’artificiosa distribuzione di chiaroscuro; talchè da quel tenebrore che domanda l’azione notturna, diradato in parte dalle faci all’uopo del pietoso uffizio, risaltan figure piene di movimento e di verità.
A questo e ad altri pittori ben soccorse l’ingegno per colpire sui primi sguardi l’intelligente, prima che il severo esame della critica si addentri a scrutare le parti sostanziali del contorno e della filosofia."
Sotto la direzione dell'architetto Pellegrini intorno al 1780 l'oratorio fu restaurato e proprio in quel periodo abbellito alle pareti dagli stucchi del milanese Carlo Fozzi e nei quattro pilastri che dividevano l'ambiente da splendide statue raffiguranti le "Virtù" opera di Andrea Casaregis.
Purtroppo l'Oratorio fu quasi del tutto distrutto nella seconda guerra mondiale: il 19 maggio 1944 infatti una bomba sfondò la volta e successivamente le macerie del vicino caseggiato trascinarono a terra ciò che restava della volta stessa e degli altari laterali con le loro statue e le altre sculture.
L'oratorio della Morte ed Orazione dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale |
Sono invece ancora presenti nell'oratorio, e da soli valgono al visita a questo, il bellissimo altare opera di Francesco Maria Schiaffino risalente al 1738 (dal contratto firmato dall'artista si legge che il tabernacolo fu realizzato su disegno di Lorenzo De Ferrari e che costò alla confraternita 2.220 lire), il "Giudizio Universale" del Carlone nel presbiterio, "L'Immacolata Concezione" di Anton Maria Piola (tela che oggi si presente rettangolare ma che nasceva ovale come ci racconta il Ratti che così l'aveva osservata) e "Santa Lucia", forse opera di Domenico Piola, ai lati della navata. La grande tela di Gregorio De Ferrari che rappresenta l'episodio biblico di "Tobi che dà sepoltura ai morti", un tempo in questo oratorio, è oggi conservata nelle sale del Museo Diocesano di Genova.
Lo splendido altare dell'Oratorio della Morte ed Orazione (foto di Antonio Figari) |
Particolare dell'altare dell'Oratorio della Morte ed Orazione (foto di Antonio Figari) |
Particolare della balaustra davanti all'altare dell'Oratorio della Morte ed Orazione (foto di Antonio Figari) |
Dopo i danni subiti dalla guerra, l'interno dell'oratorio viene restaurato modernamente su disegno di Mario Labo' mentre è rimasta inalterata la facciata ottocentesca.
11. Sant'Antonio da Padova al Guastato
12. Santo Sepolcro
(foto di Antonio Figari) |
L'origine di questa confraternita si fa risalire al 1350 quando nel chiostro di Santa Maria di Castello si stabilì una confraternita sotto il titolo della Beata Vergine, che in seguito fu divise in tre congregazioni (di cui una è questa descritta ed un altra quella presso la chiesa di santa Sabina).
Compito dei disciplinanti, i quali "portavano una cappa nera nel cui lembo era segnato un piccolo teschio e due femori colle iniziali S.D.V. (Societas Diei Veneris), che nel 1584 verranno sostituite da un croce di color turchino", come ci racconta il Novella, era la sepoltura dei poveri defunti.
La confraternita salì di numero ammettendo al suo interno anche consorelle e, dopo un primo trasferimento nel 1584 in San Salvatore (dove iniziò a chiamarsi Compagnia della Morte), poi in Sant'Agostino, con l'assenso di Papa Urbano VIII nel 1637 si trasferì in San Donato dove nel chiostro fu eretto, su disegno di G.B. Garrè, l'oratorio, benedetto e aperto al pubblico il 15 agosto 1638.
L'interno fu affrescato nel 1680 da Gio Andrea Carlone con la Resurrezione dei Morti sulla volta, la Trinità nella Cupola e i quattro profeti nei peducci per un costo totale di 6300 lire.
L'oratorio subì gravi danni dal bombardamento del Re Sole del 1684 quando, a causa del fuoco, si fusero molti argenti tra i quali due scheletri lavorati in argento dall'orafo e cesellatore Felice Porrata, famoso per essere l'autore del tabernacolo della Cassa del Corpus Domini del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo.
Nel 1825 furono eretti due altari laterali su disegno di Carlo Barabino.
Tra i quadri si segnalavano una "Deposizione con San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino" opera di Agostino Bombelli da Valenza, oggi conservata nel Museo Diocesano di Genova, e in sacrestia una "Deposizione di Croce" opera di Castellino Castello. Vi era anche una statua lignea dell'Immacolata attribuita al Maragliano.
Nel 1885 fu posta in facciata una grande lapide (oggi visibile in Vico Biscotti come vi raccontavo all'inizio di questo paragrafo) che racconta l'impegno dei confratelli (all'epoca 86) di questa antica istituzione che in prima persona si esposero nell'esercizio della carità durante la pestilenza che colpì Genova nel 1656. Ecco cosa è scolpito su detta lapide:
Nel 1900 la confraternita si unì alla "Veneranda Compagnia di Misericordia", che aveva come scopo l'assistenza morale e materiale dei carcerati e che era stata fondata presso l'oratorio di Sant'Ambrogio nel 1464.
I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale del 6 novembre 1942, come documentano le immagini qui di seguito, rasero al suolo l'oratorio.
(foto di Antonio Figari) |
L'oratorio colpito dai Bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale |
Come ci racconta l'Alizeri il titolo di SS. Re Magi in realtà è frutto di un'unione di questo oratorio a quello dedicato alla Vergine e a Bernardo. L'oratorio dedicato a Tre Re infatti sorgeva in un altro punto dei vicoli di Genova, nell'omonima via che ancora oggi fiancheggia la Chiesa di Sant'Agostino, lato Piazza delle Erbe.
Tra le meraviglie di questo oratorio vi era la volta affrescata da Tavarone e tre quadri raffiguranti i Re Magi provenienti dall'omonimo oratorio e qui portati quando vi fu l'unione dei due oratori.
L'unica opera ancora esistente di tutto l'oratorio, come prima accennavo, è il gruppo ligneo della Beata Vergine, con Gesù Bambino in braccio, angeli ai suoi piedi e San Bernardo che fu acquistato dai Domenicani di Santa Maria di Castello nel 1884 e che è oggi conservata nella sacrestia di questa chiesa.
(foto di Antonio Figari) |
Tutto ciò che rimase dell'oratorio dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale |
(foto di Antonio Figari) |
L'oratorio dedicato a Santa Maria degli Angeli era uno dei cinque oratori del sestiere della Maddalena ed era ornato alle pareti da splendide tele che sono ora conservate nella sacrestia della Chiesa di San Siro tra le quali spicca l'Ultima Cena di Orazio de Ferrari. Chiuso infatti nel 1811 al divin culto le opere in esso contenute furono trasferite in San Siro.
Nel 1822 divenne sede provvisoria della Biblioteca delle Missioni Urbane, più conosciuta come Biblioteca Franzoniana.
Oggi purtroppo l'oratorio di Santa Maria degli Angeli è solo un ricordo ma visitando la sacrestia di San Siro potrete ancora godervi le splendide tele che lo decoravano.
17. San Filippo
L'Oratorio di San Filippo si trova in Via Lomellini accanto alla Chiesa dedicata all'omonimo Santo.
Varcato il portone e superata la sala d'ingresso Vi ritroverete in una grande aula, trionfo del barocco genovese.
Giacomo Boni ha affrescato la volta raffigurante "Maria sublimata alla gloria celeste" e la tribuna con "San Filippo in colloquio con devoti personaggi" come ci ricorda l'Alizeri.
Sull'altare maggiore troneggia una Madonna Immacolata opera del marsigliese Pierre Puget.
L'interno dell'Oratorio di San Filippo (foto di Antonio Figari) |
Veduta della parete destra dell'Oratorio di San Filippo (foto di Antonio Figari) |
La volta dell'Oratorio di San Filippo (foto di Antonio Figari) |
La splendida Madonna del Puget sull'altare dell'Oratorio di San Filippo (foto di Antonio Figari) |
La volta dell'Oratorio di San Filippo (foto di Antonio Figari) |
18. SS. Pietro e Paolo (a San Bernardo)
L'ingresso dell'Oratorio dei SS. Pietro e Paolo (foto di Antonio Figari) |
Ecco come lo descrive l'Alizeri: "l'Oratorio de' SS. Pietro e Paolo, nel quale uffizia una congregazione di Sacerdoti secolari, fondata nel 1486 da Sperindeo Argiroffo Preposito di S. Donato, da G. B. Durante Preposito de' SS. Nazario e Celso, da Giacomo de' Guarchi Rettore di S. Giacomo in Carignano, e da Pietro de' Grossi Rettore di S. Paolo in Campetto. Paolo Campofregoso arcivescovo di Genova ne approvò l'istituzione, che, siccome dura al dì d'oggi, avea per iscopo di sovvenire alle necessità de' poveri sacerdoti confratelli, e alla lor morte provvedere a' suffragi ed alle esequie. Leggo, che la chiesa di S. Donato servì agli uffizi di questa società ne' primordii, ma crescendo in breve tempo il numero degli ascritti, le convenne far ricerca di un locale ove potesse erigere un altare proprio, ed esercitare con miglior agio i doveri del proprio istituto. Instò presso il Capitolo di S. Lorenzo perché le fosse accordato il battistero attiguo al Duomo, e l'ottenne sotto certe condizioni a' 24 di marzo del 1491, come s'ha da istrumento rogato da Baldassarre di Coronato. Quivi stette fino all'apertura del presente oratorio, che deliberò nel 1712, ed ebbe a sue spese ultimato dieci anni appresso. Divisarono in seguito i confratelli di nobilitarne il presbiterio con pitture a fresco, e scelsero Giuseppe Galeotti, il migliore, per non dir l'unico, de' pittori genovesi in quell'epoca infelice che mostra quasi una lacuna nella nostra scuola. Egli espresse nel catino S. Pietro che riceve da Cristo le chiavi dell'evangelica potestà, e la di lui crocifissione e la decollazione di S. Paolo a' lati dell'altare; composizioni che se pur non si lodano per dignità e maestria di disegno, han però e forza e vaghezza quanto ogn'altra che vedremo di lui. Da quest'opere in fuori null'altro in quest'oratorio accenna il Ratti, la guida del quale, sebbene antica e qua e là trascurata, è l'unica finora che si possa svolgere da' genovesi con fiducia di non tornarne beffati. Ma parecchie altre van quivi notate, che certo v'esistevano a' tempi del Ratti stesso, come son le tavole de' tre altari. Delle due laterali co' SS. Giovanni ed Andrea è dubbioso lo stile, nonché ignoto l'autore; nè mi valsero a scoprirlo le molte indagini che ne ho fatte. Potrebb'essere quel G. B. Parodi fratello di Domenico, che pochi saggi lasciò tra noi del suo pennello, e in qualche tratto rassomiglianti a queste figure di apostoli; ma lo sterile soggetto, e la penuria de' confronti mi fan dubbioso in tale giudizio. Per decisi caratteri dobbiamo ascrivere a Paolo Girolamo Piola il quadro dell'altar maggiore in cui veggonsi i due titolari, né l'epoche istoriche ci vietano di crederlo eseguito (com'è probabile) nella fondazione dell'oratorio. Procedo per congetture, e accenno un dipinto in tavola dello stesso argomento ch'è nella sacristia, anteriore al cinquecento per poco che se ne osservi lo stile, e di esecuzione non ingrata benché inferiore a molti altri della sua età. L'argomento di esso, e l'epoca a cui rimonta il lavoro mi fa supporre che questo quadro servisse all'antico oratorio, al quale fin da principio si diede il titolo de' SS. Pietro e Paolo, ed ebbe un altare dedicato a que' santi. Per merito d'arte è superiore a questo e ad ogn'altro quadro notato nell'oratorio un Crocifisso in tavola con Maria, Giovanni e la Maddalena di Luca Cambiaso , opera da attribuirsi al migliore suo stile, e degna d'esser meglio custodita che non fu per l'addietro. Son visibili i danni che ne sofferse, e chieggono un rimedio."
Rispetto alla descrizione dell'Alizeri, sembrano da attribuirsi al Galeotti tutte e tre le tele degli altari all'interno dell'oratorio, autore anche degli affreschi che decorano le pareti.
La pala del Cambiaso raffigurante la Crocifissione, descritta dall'Alizeri, non si trova più nella sacrestia dell'Oratorio ma nel Museo Diocesano di Genova.
Due curiosità non raccontate dall'Alizeri: questo oratorio nasce sulle macerie di preesistenti edifici bombardati e distrutti dalle bombe del Re Sole e fu aperto al pubblico il 1° agosto 1716, giorno in cui si festeggia San Pietro in vincoli.
Sopra l'oratorio vennero costruite alcuni alloggi a servizio dello stesso ancora oggi esistenti.
L'antica Congregazione dei SS. Pietro e Paolo, fondata nel 1486 presso la Chiesa di San Donato, come ci racconta l'Alizeri, la più antica congregazione sacerdotale genovese, è ancora proprietaria dell'edificio che è affidato alla Comunità di Sant'Egidio (i volontari della quale mi hanno permesso di fare le foto che qui vedete) che organizza incontri di preghiera e Sante Messe.
Sopra l'ingresso la dedica ai due Santi (foto di Antonio Figari) |
Sopra l'ingresso la splendida cantoria lignea e l'organo (foto di Antonio Figari) |
L'altare maggiore (foto di Antonio Figari) |
La volta sopra l'altare con "Gesù che consegna le chiavi a Pietro", uno degli affreschi del Galeotti (foto di Antonio Figari) |
19. N.S. del Rosario e San Teodoro
Prossimamente Vi porterò alla scoperta di questo oratorio, piccolo gioiello del Barabino, sito in Salita di San Francesco da Paola.
Antica cartolina dell'Oratorio |
L'oratorio oggi (foto di Antonio Figari) |
La volta dell'Oratorio di N.S. del Rosario e San Teodoro (foto di Antonio Figari) |
Pasquale Domenico Cambiaso, Oratorio delle Anime Purganti, 1850 |
Antonio Varni, Lavandaie alla foce del Bisagno, 1891 |
L'interno dell'Oratorio di N.S. del Rosario a S.M. di Castello (foto di Antonio Figari) |
La cassa processionale dell'Oratorio di N.S. del Rosario a S.M. di Castello (foto di Antonio Figari) |
Particolare della volta dell'Oratorio di N.S. del Rosario a S.M. di Castello (foto di Antonio Figari) |
La confraternita, dopo la distruzione dell'oratorio avvenuta nel 1898, si trasferisce prima a Santa Marta ed infine in Santa Maria in Via Lata, dove tuttora ha sede e dove, ogni anno, il 17 gennaio (giorno in cui la Chiesa festeggia Sant'Antonio Abate) si celebra la messa (un'ottima occasione per visitare questo luogo normalmente non aperto al pubblico).
Dopo che l'Oratorio venne soppresso nel 1811, i locali passano in proprietà alla vicina Chiesa di Santo Stefano e nel 1869 vengono distrutti per venir incorporati in un caseggiato.
Di proprietà di questa casaccia era la cassa processionale con San Giorgio in atto di combattere il drago, opera di Pietro Galleano, oggi conservata a Moneglia nella Chiesa di San Giorgio.
Questo oratorio, fondato dall'omonima casaccia all'inizio del XV secolo, sorgeva nei pressi della Commenda di Prè, nel vicolo che ancora oggi ne porta il nome e accanto ad una chiesa che portava lo stesso nome (vi rimando alla pagina de le CHIESE di GENOVA per approfondire la sua storia).
Soppresso nel 1811, divenne prima macello poi stalla per cavalli.
In questo oratorio era conservata la reliquia del braccio di Santa Consolata. Altre reliquie della Santa, conservate nella vicina chiesa di Santa Consolata, adiacente all'oratorio, quando questa venne distrutta nel 1534 per erigere le nuove mura della città, furono trasportate in Cattedrale. Dopo la soppressione di questo oratorio nel 1811 anche la reliquia del braccio fu portata in Duomo.
A questa casaccia apparteneva anche una splendida cassa processionale, opera di Anton Maria Maragliano, raffigurante Santa Consolata comunicata da Gesù, oggi conservata nella chiesa dei SS. Remigio e Carlo a Cadepiaggio (Parodi Ligure), una piccola località nel basso Piemonte dove aveva casa la famiglia dei Carlone, dinastia di pittori attivi a Genova .
La cassa processionale opera di Honorè Pellè (foto di Antonio Figari) |
Esattamente l'oratorio di Sant'Antonio Abate!
RispondiEliminaGrazie per la cortese (e prontissima) informazione.
Francesco M.
Un piacere aiutare chi vuole scoprir Genova. Ha visto che bella la cassa processionale del Navone e l'interno dell'Oratorio?
EliminaSe Le capita di passar di lì la seconda domenica del mese Le consiglio anche una visita all'Oratorio di San Giacomo della Marina che si trova non lontano da quello di Sant'Antonio Abate lungo le Mura delle Grazie: un'altra meraviglia poco conosciuta dei vicoli della Superba (trova la sua storia al paragrafo 4 di questa pagina).
Sono un ultraottantenne.amante di Genova che ha molto apprezzato il Suo lavoro. Vorrei comunic. re con Le i prima che la mia memoria cominci a scemare. le mie conoscenze del computer sono molto limitate ma uso normalmente le e-mail. Il mio indirizzoè: pietromerelloòlibero.it Grazie
RispondiEliminavorrei comunicare con Lei prima che
Caro Pietro,
Eliminasono felice che il mio blog sia di Suo gradimento, le Sue parole mi hanno davvero commosso! Le scrivo subito una mail, ansioso di conoscerLa e di farmi raccontare ciò che Lei sa dei nostri amati vicoli.
Sabato ho fatto una scappata a Genova per motivi non turistici, ma tornando di corsa verso la stazione di Principe, passando in via Lomellini, sono stata attratta da un portone aperto su un altare magnifico. Ho scoperto così l'oratorio di San Filippo Neri. Purtroppo essendo di corsa mi sono limitata a chiedere orari di apertura alle due gentilissime signore che erano all'ingresso. Una sbirciata frettolosa verso l'interno mi ha già evocato un'atmosfera particolare e un'emozione che solo la visita dal vivo può scatenare. Sarà sicuramente una tappa obbligata la prossima volta che verrò. Continuo a scoprire in Genova una magnificenza unica che penso i più tanti ignorino.
RispondiEliminaAMDC
Una piccola precisazione: casse e crocifissi "processionali", non "professionali";-) Per il resto, ottimo lavoro...
RispondiEliminaun caro saluto da un cristezzante
Caro "cristezzante",
EliminaTi ringrazio per la precisazione: a volte il correttore automatico decide al posto mio quali parole usare!?!
Sono una sua ammiratrice settantenne, molto amante di Genova, apprezzo molto il Suo lavoro; mi piacerebbe comunicare con Lei per chiederLe qualche delucidazione ma non sono molto brava nell'uso del computer, riesco solo a comunicare via mail, Le sarei molto grata se mi rispondesse sulla mia mail: cristina.salvatore@alice.it Grazie
RispondiEliminaP.S. ho letto che tra qualche giorno sarà il Suo compleanno, mi permetto di farLe tanti auguri.
Cara Cristina,
EliminaLa ringrazio per le Sue parole: sono felice che il mio sito sia di Suo gradimento.
Ho ricevuto una Sua mail alla quale risponderò al più presto.
Da ultimo, La ringrazio per gli auguri per il mio compleaano.
Un caro saluto
Antonio
Il tuo blog è molto interessante e ,nonostante mi ritenessi una discreta osservatrice dei vicoli di Genova h scoperto tante cose nuove... Li hai notati i due leoni in marmo sul tetto di un palazzo in Piazza Fossatello? Si vedono andando verso via fossatello. Saluti e continua così Raffaella Figari
RispondiEliminaGRAZIE PER TUTTE LE NOTIZIE DETTAGLIATE ANCHE IO GRAZIE A TE HO SAPUTO COSE DEI VICOLI MOLTO INTERESSANTI MI PIACE TANTISSIMO ANDARE A VEDERE SUL TUO BLOG GRAZIE E CHISSA SE CI INCONTREREMO MAI PER I CARUGGI TRA UNA MERAVIGLIA E L'ALTRA CIAO LETI GAGGE
RispondiEliminaBlog veramente interessante e ricco di informazioni sui ns vicoli.
RispondiEliminaSu una cartina della parrocchia di S.Siro non datata, ma che non riporta l'attuale Via Cairoli, è indicato un "Oratorio dei 4 Incoronati" situato in prossimità della chiesa di S. Francesco di Castelletto(non piùesistente) . Lei dispone di qualche informazione su questo oratorio e sull'adiacente Oratorio SSma Concett(così recita la mappa)? grazie Andrea Biondi
Buonasera Antonio,
RispondiEliminascopro solo ora il suo blog (meglio tardi che mai) che mi sembra molto interessante. Per quanto riguarda gli oratori di Genova, Le è mai capitato di imbattersi in quello di Sant'Ambrogio. Il mio bisnonno nel 1896 era residente nel centro storico in Vico all'Oratorio di Sant'Ambrogio. Il vicolo non esiste più e non riesco a trovare notizie al riguardo. Confido in Lei. Grazie Patrizia Palla
Buonasera Antonio, sono una studentessa universitaria della scuola di restauro di Brescia. Le scrivo perchè sarei interessata ad informazioni riguardanti l'Oratorio della Morte e Misericordia della chiesa di San Donato. Cordiali saluti, Marta.
RispondiEliminaCara Marta,
Eliminaho apportato alcuni miglioramenti al paragrafo dedicato all'Oratorio di San Donato aggiungendo molti particolari legati alla storia dello stesso. Spero ti siano sufficienti per le tue ricerche, altrimenti non esitare a scrivermi qui o al mio indirizzo mail.
Un caro saluto
Antonio